La realtà archivia la retori-
ca del governo sulla super ri-
presa in corso: come dimo-
stra uno studio di Confcom-
mercio, il Pil è in calo, i con-
sumi crollano e l’i n f l a z io n e
rischia di superare il 6%. E
abbiamo a ppena iniziato a
sentire gli effetti della guerra
fra Russia e Ucraina. Perfino
Bruxelles ha dovuto ammet-
tere che qualcosa non va. Me
nessuno pensa a interventi
radicali per rilanciare l’eco-
nomia.Il botto si sen-te fortissimo,
ma suona molto
più cupo e lugu-
bre rispetto allo
s q u i l l a n t e e
gioioso «boom economico»
prefigurato ancora fino a un
mese fa dal ministro Renato
Brunetta. Lo stesso M a r io
Draghi, nella conferenza
stampa di giovedì sera, nello
sforzo di descrivere il green
pass come un «grande suc-
cesso», si era spinto a dire
che la cer tificazione verde
«ci ha permesso di far ri -
prendere l’economia. Abbia-
mo tenuto insieme un ’eco-
nomia vibrante e una ripresa
della socialità con l’essere
più sicuri». Testuale.
Ecco, tra l’eredità della
stagione pandemica e del
lockdown strisciante, la
guerra e l’impennata dell’in-
flazione, il quadro appare og-
gi t otalmente diverso e una
dura, impietosa, crudele
realtà si fa carico di straccia-
re e cestinare le narrazioni
propagandistic h e.
Ieri è stato l’ufficio studi di
Confcommercio a diffondere
una raffica di numeri pessi-
mi, purtroppo assai realisti-
ci. Sulla brusca frenata della
crescita, in primo luogo: se-
condo q ueste stime, nella
media del primo trimestre, il
Pil scenderà del 2,4% con-
giunturale, il che rallenterà
pesantemente la crescita su
base annua (che si fermereb-
be al 3,3%). In particolare, il
Pil di marzo dovrebbe atte-
starsi su un meno 1,7% ri-
spetto a febbraio, e nel con-
fronto annuo, la variazione si
fermerebbe all’1,3%, in netto
ridimensionamento rispetto
alla fine del 2021. Né c’è da
farsi illusioni sul Recovery
plan: secondo Confcommer-
cio, pure «con il pieno e otti-
male sfruttamento delle ri-
sorse del P nrr, difficilmente
si raggiungerà, nella media
del 2022, una crescita supe-
riore al 3%». Una ragione di
più - diremmo noi - per met-
tere in agenda tagli fiscali ri-
levantissimi, un ’operazio n e
choc di alleggerimento fisca-
le: ma il tema pare sparito dai
radar.
A peggiorare il quadro, c’è
naturalmente l’inflazio ne
che schizza verso l’alto: solo
a marzo, la crescita dei prez-
zi è stata dello 0,6% rispetto a
febbraio. Morale: la salita an-
nua dell’inflazione dovrebbe
attestarsi sul 6,1%. E si badi
bene: non è solo il comparto
energetico a determinare
questa impennata, ma anche
altri settori, a partire dall’ali-
mentare. Nell’analisi di Con-
fcommercio, un quadro di
per sé fragile si è drastica-
mente aggravato nelle ultime
settimane: la guerra in Ucrai-
na «ha riacutizzato le incer-
tezze, e il conseguente peg-
gioramento delle prospettive
inflazionistiche ha una natu-
ra per niente transitoria. Bi-
sogna dunque attrezzarsi a
fronteggiare una fase di forte
decelerazione dell’ attività
economica». Né c’è da spera-
re che si tratti di una fiamma-
ta breve: «Il persistere di for-
ti tensioni sui mercati delle
materie prime, energetiche e
non, continua a spingere al
rialzo la dinamica dei prezzi,
tendenza che, pure in ipotesi
di distensione inflazionisti-
ca e geopolitica, permarreb-
be almeno fino ai mesi esti-
vi».
Il risultato, nella proiezio-
ne di Confcommercio, si pro-
fila devastante non solo per
le imprese, ma pure per le
famiglie, facendo immagina-
re costi aumentati (per con-
sumi irrinunciabili) per ben
1.826 euro a famiglia. In det-
taglio, nello scenario di Con-
fcommercio, ogni famiglia
spenderà 1.220 euro in più
per luce e gas, 320 euro in più
per il carburante e 286 euro
in più per mangiare. Ovvio
che tutto ciò inciderà inevi-
tabilmente in negativo su
tutti gli altri acquisti.
Su queste basi, non si vede
come si possa procedere co-
me se nulla fosse. Davvero il
Pnrr non va riscritto? Davve-
ro si può rimanere con 10
miliardi l’anno (teoricamen-
te per otto anni, quindi com-
plessivamente con la somma
stellare di 80 miliardi) bloc-
cati per il reddito di cittadi-
nanza? L’unica via per far pe-
sare di più i salari sarebbe
lasciare molti più soldi in ta-
sca a tutti attraverso un dra-
stico taglio di tasse. Ma, co-
me si diceva, l’agenda politi-
ca sembra purtroppo indica-
re t utt’altro. Certo, al di là
delle risposte da mettere in
campo, ciò che appare chiaro
a chiunque abbia conservato
un minimo di onestà intellet-
tuale è che va clamorosa-
mente smontandosi tutta la
narrazione della «ripresa»,
proposta in modo martellan-
te a livello politico e mediati-
co a Roma e a Bruxelles.
L’economia di guerra, ne-
gata da D ra g h i, è già realtà:
secondo alcune prime e par-
ziali stime, con il crollo del-
l’export, sono a rischio alme-
no 8 miliardi e 80.000 posti
di lavoro. E la stessa produ-
zione industriale nel mese di
gennaio (prima ancora che
esplodesse la crisi in Ucrai-
na) è scesa ben del 3,4% ri-
spetto al mese precedente.
La verità è che crolla come
un castello di carte anche ciò
che raccontava l’Ue. Di re-
cente, nelle sue previsioni
economiche d’inverno, la
Commissione europea aveva
ammesso un rallentamento,
prevedendo una crescita del
4% nel 2022 e del 2,7% nel
2023 (entrambi i dati ridi-
mensionati rispetto alle pre-
visioni dell’autunno scorso).
Per l ’Italia, in dettaglio, la
previsione era del 4,1% per il
2022 e del 2,3% per l’anno
suc c e s s ivo.
Ma attenzione: sia Va l d i s
D o m b rovs k i ssia Paol o Gen-
ti l o n i, nel commentare i dati,
avevano comunque sparso
ottimismo, evocando solo un
rallentamento temporaneo
della crescita. Ecco D o m-
brovs k i s: «Guardando al fu-
turo, prevediamo di tornare
alla marcia alta entro la fine
dell’anno, man mano che al-
cuni dei colli di bottiglia al-
l’attività produttiva si allen-
teranno». Alt rettanto netto
Genti l o n i: «Prevediamo che
la crescita riprenderà veloci-
tà già q uesta primavera».
Confrontare queste parole
con quanto sta accadendo
ora appare a dir poco imba-
razzante.
Sembra accorgersene per-
fino E n r ic oLetta, ed è tutto
dire: «Occorre un intervento
per abbassare le accise sul-
l’energia: se non si farà così,
la ripresa in corso verrà az-
zoppata». Ma la logica del
cacciavite, dei piccoli aggiu-
stamenti, degli interventi
omeopatici, appare del tutto
inadeguata.
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