L’assessore alla Salute della Regione Lazio, Alessio D’Am ato, lo aveva dichiarato ai primi arrivi: «Non si potrà rincorrere gli ucraini con la siringa in mano». Il campanello d’allarme era quel 35% di copertura vaccinale anti Covid dell’Ucraina, ben lontano dal 90% del nostro Paese e, nella classifica mondiale, sotto addirittura a Lesotho, Guatemala e Mozambico. Quindi non si può escludere qualche contagio in più, mentre stiamo uscendo dallo stato d’emergenza, visto che non decollano le vaccinazioni dedicate ai profughi scappati dalla guerra e arrivati un po’ in tutta Italia. La denuncia arriva dal segretario generale Lisipo (Libero Sindacato Polizia), Anto - nio de Lieto che riprende quanto sta accadendo in Friuli Venezia Giulia, su cui è già intervenuto il governatore, Massimiliano Fedriga. Finora, da quanto riferiscono gli operatori sanitari ai confini della Regione, al momento del primo screening sanitario all’ingresso in Italia, la maggioranza degli ucraini rifiuta il vaccino. Infatti, nonostante sia stato allestito un centro unico per i controlli sanitari a Udine, soltanto il 12% dei 3.500 rifugiati accolti in Regione ha accettato di sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid. La reticenza all’inoculazione delle persone in fuga dalla guerra, oltre che per paura, sarebbe soprattutto per motivi religiosi: gli ortodossi sono molto cauti rispetto i vaccini, tutti. Infatti, il ministero della Salute nella prima circolare alle Asl territoriali in merito agli arrivi per la crisi ucraina aveva scritto: «Si segnalano notevoli criticità dovute alle basse coperture vaccinali e al recente verificarsi di focolai epidemici, come l’epidemia di morbillo nel 2019 e il focolaio di polio iniziato nel 2021 e tuttora in corso nel paese», a causa di «una lunga storia di esitazione vaccinale ampiamente diffusa sia nella popolazione generale che fra gli operatori sanitari». Proprio su medici e infermieri il leader del Lisipo, ricordando che il dl «Misure urgenti» per l’Ucraina consente fino al 4 marzo 2023 a medici ed infermieri ucraini di esercitare in Italia, presso strutture sanitarie pubbliche o private, secondo la qualifica conseguita, sottolinea: «Ciò permetterebbe di rimpiazzare anche i medici sospesi che non hanno aderito all’obb l i go vaccinale. Si rammenta al presidente Mario D ra g h i , al ministro della Salute Rober to S p e ra n za e al governo che per i medici e gli infermieri italiani non vaccinati, non hanno avuto nessuna pietà e sono stati sospesi e lasciati senza re mu n e ra z io n i » . De Lieto, denunciando che stessa sorte si era abbattuta anche per gli operatori di polizia, militari, insegnanti e altri lavoratori non vaccinati, si rivolge al governo chiedendo con quale logica sono state disposte le assunzioni in strutture sanitarie pubbliche o private senza il green pass e quindi il vaccino. «Suona come un vero schiaffo agli italiani che ancora una volta hanno subito il solito trattamento da chi, a parere del Lisipo, ha il dovere di tutelare gli italiani, non di certo discriminarli». Ribadendo la vicinanza al popolo ucraino e la solidarietà a tutti i rifugiati di qualsiasi parte del mondo, De Lieto chiede con forza all’esecutivo e a Speran - za , per il quale «auspica celermente un altro prestigioso incarico considerate le sue particolari doti», di «provvedere alla restituzione del 50% dello stipendio a tutti i lavoratori che sono stati assoggettati alla sospensione dal servizio perché non hanno aderito all’ob - bligo vaccinale nonché tamponi gratuiti per coloro i quali è richiesto l’esito di negatività al covid per poter lavorare».
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