STUPIDA RAZZA

martedì 29 marzo 2022

SONO MATTI: ALTRE TASSE SULL’ENERGIA

 

Alla crisi energetica in atto si aggiungerà presto una nuova puntata. In osseq uio al Green deal e alle politiche ambientaliste dell’Un io ne europea, il governo ha in animo, infatti, di eliminare una serie di agevolazioni  oggi concesse ad alcuni soggetti sul consumo di energia e su particolari attività. «Una misura che mantiene i prezzi per i consumatori al di sotto dei livelli di mercato, o mantiene i prezzi per i produttori al di sopra dei livelli di mercato o che riduce i costi per i produttori e i consumatori, tramite sostegno diretto o indiretto». Questa è la definizione di sussidio contenuta nel quarto Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad), elaborato dal ministero per la Transizione ecologica nel settembre 2021 e rilasciato a dicembre. Il sussidio diventa ambientalmente dannoso quando il suo utilizzo ha un impatto negativo sull’ambien - t e. Il MiTe stima in 60 i Sad esistenti, con un valore di 21,6 miliardi nel 2020, collocandone altri 35 (per 13,6 miliardi) tra quelli di incerta classificazione. Sempre secondo il catalogo ministeriale, i sussidi classificati come ambientalmente favorevoli (Saf ) sono invece 85 e pari a 18,9 miliardi. Legambiente, che evidentemente ha più certezze, non considera sussidi incerti e li accorpa a quelli dannosi. Secondo l’associazione, nel 2020 il totale dei Sad era pari 34,6 miliardi di euro, suddivisi tra i settori energia (12,86 miliardi), trasporti (16,6), agricoltura (3,1), edilizia (1,1) e concessioni ambientali ( 0, 8 1 ) . I sussidi possono essere diretti (cioè stabiliti con leggi di spesa) o indiretti (spesa fiscale). Secondo le scadenze che il governo si è dato, il ministero della Transizione ecologica presenterà alla Commissione europea un piano di uscita dai sussidi ambientalmente dannosi, in linea con il pacchetto Fit for 55, entro la metà del 2022. Al momento, nonostante l’emergenza energetica che stiamo vivendo, questo calendario non è stato modificato; dunque, entro pochi mesi potremmo trovarci con la sorpresa di un aumento della benzina e del gasolio, con conseguente impatto sui prezzi dei prodotti a valle, o di altre voci (alcune insospettabili, come vedremo). Ancora il 16 febbraio scorso, una settimana prima dell’invasione russa dell’Ucraina, in una intervista il ministro Roberto Cingolani indicava come necessaria l’eliminazione dei Sad per favorire la transizione ecologica. Il piano Fitfor55 prevede, tra le altre cose, anche un programma di revisione generalizzata dell’imposizione fiscale energetica, tale per cui venga tassato il contenuto energetico di ogni fonte e non i volumi consumati. La distinzione sembra sottile ma non lo è. Nel caso di combustibili ad alta densità energetica come gli idrocarburi la tassazione sarà più alta. Ma torniamo ai Sad. Se i piani verranno rispettati, il comitato interministeriale per la Transizione ecologica (Cite) entro l’estate dovrà disegnare la strategia di taglio progressivo dei sussidi sino al 2025. Nel primo trimestre 2023 dovrebbero essere attivati gruppi di lavoro con le forze sociali, per valutare quali possano essere le misure di compensazione da attuare per mitigare l’impatto dei mancati sussidi. Le compensazioni cui pensa il MiTe dovrebbero assumere la forma di crediti di imposta o di sconti sulla contribuzione del lavoro dipendente. Peraltro, i governi italiani ci hanno abituato al fatto che tali compensazioni sono assai parziali o limitate nel tempo. Leggendo il catalogo dei sussidi si può restare spiazzati dalla distanza esistente tra questo elenco di desiderata e la realtà economica e sociale del Paese. Alcune voci sono decisamente sorprendenti. La ratio iniziale del sussidio, che poteva essere di aiuto a una categoria produttiva, o di minor costo per il cittadino in difficoltà economica, viene annullata, sovrascritta in negativo, in nome del criterio ambientale che diventa all’improvviso dominante. Dunque, ad esempio, è considerata dannosa per l’a mbiente l’agevolazione Iva da 2 miliardi per l’energia elettrica consumata dalle famiglie e da alcune categorie di imprese (rispetto all’Iva piena pagata dalle aziende). Ciò perché non incoraggia un uso efficiente o ridotto dell’e n e rg i a ( sic ), dunque la differenza nelle aliquote va eliminata. In un momento in cui le famiglie già sopportano pesantissime bollette energetiche, l’idea sarebbe insomma di alzare l’Iva sui consumi elettrici. Vengono considerate Sad anche le agevolazioni concesse agli impianti essenziali per la stabilità del sistema elettrico (pari a 500 milioni circa) e la remunerazione dei clienti interrompibili, cioè i consumatori di energia che si dichiarano disponibili a ridurre i consumi nel caso il gestore della rete, in emergenza, lo richieda. Due elementi necessari all’equilibrio del sistema energetico nazionale, a maggior ragione quanto più ci si avvia verso le fonti rinnovabili. È considerata Sad anche l’Iva ridotta sull’acqua minerale e sui fertilizzanti, nonché la differenza tra l’accisa sul gasolio e quella sulla benzina, oltre all’ulteriore sconto concesso agli autotrasportatori (4 miliardi circa). È considerata ambientalmente dannosa l’e se nz io ne dall’accisa sui carburanti impiegati nella navigazione, compresi il trasporto merci e passeggeri e la pesca. A tal proposito, in questi giorni si stanno svolgendo clamorosi scioperi dei pescherecci per protestare contro il rincaro del gasolio, che nonostante l’esenzione dall’accisa rende antieconomica l’attività. Difficile pensare che abolire l’esenzione possa migliorare la s i tu a z io n e. Il catalogo è ricchissimo, qui concludiamo con un caso paradigmatico. È considerata Sad l’Iva agevolata al 4 per cento per l’acquisto dal costruttore di abitazioni, purché prime case (2 miliardi all’anno). «Il vincolo posto sull’ac qu i re nte non è sufficiente per prevenire gli effetti ambientali negativi associati a questa importante agevolazione, che continua a promuovere un mercato immobiliare basato sulle nuove costruzioni invece che sulla ristrutturazione di case o di aree esistenti. Dato che le nuove costruzioni comportano un aumento dei fenomeni di urbanizzazione e di consumo di suolo, si tratta di un Sad». Con questa logica, sembrerebbe che tutto ciò che è nuovo danneggi l’a m bie nte. Scorrendo le pagine del catalogo si ha il sospetto che la stessa attività economica sia considerata in re ipsa ambientalmente dannosa. Più ancora, si ha la sensazione che l’uo - mo sia considerato in radice un pericolo esistenziale per l’ambiente. Una ben misera prospettiva, proprio mentre la dura realtà della guerra bussa alle porte orientali dell’Eu ro pa.

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