STUPIDA RAZZA

giovedì 31 marzo 2022

Crisi energetica, Draghi sente Putin

 

Di certo non si è trattato di un saluto di circostanza. L’at - tesa telefonata tra il nostro premier, Mario Draghi, e il leader russo, Vladimir Putin (avvenuta ieri pomeriggio), è infatti durata un’ora: ciò significa che i due interlocutori sono entrati nel merito di tutte le questioni più calde legate al persistere del conflitto in Ucraina. Con un dato di fatto incontrovertibile, e cioè che la linea dell’intransigenza e delle sanzioni a oltranza nei confronti di Mosca, propugnata da Usa e Regno Unito, comincia a trovare delle resistenze nell’Europa continentale, resistenze di cui si è finora fatta sommessamente carico la Germania, preoccupata dalla propria dipendenza energetica dalla Russia e consapevole che lo stallo nei negoziati azzopperebbe la ripresa economica in modo fatale. Non a caso è stato per primo il Cremlino, consapevole della posta in gioco, a far uscire una nota coi contenuti salienti del colloquio, scrivendo che «su richiesta di Mario Draghi, V l ad i m i r Puti n ha fornito informazioni su l l ’andamento dei colloqui di pace e sono stati forniti chiarimenti anche in relazione alla decisione di passare ai rubli nei pagamenti per le forniture di gas naturale a diversi Paesi, tra cui l’Ita l i a » . Per quanto riguarda ques t’ultimo punto, il più urgente dal nostro punto di vista, la telefonata è intervenuta in un momento cruciale per l’Ita l i a , che versa notoriamente in condizioni simili a quelle dei tedeschi e non può più procrastinare le scelte fondamentali su come affrontare i diversi possibili scenari per l’approv - vigionamento energetico che si profilano all’orizzonte. Difficile pensare che D ra g h i non abbia messo sul tavolo la questione dell’illiceità della richiesta russa di convertire in rubli i pagamenti delle forniture di gas, che se rifiutata potrebbe portare alla chiusura dei rubinetti. Probabilmente il nostro premier, da ieri, possiede un quadro della situazione più chiaro da questo punto di vista, e potrà assumere una scelta a Roma solo ventilata nelle ultime settimane e annunciata da Berlino: la dichiarazione dello stato di preallarme sulle forniture di gas, che in soldoni significa il razionamento. In mancanza di un tetto europeo al prezzo del gas, su cui i Paesi Ue sono andati in ordine sparso, l’au - sterity potrebbe essere l’uni - ca opzione possibile. Non si può nemmeno escludere, però, che il nostro premier decida di piegarsi al diktat putiniano: la formula utilizzata nella nota del governo italiano si è limitata a registrare che «il presidente Puti n ha descritto il sistema dei pagamenti del gas russo in rubli». Stando ai resoconti di analoghi colloqui con Berlino, si può ipotizzare che il Cremlino sia pronto a concedere più tempo per il passaggio, ma che le controparti si debbano adeguare. Poi, ovviamente, c’è stato il punto della situazione sullo stato dei negoziati tra Mosca e Kiev. Qui D ra g h i , mentre sul fronte interno deve gestire il forte malcontento di Giusep - pe Conte su l l ’aumento delle spese militari e di una parte di M5s sugli stessi aiuti alla resistenza ucraina, sul piano internazionale ha rilanciato il canale diplomatico con Mosca, non esente da tentativi di sabotaggio come quello, non è dato sapere se volontario o preterintenzionale, operato dal presidente americano Jo e B id e n nei giorni scorsi. Nella nota di Palazzo Chigi sul colloquio, l’accento è stato posto sul l’importanza di «stabilire quanto prima un cessate il fuoco, per proteggere la popolazione civile e sostenere lo sforzo negoziale» e sulla «disponibilità del governo italiano a contribuire al processo di pace, in presenza di chiari segni di de-escalation da parte della Russia». 

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