Erano i favolosi anni Ottanta; Giuni Russo, voce indimenticabile, cantava sulle note di Franco Battiato U n’estate al mare, stile balneare. Loro non ci sono più, stiamo per perdere anche «gli ombrelloni da vedere da lontano» e il nostro turismo è in agonia. Causa direttiva Bolkestein, gli stabilimenti balneari andranno all’asta. Per 30.000 imprese di altrettante famiglie che hanno costruito con fatica e i loro soldi l’offerta mare sta per iniziare l’ultima stagione. Prima del Covid il tuffo in Italia valeva 30 milioni di turisti, 130 milioni di presenze con una spesa di 36 miliardi, il 66% di quella turistica. Ai «lidi» tocca circa un miliardo e mezzo. Occupano tra fissi e stagionali più di 300.000 persone. «Guardi che di stagionali non ci sono solo i bagnini, ma anche i politici. Ci sono quelli seri, competenti che studiano e sono stati sempre al nostro fianco: Carlo Fidanza, Maurizio Gasparri, l’ex sindaco di Forte dei Marmi del Pd Umberto Buratti e Gian Marco Centinaio che ha fatto la legge 145: da migliorare, ma buona. Anche Daniela Santanché. E poi ci sono gli stagionali come la ministra Maria Stella Gelmini che prima ci liscia il pelo e poi ci ha detto che andavamo sacrificati in nome del Pnrr, e il ministro del Turismo (e forse dalla Lega perché contraddice Matteo Salvini) Massimo Garavaglia»: è tra l’a rrabbiato e il pugnace Fabrizio Licordari, 59 anni, ci cui 35 passati a gestire la sua impresa al sole e sul mare della Liguria. È il presidente di Assobalneari, costola di Federturismo-Confindustria, ed è il più acceso oppositore alla direttiva Bolkestein. L’ammazza-ombrelloni, a dire il vero, non era pensata per questo. Con Licordari diamo uno sguardo all’orizzonte per sapere tra miasmi di Covid e venti di guerra che estate sarà. «E che estate vuole che sia?!», sbotta. «Gli altri anni, quando si viveva in un Paese normale, erano già arrivati a prenotare gli italiani e gli stranieri, i tedeschi in particolare, calavano per il Corpus Domini, ma avevano già dato la caparra. Ora non si vede nessuno. Pensi alla furbata: via il green pass ma solo dopo il 1° Maggio, così tutto il ponte da Pasqua al 25 aprile lo passiamo in quarantena. Cosa raccontiamo ai turisti? Tra divieti, restrizioni, paura della guerra, chi vuole che venga? All’estero la percezione dell’Italia è un disastro. Arrivano a Roma e per girare gli ci vuole il fuoristrada per fare la gimkana tra buche e immondizia. Ai politici stagionali vorrei far leggere cosa ci scrivono e cosa ci chiedono. Noi stiamo facendo il nostro: si mette a posto, si tinteggia». C’è quell’odore di smalto e salsedine che è l’avvento dell’estate. Viene voglia di fritto misto, ma non si può: dall’Ucraina non arriva né olio di girasole né farina, e le barche per il caro gasolio non pescano. Più che un posto al sole, conviene ripararsi: arriva aria gelida di carestia. «Mi sa di sì», sbuffa Licordari, «anche noi, sapendo che tra un anno possiamo perdere l’azienda, non abbiamo più voglia d’i nve s t i re » . Dunque a fine 2023 le spiagge vanno all’asta: è deciso? «Così hanno scritto nel decreto concorrenza, che è fatto con i piedi. Noi diamo battaglia in tribunale. Il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, ha detto: sì alle aste, ma bisogna rifondere le imprese. Non c’è bisogno che ce lo dica lui. C’è già la Carta di Nizza che impedisce l’esproprio di un’attività produttiva. A proposito del Pnrr, l’a ssessore della Liguria Marco Scajola lo ha detto chiaro al governo: le aste organizzatele voi, noi non siamo in grado. Non sanno cosa fanno!». Ma questo non è il governo dei m i g l io r i ? «Domani arriveranno da Bruxelles i funzionari della Commissione a fare le pulci al governo sul Pnrr. Vogliono verificare se hanno fatto i compiti. Vediamo se la Gelmini dice ancora che bisogna chiudere gli stabilimenti balneari perché ce lo chiede l’Europa o se Garavaglia, come ha fatto al Consiglio europeo, tace sui diritti di questo Paese che di turismo dovrebbe e potrebbe vivere. Vediamo se Fran cesco Giavazzi e Roberto Garofoli (l’uno consulente e l’altro sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ndr), che sono quelli che contano davvero, mica i ministri, si pigliano un’i n su f f ic ie nza dall’Europa. Una cosa è sicura: ad accogliere i funzionari europei ci saremo noi, in 30.000 in piazza a Roma. Ci dispiace per il signor Draghi, ma per colpa loro ci tocca essere maleducati». Il governo però difende il principio di concorrenza, non le pa re? «Sul decreto concorrenza ci sono 800 emendamenti di cui 250 sulle spiagge e non c’è nessun principio da affermare, vogliono solo non avere problemi con i loro padroni: l’Eu ro pa . Frits Bolkestein per primo è venuto in Parlamento a dire che la sua direttiva non si applica agli stabilimenti balneari. Come non si applica ai porti turistici e a tutti i concessionari di beni. Noi tali siamo: pigliamo in affitto dallo Stato e a nostro rischio e pericolo, inseguendo un sogno, ci facciamo sopra un’i mpresa. La verità è che sono degli inc o m p ete nt i » . Qualche esempio d’i n c o m p ete nz a? «Ci hanno convocato il 28 dicembre tre ministri, Garavaglia, Gelmini e Giorgetti, per sapere cosa volevamo. Come prevede la 145 abbiamo chiesto la mappatura delle coste per vedere se davvero siamo monopolisti. Solo Giancarlo Giorgetti ha detto: mi rimetto alle vostre indicazioni e studierò. Gli altri due: dateci un elenco di esperti con cui confrontarci. Il 9 gennaio glielo forniamo e diciamo: ci date la mappatura? La Gelmini non l’aveva, Garavaglia ha cominciato a urlare. S’è scoperto poi che contando anche laghi e fiumi lo sviluppo delle coste italiane è di 60.000 chilometri e noi discutiamo di 6.000! Ma Garavaglia vuole garantire la balneabilità anche nei porti turistici quando la legge vieta i bagni negli approdi. Abbiamo a che fare con questi». Però voi pagate poco di canone e con le tasse… «Se ci sono evasori li stanino e li colpiscano, ma non possono usare questo retropensiero per distruggerci. Per i canoni paghiamo quanto lo Stato ci chiede. Li vogliono adeguare? Discutiamone. Però si ricordino che noi paghiamo l’Imu anche sugli ombrelloni, la tassa rifiuti per tutto l’anno anche sull’a re n i l e che non li produce e siamo i soli ad avere l’Iva al 22% nel turismo. E siamo sentinelle ambientali, salvaguardiamo il mare e la sicurez za » . Dunque alzerete le tariffe? Sarà un’estate calda? «Per forza, con i costi che abbiamo. L’estate sarà calda per le nostre proteste. La Versilia è in ginocchio per via dei russi, mezza riviera romagnola non riapre. Vediamo che fa il ministro del Turismo». Perché ce l’ha tanto con Massimo Garavaglia? «Per tre ragioni: la prima è che Salvini ha dichiarato più volte che sugli stabilimenti balneari la Bolkestein non andava applicata mentre lui l’ha sconfessato; la seconda perché ha fatto massacrare il turismo lasciato senza aiuti; la terza perché non approfondisce i dossier. Chiedete ai tour operator, agli albergatori, alle agenzie di viaggio, ai ristoratori, ad Assonautica cosa pensano di questo ministro. Non è stato capace neppure di farci togliere il green pass per Pasqua. Sbraita, ma poi si allinea e vota all’unanimità. Lui aveva il dovere di porre la questione turismo come motore dello sviluppo. Non lo ha fatto. Anche perché non lo sa, come non sa che i bagni di mare sono stati inventati a Livorno dal console Baretti che ebbe la concessione dal Regno di Sardegna. Noi lo abbiamo insegnato al resto d’Europa che difende le sue coste mentre noi le svendiamo. Non ho capito perché non hanno messo la golden share sulle imprese turistiche». FABRIZIO LICORDARI La golden share sugli ombrelloni? «Sì. Se si fanno le gare e vincono le multinazionali straniere, gli arenili che sono i confini dell’Italia vanno in mano agli stranieri. Di questi tempi non mi pare aspetto trascurabile. La golden share sugli alberghi che hanno diritto a conservare le concessioni sui loro arenili andrebbe posta perché per la crisi sono preda di capitali criminali e infine perché noi potremmo produrre con i pannelli solari energia pulita. Ma serve una visione che né Garavaglia né Draghi hanno.» Anche Mario Draghi è incomp ete nte? «Sta facendo quello che il compianto presidente della Repubblica Francesco Cossiga aveva preconizzato: il commissario liquidatore dell’Italia. Non mi pare che l’economia e le prospettive siano così brillanti da meritare tutti questi applausi per Draghi. Invece di mettersi l’elmetto, indossi il nostro cappello: quello del salvataggio. Fossi in lui mi impegnerei per la pace e non mi metterei al servizio di un’Europa egoista. In questo momento Draghi dovrebbe andare a Mosca per dialogare e in Europa a dire: non faccio le aste sugli arenili. Devo difendere le mie coste, i confini del mio Stato e la mia economia. Senza i turisti dell’Est, senza i turisti stranieri il nostro turismo muore. Hanno cancellato migliaia di ristoranti, alberghi, bar. Ora tocca a noi. Hanno distrutto il turismo nelle città d’arte e sulle coste. Questa è l’Italia dell’e s tate che arriva: un deserto dove nessuno camminerà».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
lunedì 28 marzo 2022
«Rivolta delle spiagge contro un governo pieno di incompetenti»
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