Il più grande salto all’insù dal dopoguerra, il più forte in tempi di pace,
il più elevato nella storia delle statistiche: l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali nel
febbraio 2022 è aumentato in Germania del 25,9% rispetto allo stesso
mese del 2021. Un anno fa l’indice
era lievemente sotto il 2% mentre
nelle crisi degli anni ’70 non ha superato il 15%. Il dato, reso noto dall’Ufficio Federale di Statistica tedesco ieri, è il terzo da capogiro dopo il
25% a gennaio e il 24,2% a dicembre
2021: rilevato il 15 febbraio, come
sottolinea Destatis, non tiene neppure conto delle fluttuazioni provocate dalla guerra in Ucraina. Il balzo
da record riflette comunque al 50%
i prezzi dell’energia saliti anno su
anno del 68%. Inevitabilmente, a cascata, anche i prezzi al consumo
schizzeranno all’insù in Germania
quest’anno. La Bundesbank è già
pronta a ritoccare l’inflazione 2022
dal 4,5% al 5%. Le ripercussioni dell’invasione della Russia in Ucraina
intanto peseranno sul Pil tedesco, fino a dimezzarne la crescita: a condizione che la guerra non duri troppo
a lungo e senza embargo su gas naturale e petrolio russi.
Un inasprimento delle sanzioni
estese al gas russo, oppure uno stop
deciso da Mosca all’export di energia, oppure ancora una Cina più
ostile verso l’occidente: tutto contribuirebbe al rischio di stagnazione o
recessione in Germania. L’economia tedesca è molto esposta alle importazioni di materie prime e prodotti energetici russi, al peggioramento delle strozzature, alle impennate dell’inflazione, a decoupling
cinese o de-globalizzazione.
La Russia è poco importante come partner commerciale per la Germania: dopo la crisi della Crimea del
2014, le esportazioni tedesche sono
calate del 40%, dal 3% al 2% circa sul
totale. Stando a un rapporto recente
di IfW (Kiel Institut für Weltwirtschaft) in Germania più del 10% delle
importazioni di metalli non ferrosi
provengono dalla Russia; la quota di
nichel e derivati è particolarmente
alta, circa il 25%, mentre il rame rappresenta l’8%, il piombo e l’alluminio il 5 per cento. IfW ha tagliato la
crescita 2022 della Germania dal 4%
previsto lo scorso inverno al 2,1%,ma ha aumentato l’inflazione quest’anno al 5,8%, la più alta dalla riunificazione, e al 3,4% nel 2023.
Anche DZ bank ha tagliato le stime di crescita 2022 della Germania
dal 3% all’1,9% e ha portato l’inflazione al 5% dal 3,9% «a causa della
crisi ucraina, anche se non sappiamo quanto durerà la guerra e non
possiamo stimare l’impatto negativo che avrà sulla Germania, molto
dipendente dal gas naturale e petrolio russi», ha spiegato al Sole24Ore
l’economista per la Germania Dr
Christoph Swonke, secondo il quale
il fattore tempo è chiave. Tanto più
durerà l’incertezza, tanto maggiore
sarà il freno ai consumi delle famiglie (che continueranno a risparmiare) e agli investimenti delle imprese (incoraggiate dal libro degli
ordini a livelli record). «Se le sanzioni dovessero essere estese fino ai
prodotti energetici o se la Russia dovesse decidere di bloccare l’export di
gas e petrolio, l’industria manifatturiera tedesca sarebbe colpita duramente perché i contratti sull’energia hanno clausole che consentono lo stop temporaneo alle
forniture» (non sono tutti fissi). La
Germania dipende dal gas russo per
il 55% del proprio fabbisogno di gas.
Il divieto di importare energia dalla
Russia sarebbe «un vero macigno
per l’industria tedesca, perché equivale al 23% del valore aggiunto lordo. Un taglio della produzione industriale del 10% per esempio provoca una riduzione del Pil del 2%»,
ha spiegato Swonke.
Nel bollettino economico mensile, la Bundesbank ha sottolineato ieri che «a causa dell’invasione russa
in Ucraina è probabile che i problemi
nelle catene di approvvigionamento
si intensifichino di nuovo a partire
da marzo. Sulla scia di guerra e sanzioni, i prezzi dell’energia e delle
materie prime sono aumentati notevolmente, con un impatto negativo sui consumi delle famiglie e sulla
produzione delle industrie ad alta
intensità energetica. Con effetti negativi sul commercio estero e aumento dell’incertezza, la guerra rischia di indebolire in maniera significativa la ripresa economica».
La Germania può contare tuttavia
su ampi spazi di manovra fiscali che
la rendono resiliente alle crisi. Nel
bilancio pubblico, le reazioni alla
guerra in Ucraina faranno crescere
la spesa per difesa, aiuti alle famiglie
a basso reddito, accoglienza dei rifugiati, accelerazione alla decarbonizzazione e diversificazione delle
fonti come l’accordo stipulato sul
gas naturale liquido nel fine settimana con il Qatar, secondo esportatore al mondo di GNL: per IfW nel
2023 il debito/Pil scenderà al 65%
(dal 68% nel 2022) e la disoccupazione calerà al 4,7% (da 5,7% del 2021).
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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