STUPIDA RAZZA

mercoledì 23 marzo 2022

Germania: balzo da record dei prezzi alla produzione

Il più grande salto all’insù dal dopoguerra, il più forte in tempi di pace, il più elevato nella storia delle statistiche: l’indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali nel febbraio 2022 è aumentato in Germania del 25,9% rispetto allo stesso mese del 2021. Un anno fa l’indice era lievemente sotto il 2% mentre nelle crisi degli anni ’70 non ha superato il 15%. Il dato, reso noto dall’Ufficio Federale di Statistica tedesco ieri, è il terzo da capogiro dopo il 25% a gennaio e il 24,2% a dicembre 2021: rilevato il 15 febbraio, come sottolinea Destatis, non tiene neppure conto delle fluttuazioni provocate dalla guerra in Ucraina. Il balzo da record riflette comunque al 50% i prezzi dell’energia saliti anno su anno del 68%. Inevitabilmente, a cascata, anche i prezzi al consumo schizzeranno all’insù in Germania quest’anno. La Bundesbank è già pronta a ritoccare l’inflazione 2022 dal 4,5% al 5%. Le ripercussioni dell’invasione della Russia in Ucraina intanto peseranno sul Pil tedesco, fino a dimezzarne la crescita: a condizione che la guerra non duri troppo a lungo e senza embargo su gas naturale e petrolio russi. Un inasprimento delle sanzioni estese al gas russo, oppure uno stop deciso da Mosca all’export di energia, oppure ancora una Cina più ostile verso l’occidente: tutto contribuirebbe al rischio di stagnazione o recessione in Germania. L’economia tedesca è molto esposta alle importazioni di materie prime e prodotti energetici russi, al peggioramento delle strozzature, alle impennate dell’inflazione, a decoupling cinese o de-globalizzazione. La Russia è poco importante come partner commerciale per la Germania: dopo la crisi della Crimea del 2014, le esportazioni tedesche sono calate del 40%, dal 3% al 2% circa sul totale. Stando a un rapporto recente di IfW (Kiel Institut für Weltwirtschaft) in Germania più del 10% delle importazioni di metalli non ferrosi provengono dalla Russia; la quota di nichel e derivati è particolarmente alta, circa il 25%, mentre il rame rappresenta l’8%, il piombo e l’alluminio il 5 per cento. IfW ha tagliato la crescita 2022 della Germania dal 4% previsto lo scorso inverno al 2,1%,ma ha aumentato l’inflazione quest’anno al 5,8%, la più alta dalla riunificazione, e al 3,4% nel 2023. Anche DZ bank ha tagliato le stime di crescita 2022 della Germania dal 3% all’1,9% e ha portato l’inflazione al 5% dal 3,9% «a causa della crisi ucraina, anche se non sappiamo quanto durerà la guerra e non possiamo stimare l’impatto negativo che avrà sulla Germania, molto dipendente dal gas naturale e petrolio russi», ha spiegato al Sole24Ore l’economista per la Germania Dr Christoph Swonke, secondo il quale il fattore tempo è chiave. Tanto più durerà l’incertezza, tanto maggiore sarà il freno ai consumi delle famiglie (che continueranno a risparmiare) e agli investimenti delle imprese (incoraggiate dal libro degli ordini a livelli record). «Se le sanzioni dovessero essere estese fino ai prodotti energetici o se la Russia dovesse decidere di bloccare l’export di gas e petrolio, l’industria manifatturiera tedesca sarebbe colpita duramente perché i contratti sull’energia hanno clausole che consentono lo stop temporaneo alle forniture» (non sono tutti fissi). La Germania dipende dal gas russo per il 55% del proprio fabbisogno di gas. Il divieto di importare energia dalla Russia sarebbe «un vero macigno per l’industria tedesca, perché equivale al 23% del valore aggiunto lordo. Un taglio della produzione industriale del 10% per esempio provoca una riduzione del Pil del 2%», ha spiegato Swonke. Nel bollettino economico mensile, la Bundesbank ha sottolineato ieri che «a causa dell’invasione russa in Ucraina è probabile che i problemi nelle catene di approvvigionamento si intensifichino di nuovo a partire da marzo. Sulla scia di guerra e sanzioni, i prezzi dell’energia e delle materie prime sono aumentati notevolmente, con un impatto negativo sui consumi delle famiglie e sulla produzione delle industrie ad alta intensità energetica. Con effetti negativi sul commercio estero e aumento dell’incertezza, la guerra rischia di indebolire in maniera significativa la ripresa economica». La Germania può contare tuttavia su ampi spazi di manovra fiscali che la rendono resiliente alle crisi. Nel bilancio pubblico, le reazioni alla guerra in Ucraina faranno crescere la spesa per difesa, aiuti alle famiglie a basso reddito, accoglienza dei rifugiati, accelerazione alla decarbonizzazione e diversificazione delle fonti come l’accordo stipulato sul gas naturale liquido nel fine settimana con il Qatar, secondo esportatore al mondo di GNL: per IfW nel 2023 il debito/Pil scenderà al 65% (dal 68% nel 2022) e la disoccupazione calerà al 4,7% (da 5,7% del 2021).


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