L’Italia guarda al mare, e di conseguenza al gas liquefatto, per diversificare gli approvvigionamenti e rendere meno traumatico un possibile addio alle forniture russe, che pare tuttavia difficilmente praticabile nel breve periodo. Se ormai da diverse settimane le big energetiche stanno sondando i grandi esportatori per potenziare i contratti in essere, anche Snam – gestore della rete gas nazionale - si sta muovendo su più fronti. Da una parte, come previsto da un decreto del Mite, è pronta a organizzare un gasdotto “virtuale” con un sistema di navi per il trasporto di Lng dalla Spagna al proprio rigassificatore di Panigaglia; dall’altra parte sta lavorando sul mandato ricevuto dal Governo per rafforzare la potenza di fuoco della rigassificazione, con l’obiettivo di mettere a disposizione circa 10 miliardi di metri cubi di gas aggiuntivi nel giro di due anni. L’obiettivo è chiaro: acquistare una nave di rigassificazione e noleggiarne un’altra, ha spiegato il ministro Roberto Cingolani, «poiché non si tratta di infrastrutture permanenti ma possono fornire un grandissimo contributo all’autonomia energetica dalla Russia», ciascuna per circa 5 miliardi di metri cubi. Assieme farebbero dunque circa il 30% dei 28 miliardi che ogni anno importiamo da Mosca. Tutto questo sull’onda del nuovo accordo tra Ue e Usa per aumentare in maniera robusta le importazioni di gas liquefatto americano. Detto così sembrerebbe semplice ma tale non è. Per una serie di ragioni. Innanzitutto perché l’Italia non è ovviamente l’unica, in questo momento, a cercare strade alternative alle forniture di Mosca. Le navi di rigassificazione consentono di utilizzare gas proveniente da qualsiasi parte del mondo e dunque oggi sono ambitissime: in tutto il pianeta ce ne sarebbero una cinquantina ma meno di 10 ancora “libere” con la Germania che ne avrebbe prenotate già tre. Per questo Snam si sta muovendo con grandissimo riserbo ma anche – sembrerebbe – con efficacia, visto che secondo fonti governative sarebbe già in esclusiva su una delle due navi. Il gruppo guidato da Marco Alverà controlla oggi due terminali Lng, Panigaglia (3,5 miliardi di metri cubi) e Olt (3,75 miliardi), oltre ad avere il 7% dell’Adriatic Lng di Rovigo (8 miliardi), tutte infrastrutture che – autorizzazioni permettendo – potrebbero vedere un leggero incremento della capacità. Altro tema: una volta acquistate e noleggiate le navi dovrebbero diventare infrastrutture regolate e avviare un iter autorizzativo. Potranno essere posizionate in un porto o leggermente al largo (in questo caso vanno valutati vento, correnti e profondità dell'acqua) ed essere collegate alla rete Snam. Tra le possibili “location” si parla di Piombino e alto Adriatico. Per Cingolani potrebbero entrare in servizio entro 12-18 mesi dalla conclusione dell'iter autorizzativo. Terzo nodo, il prezzo: all’apparenza il gas liquefatto americano costa molto meno di quello del Qatar indicizzato al TTF (il mercato olandese) ma, si spiega sul mercato, quest’ultimo ha una tariffa “chiavi in mano” mentre la materia prima Usa non comprende il noleggio delle navi per trasportarla al terminale Lng e la tariffa di liquefazione. Al netto di tutto ciò il gas Usa resta comunque competitivo ma con numeri diversi da quelli prospettati in questi giorni. Infine se alla fine non si taglierà il cordone ombelicale energetico da Mosca – fanno notare alcuni osservatori - l’Italia non rischia di avere fin troppo gas a disposizione? Detto ciò, la necessità di una opportuna diversificazione degli approvvigionamenti, è opinione condivisa sul mercato, induce comunque un ripensamento del portafoglio gas tricolore. Anche per questo la stessa Snam auspica da tempo la realizzazione di un gasdotto pirenaico (il famoso progetto Midcat, bloccato dal 2019 per l’intervento del Governo francese) o in alternativa di una soluzione offshore dalla Spagna all’Italia per sfruttare l’enorme capacità di rigassificazione iberica, oltre 60 miliardi di metri cubi, di cui una parte significativa inutilizzata. In attesa che uno di questi progetti si sblocchi, Snam è comunque pronta a organizzare una spola di navi metaniere da Barcellona al rigassificatore di Panigaglia nel prossimo inverno per massimizzare l’uso di quel terminale. Oltre a ciò c’è il Tap, che potrebbe salire da 7 a 9 miliardi di metri cubi (con il possibile raddoppio in cinque anni), si potrebbe potenziare l'import da Algeria e Qatar, così come riempire all'orlo tutti gli stoccaggi, ma risulta difficile pensare a un inverno 2022 senza le forniture russe (senza contare che disdire un contratto take or pay, di regola, costa penali miliardarie) a meno di misure draconiane sui consumi di gas.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
giovedì 31 marzo 2022
L’Italia per ora guarda al mare: Snam ipoteca una prima nave
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