STUPIDA RAZZA

mercoledì 30 marzo 2022

La trappola del gas può scattare a giorni L’Italia è autonoma soltanto per due mesi

 

Ormai il patatrac è dietro l’a ngolo. Da un lato l’a mm in is tratore delegato di Eni, Claudio Des ca l z i , ha fatto sapere in un panel a Dubai, secondo quanto riportato da Bloomberg che il cane a sei zampe «non pagherà il gas russo in rubli», perché non ne ha. «I contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e dovrebbero essere modificati per cambiare i termini», ha ribad i to. Dall’altro il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, e il ministro degli Esteri, S e rgey Lavrov hanno fatto sapere che Mosca «non farà beneficenza» e che la Russa non distribuirà gratuitamente il proprio gas. Tutte affermazioni che hanno fatto andare su tutte le furie i potenti del G7, consci del fatto che i Paesi membri del gruppo dei sette non pagheranno mai in rubli. Come ha detto il ministro dell’Energia tedesco, Rober t H a b e ck , presidente di turno del G7: «Ciò sarebbe una violazione unilaterale e chiara dei contratti esistenti», ha sottolineato, chiedendo «alle compagnie coinvolte di non dar seguito alla richiesta del Cremlino». Questa decisione mostra che «il presidente russo ha le spalle al muro», ha c o n c lu s o. Il dato che ci fa capire che la nostra dipendenza da Mosca non è affatto diminuita in questo mese di proclami arriva da Bloomberg: i flussi di gas dalla Russia verso l’Eu ro pa sono stabili e agli stessi livelli precedenti alla guerra. Per dirla in parole povere, insomma, le forniture, al momento e nonostante il conflitto, non sarebbero cambiate di una virgola, nonostante la crisi r u s s o - uc ra i n a . La situazione di stallo sotto il profilo energetico, in cui si trova in particolar modo l’Ita - lia, è però sotto gli occhi di tutti. Anche perché il tempo stringe. Dal 31 marzo il presidente russo, Vladimir Putin, ha fatto sapere che accetterà solo pagamenti in rubli per il pagamento del gas che dalla Russia arriva in Europa. Cosa succederà a partire da aprile dunque? «Sberbank e Gazprombank - la terza istituzione finanziaria russa strettamente affiliata al settore energetico - sono gli unici due istituti finanziari esenti dal regolamento Ue che implementa la decisione di rimuovere alcune banche russe dalla rete di messaggistica Swift, per cui, al momento, i pagamenti continuano a passare tramite questi due canali», spiega alla Ve rità ,Carlo De Luca , responsabile risparmio gestito di Gamma capital markets, società di investimenti specializzata nella gestione di grandi patrimoni. Questo significa che, indipendentemente dalla valuta, un canale di pagamento con l’Eu - ropa resterà aperto anche dopo il 31 marzo. Le transazioni, poiché molto ingenti, avvengono attraverso una camera di compensazione, un’istituzione finanziaria che fornisce servizi di compensazione e di regolamento per le materie prime. L’obiettivo è quello di ridurre i rischi che una delle società coinvolte nell’o pe raz ion e non paghi. Più in dettaglio, una camera di compensazione richiede depositi collaterali al momento del pagamento, monitorando il valore del credito delle aziende coinvolte e in molti casi fornendo un fondo di garanzia che possa essere usato per coprire le perdite che superano la garanzia di una società inadempiente. Nel caso del gas che viene pagato dall’Europa, in effetti, il rischio di un potenziale mancato pagamento c’è, soprattutto se si dovesse procedere a un’operazione in rubli. «Le transazioni per gli acquisti di gas russo sono generalmente così ingenti che la quantità di rubli necessaria non può attualmente essere garantita sui mercati delle valute estere», continua De Luca . «Per il solo metano, Gazprom incassa 750 milioni di dollari al giorno, circa 22 miliardi al mese che al cambio attuale creerebbe un’incredi - bile richiesta di rubli, quantità che potrebbe essere soddisfatta solo con la stampa di nuova moneta da parte della Banca centrale russa», spiega l’esperto. «Se, però, si decidesse di stampare meno moneta, il risultato sarebbe un aumento del valore del rublo, con la diretta conseguenza che il gas russo costerebbe all’Europa molto di più rispetto alle attuali condizioni, e il debito europeo lieviterebbe in maniera ingestibile». II pasticcio, è insomma imminente. L’unica speranza, spiega alla Ve rità G i a n cl aud io To rl i z z i , fondatore della società di consulenza T-Commodity, specializzata in materie prime, «è che se l’Eu ro pa non paga il gas, noi stiamo al freddo, ma la Russia deve dire addio a una grande quantità di denaro. Sarebbe una situazione che non conviene a nessu n o » . Fatto sta che l’Italia è tra i Paesi più dipendenti dal gas di madre Russia. Come sottolinea De Luca, «attualmente, siamo tra i principali importatori di gas russo (43,3%). Nel caso in cui la Russia chiudesse i rubinetti, l’Italia avrebbe u n’autonomia di otto settimane circa, con un blocco totale di tutte le forniture. L’inten - zione sarebbe quella di passare dagli attuali 29 miliardi di metri cubi a 14 miliardi di fornitura, magari rifornendosi altrove: per rallentare la dipendenza, nuovi contratti potrebbero aprirsi con l’A l ge r i a , per esempio, dove il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, si è recato nei giorni scorsi, ottenendo un potenziale ok all’aumento di fornitura. L’al - tra strada sarebbero le energie alternative old style: si parla di centrali a carbone e a olio combustibile, non certo di alternative green. Queste centrali, ancora in funzione, sono in fase di rallentamento della produzione da tempo e l’in - tenzione era quella di una chiusura totale entro il 2 02 5 » .

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