STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 marzo 2022

Il brusco risveglio dell’Orso russo serve agli Usa per rilanciare la Nato

 

 Se la politica seguita nel corso degli ultimi anni dall’Occidente e, in particolare, dagli Usa nei confronti dell’Ucraina e della Russia, potesse essere valutata secondo le regole stabilite dalla legge per i giudizi di Cassazione, sarebbe pressoché impossibile sottrarla alla mannaia costituita dall’art. 606, comma 1, lett. e), del codice di procedura penale che prevede, come causa di annullamento delle sentenze dei giudici di merito, quella che consiste nella «mancanza, contraddittorietà o manifesta illogicità della motivazione» sulla quale esse si reggono. Tanto per cominciare, infatti, non risulta che sia mai stata fornita alla pubblica opinione la benché minima motivazione a sostegno di quanto deciso in alcune segrete stanze del potere («colà dove nel muto aere il destin d e’ popoli si cova», per dirla con le sempre attuali parole di Giuseppe Parini), secondo cui era da attribuirsi vitale importanza all’obiettivo di attrarre nell’orbita occidentale, fino a farlo anche entrare a far parte della Nato, un Paese come l’Ucraina, che, divenuta indipendente soltanto nel 1991, per ragioni del tutto contingenti, legate alla ultime e convulse fasi di vita d el l ’Unione sovietica, era sempre stata, in precedenza, nel lungo corso dei secoli, per lingua, storia, cultura, religione, eccetera, quasi un tutt’uno con la Russia, della quale, anzi, era stata addirittura, storicamente, la matrice. Quando poi la più che prevedibile opposizione della Russia alla realizzazione di un tale obiettivo è giunta al punto da far temere l’i nte rvento armato (come in effetti, purtroppo, è avvenuto), si è creduto o mostrato di credere, da parte occidentale, che potesse bastare, per scongiurarlo, la ripetuta, pubblica minaccia (più volte espressa soprattutto dall’at - tuale presidente americano), di non meglio precisate «gravissime conseguenze politiche ed economiche» (cioè, in pratica, «sanzioni») che la Russia avrebbe dovuto subire qualora avesse deciso di effettuarlo. Certo, sarebbe stata follia minacciare anche reazioni di tipo militare, con la prospettiva che, se si fosse poi dovuto dar loro attuazione, ne scaturisse l’apocalittica conseguenza di una terza guerra mondiale. Ma allora la logica più elementare avrebbe dovuto suggerire di evitare anche le minacce dell’altro tipo, dal momento che esse, per un verso, come ampiamente dimostrato dalla passata esperienza (leggasi: avvenuta annessione della Crimea) non avrebbero avuto, con ogni evidenza, alcuna efficacia dissuasiva nei confronti del potenziale aggressore ma sarebbero, semmai, state da lui interpretabili come una sorta di disco giallo all’attu a z io n e del suo proposito; per altro verso avrebbero potuto indurre il potenziale aggredito a fare invece improvvido affidamento sulla loro efficacia e a irrigidirsi, quindi, sulle sue posizioni invece di ricercare le vie di un possibile accordo. Basti ricordare, a quest’ultimo proposito, che fino a uno o due giorni prima dell’attac c o militare russo, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zel e n s ky, aveva incautamente e provocatoriamente ribadito la propria ferma intenzione di chiedere l’adesione del suo Paese alla Nato; intenzione alla quale ha poi dichiarato, negli ultimi tempi, quando però era ormai troppo tardi, di aver rinunciato. Ma la contraddittorietà e l’illogicità manifesta hanno continuato a contraddistinguere le scelte politiche dell’Occidente anche dopo che l’attacco russo si era verificato. Da un lato, infatti, gli Stati Uniti e tutti gli altri principali Paesi aderenti alla Nato hanno escluso un qualsivoglia intervento attivo di quest’ultima a sostegno dell’Ucraina; il che è sicuramente un bene, giacché, altrimenti, vi sarebbe stato non il rischio ma la quasi certezza dello scoppio di una guerra mondiale. Dall’altro lato, però, non solo hanno continuato a moltiplicare le sanzioni contro la Russia e a enfatizzarne la pretesa efficacia (nonostante la mancata adesione di tre quarti dei Paesi del mondo, ivi compresi la Cina e l’India, che contano da soli, quasi 3 miliardi di abitanti), ma hanno anche continuato (cosa assai più grave) a promettere e, in parte almeno, a effettuare, l’invio di armi all’Ucraina al dichiarato scopo di metterla in grado di meglio resistere all’a g g re s s o - re. Il che, però, data la schiacciante superiorità militare di que s t’ultimo, non può in alcun modo alterare i rapporti di forza tra i contendenti, per cui ad altro non può servire se non a prolungare e ad aggravare senza scopo le sofferenze del popolo ucraino in una lotta che non presenta per esso alcuna speranza di un decisivo successo, allontanando, per converso, l’unica prospettiva che ragionevolmente dovrebbe essere invece perseguita da chi volesse agire per il suo vero interesse: quella, cioè, di un onorevole e dignitoso accordo di pace, come quello per il quale sembra, ad esempio, che si stia adoperando, in particolare, la Turchia, pur essendo anc h’essa - vale la pena di ricordarlo - un membro della Nato. Ma un tale accordo, sicuramente auspicabile anche per tutta l’Europa (sulla quale grava, di fatto, gran parte dell’effetto negativo delle sanzioni che teoricamente dovrebbero danneggiare la Russia), sarebbe visto come vantaggioso anche dall’altra parte dell’Atlantico? Sembra lecito nutrire, al riguardo, qualche dubbio, considerando che la perpetuazione dello spauracchio russo, pur dopo la scomparsa dell’Unione sovietica, ha offerto in passato e offrirebbe ancor più in futuro agli Usa la possibilità di far apparire come necessario il mantenimento e anzi il rafforzamento della Nato; vale a dire dello strumento mediante il quale essi, nel loro prevalente (se non esclusivo) interesse, possono ancora conservare la funzione di «leadership» esercitata su pressoché tutti i Paesi del nostro Vecchio continente. (🤫😉🤫😉)

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