STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 marzo 2022

Le Confindustrie del Nord: sistema a rischio paralisi

 

I presidenti delle Confindustrie del Nord esprimono «profonda insoddisfazione e preoccupazione» per le misure approvate dal Consiglio dei ministri contro il caro-energia, e chiedono misure strutturali. Un prezzo dell’energia trasparente, che non dipenda dalle oscillazioni speculative, misure come l’imposizione di un tetto (price-cap) per contenere i costi dell’energia e un Piano energetico nazionale che riveda mix e fonti. Esprimono «profonda insoddisfazione e preoccupazione» i presidenti delle Confindustrie del Nord – di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella, Veneto, Enrico Carraro, Emilia Romagna, Pietro Ferrari, e Confindustria Piemonte, Marco Gay – sulle misure approvate dal Consiglio dei ministri contro il caro-energia. Servono misure strutturali su un problema, ricorda Marco Gay, «che, come industriali, stiamo ponendo da mesi e che ora la guerra tra Russia e Ucraina ha acuito. Un intervento che varrà per un lasso di tempo di 30 giorni, seppure prorogabile,rappresenta una misura sul breve periodo, incapace di incidere come sarebbe necessario». Alle misure d’emergenza che pure danno sollievo alle imprese servirebbe sostituire scelte a medio e lungo termine. «Nel 2021 – ricorda Gay – abbiamo registrato in queste aree una crescita sopra la media, ora il rischio è la paralisi. Il tema è la tenuta e la crescita dell’intera industria italiana, questo è il momento di intervenire, anche attraverso la rimodulazione del Pnrr, per incidere in maniera strutturale sul tema energetico». L’Italia e la sua industria, sottolineano le quattro organizzazioni confindustriali, «stanno pagando il prezzo più alto d’Europa». I temi sul tavolo sono diversi e rimandano allo svantaggio competitivo a carico delle imprese italiane per i maggiori costi che devono sostenere per le forniture energetiche, situazione resa ancora più grave dalla crisi in atto. Al primo posto la questione della trasparenza del mercato energetico: è necessario «legare il prezzo al cliente al costo delle forniture, non ai valori oscillatori delle speculazioni quotidiane» scrivono. Segue il capitolo fisco: «Anche il sistema fiscale che grava sui prodotti energetici va reso lineare, chiaro e trasparente. Non è possibile che le imposte raddoppino il costo del carburante e siano la sommatoria di accise accumulate nei decenni senza più alcun riferimento alla situazione attuale» sottolinea la nota diffusa dalle quattro Confindustrie. Chiedono un Piano Energetico nazionale che preveda un nuovo mix di forniture e fonti, accelerando sulla realizzazione degli impianti di rinnovabili e sull’aumento del prelievo nazionale di gas e riattivando gli investimenti previsti sui rigassificatori. La scelta di intervenire con sconti e ristori temporanei, poi, contrasta con le previsioni di alti livelli dei prezzi sui mercati energetici prolungati nel tempo. Gli industriali guardano con preoccupazione, infine, alle strategie europee, a partire dal Fitfor55, «costruite e calate dall’alto» senza attenzione alla sostenibilità economica della transizione.

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