STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 marzo 2022

Quante vittime è costato l’eroismo da salotto con le vite degli altri?

Quanti morti dovremo ancora registrare in Ucraina prima che si guardi in faccia la realtà? Quando la smetteremo di fare gli eroi con la vita degli altri, ossia con milioni di uomini, donne e bambini ucraini che da un mese muoiono o fuggono sotto le bombe russe? Fino a dove si spingerà il cinismo di chi tifa per la pace rifornendo gli ucraini di missili per fare la guerra? Lo so, sono domande brutali che mi costeranno la velata accusa di essere sotto sotto un sostenitore di Vladimir Putin, quando invece sono semplicemente un avversario dell’ipocrisia dietro a cui si mascherano i buonisti, pronti al conflitto, ma a casa d’a l tr i . Fin dal primo giorno, cioè da quando i carrarmati di Mosca hanno invaso l’Uc ra i - na, ho cercato di spiegare che per evitare una carneficina, l’unica soluzione era trattare. Da subito quella di Kiev mi era parsa una guerra impari, seppur supportata da ideali nobili e legittimi, ovvero il diritto alla difesa del proprio territorio e della propria democrazia. Per quanto spalleggiata dall’Ame - rica e dall’Europa, l’Uc ra i n a non è nelle condizioni di sconfiggere l’armata russa, al massimo ne può ritardare l’avanzata e le può rendere la vita difficile. Ma a che prezzo? Quante vite si è disposti a sacrificare per dare del filo da torcere a Puti n e fargli pagare cara l’invasione? L’altra sera ho sentito l’a mba s ci atore Giampiero Massolo dire in tv che si punta a costringere i russi a una vittoria mutilata, cioè a spingere il Cremlino verso una trattativa in condizioni meno favorevoli. Da ex segretario del ministero degli Esteri ed ex coordinatore dei servizi di intelligence italiani, M a s s ol o è senza dubbio uomo di esperienza. Ma se parla di vittoria, per quanto mutilata, significa che dà per scontato che alla fine Puti n si prenderà un pezzo di Ucraina e si tratta solo di capire quale porzione riuscirà a conquistare. Peraltro, dopo giorni di annunci di imminenti default della Russia a causa delle sanzioni occidentali, ieri ho letto un’analisi di Federico Rampini, sul Cor - rie re, in cui riconosce che non sempre le misure adottate contro i cosiddetti Paesi canaglia sono efficaci. In effetti, anni e anni di embargo adottato contro l’Iran non hanno piegato il governo degli ayatollah. E nemmeno hanno ridotto a più miti consigli Kim Jong Un , il dittatore nordcoreano che minaccia con i suoi missili i Paesi confinanti. Dunque, è possibile che bloccare le transazioni finanziarie, ma non gli affari che la Russia intrattiene con Cina, India, Turchia e Paesi arabi, non basti a fermare Puti n . Qual è perciò la prospettiva? Continuare la guerra, lasciando che Mosca rada al suolo intere città, in attesa che le sanzioni facciano effetto? Inviare altre armi affinché gli ucraini continuino a combattere e farsi ammazzare? Sperare che prima o poi qualcuno in Russia levi di mezzo, con il veleno o con un colpo di pistola, il dittatore? È questa la strategia su cui confidano gli Stati Uniti e l’Europa? Beh, se le soluzioni sono quelle appena dette, mi pare che l’Occidente, e la combriccola di giornalisti e politici che tifano per la resistenza dura e pura, sia un po’ a corto di proposte. Magari scopriremo domani che lo zar del Cremlino è stato messo agli arresti, ma mi pare difficile. Se si ha un po’ di buon senso e soprattutto di realismo, dunque non si può che sperare in una trattativa che fermi la guerra. Dopo un’ubriacatura guerrafondaia che ha agitato anche il principale quotidiano italiano, persino al C o r rie re si comincia a ragionare sulla trattativa. Aldo Cazzullo, rispondendo a un lettore, ha scritto che una via d’u s ci ta andrà pur trovata. «La battaglia di Mariupol conferma che l’Ucraina non può resistere a lungo in campo aperto all’esercito russo; può pensare di logorarlo con l’imboscata e con la guerriglia. E Puti n non ha interesse a farsi logorare». Dunque? La Russia «potrebbe accontentarsi di conquistare la striscia che congiunge la Crimea al Donbass, facendo del mare d’Azov un mare russo, ma lasciando Z el e n s ky al potere. In questo modo entrambi potranno sostenere di aver vinto». Fino a pochi giorni fa chiunque proponesse un compromesso - e quello di cui parla C a z zu l l o è un compromesso, che consegnerebbe più a Mosca che a Kiev la vittoria - era tacciato sul C o r rie re di immoralità. Paolo Mieli ad - dirittura accusava i sostenitori della trattativa di essere pacifisti cinici, perché invitavano gli ucraini alla resa. Ma adesso, dopo un mese di guerra e svariati migliaia di morti dall’una e dall’altra parte, dopo città rese spettrali dalle bombe, dopo milioni di profughi, alla fine anche gli irriducibili bombaroli, quelli che seduti nel loro salotto sono pronti ad armare fino ai denti gli ucraini affinché combattano fino alla morte, si rendono conto che bisogna trovare una via d’uscita che salvi la faccia a tutti, ma soprattutto a loro. All’improvviso serve un punto di equilibrio. Cioè accettare u n’ingiustizia che però è «preferibile alla strage quotidiana cui assistiamo con sgom e nto » . Beh, benvenuti nel mondo reale. Dopo aver applaudito l’ennesimo discorso di Volo - dymyr Zelensky, eletto a furor di popolo nuovo Che Gueva ra che combatte l’imperia - lismo, vi rendete conto che con l’imperialismo russo bisogna trattare. Vi faccio una domanda: quante vite è costata l’illusione che avete dato a Z el e ns ky e agli ucraini che voi, quando li applaudivate, facevate sul serio e non scherz avat e?


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