Avvio di settimana contrastato per le Borse europee. L’indice Ftse Mib ha guadagnato lo 0,3% chiudendo sotto i massimi, tra i migliori in Europa, mentre il Dax ha lasciato sul terreno lo 0,6 per cento. Dopo due settimane di recuperi i listini del Vecchio Continente, che sono ancora tecnicamente in mercato “orso” seppur con un rimbalzo a doppia cifra, stanno metabolizzando le prospettive legate agli effetti della guerra in Ucraina e lo scenario mostra più di un incognita. In primis è tornato sotto i riflettori il petrolio. Il greggio ha registrato un forte balzo con il Wti a 110 dollari (+5%) sulle indiscrezioni relative alle possibili nuove sanzioni Ue contro la Russia, che potrebbero prevedere uno stop alle importazioni di greggio (ma finora da Bruxelles non è trapelato nulla al riguardo). Sul fronte delle trattative per un eventuale cessate il fuoco non sono arrivate notizie di rilievo e questo ha impedito alle Borse di proseguire con convinzione il recupero. È stato poi molto attivo il fronte delle banche centrali con le dichiarazioni di Lagarde e Powell: parole che sicuramente non hanno fatto nulla per raffreddare i rendimenti dei titoli di Stato, balzati vistosamente con il il BTp decennale intorno al 2% e lo spread con il Bund intorno a 150 punti mentre il TNote decennale Usa ha raggiunto il 2,3 per cento. Da segnalare anche che il titolo Usa scadenza a due anni ha superato il 2% con una curva dei rendimenti che si sta ulteriormente appiattendo, segnalando prospettive poco allettanti per la crescita economica. «La politica monetaria non può fare tutto» e «la politica fiscale deve fornire supporto durante la guerra». Sono state le parole della presidente della Bce, Christine Lagarde, secondo quanto riporta Bloomberg, nel suo intervento all’istituto Montaigne a Parigi. Alle parole di Lagarde hanno fatto eco quelle del numero uno della Bundesbank, Joachim Nagel, secondo il quale «è molto chiaro: se lo sviluppo dei prezzi lo richiede, dobbiamo normalizzare ulteriormente la politica monetaria e iniziare anche ad alzare i tassi di riferimento». Insomma, l’inflazione è sempre più una minaccia, non appare affatto transitaria e gli istituti di emissione affilano le armi. Poco dopo la conclusione delle contrattazioni in Europa, il presidente della Fed, Jerome Powell, durante il suo intervento alla National Association for Business Economics, si è mosso sulla stessa lunghezza d’onda e ha sottolineato che l’inflazione negli Stati Uniti è «troppo alta» e la Fed è pronta a intraprendere i «passi necessari» poichè mette in pericolo la «forte crescita economica» in corso. «Se valuteremo appropriato un atteggiamento più aggressivo, alzeremo i tassi d’interesse di oltre 25 punti base al prossimo o ai prossimi incontri», ha aggiunto il banchiere centrale. Al momento si prevede un rialzo di 25 punti base al termine di ciascuna delle sei riunioni del Fomc, il braccio di politica monetaria della Fed, ancora in programma nel 2022. Il presidente della Fed di Atlanta, Bostic, vede otto rialzi di interesse tra questo e il prossimo anno, meno di altri colleghi per effetto della guerra in Ucraina. Dopo le parole pronunciate da Powell Wall Street haimboccato la via dei ribassi. Per tornare a Piazza Affari, il tema dei petroliferi è stato sicuramente quello dominante, grazie al rally del greggio. Tra i titoli in prima fila Tenaris (+6%) ed Eni (+2,9%); tra le azioni legate all’oil da segnalare anche il +1,3% di Saipem che entro fine settimana dovrebbe presentare la manovra finanziaria per il risanamento del gruppo. Acquisti anche su Cnh Industrial (+4,4%) e Leonardo (+3%) mentre le utility, a partire da Enel e A2A (in rialzo di oltre l’1%) non pagano il provvedimento sugli extra-profitti annunciato dal Governo, di cui gli operatori stanno ancora esaminando nel dettaglio i potenziali effetti. In rialzo anche Italgas (+1%) ed Exor (+0,8%). Tra i segni meno sul listino Atlantia (-1,8%), che sconta qualche realizzo dopo il balzo di venerdì. Ancora giù Iveco, che perde il 2%. In coda al listino realizzi su Diasorin (-4,2%) e su Mediobanca (-2,2%); ancora debole Tim (-1,4%) in attesa di una potenziale svolta nella partita con Kkr. Tra i titoli a minore capitalizzazione Bialetti balza del 22% dopo il ritorno all’utile nel 2021.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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