STUPIDA RAZZA

venerdì 18 marzo 2022

I sanitari guariti tornano in corsia ma Speranza può rimetterci in cella

L’ultimo singulto del regime pandemico: il green pass va verso la rottamazione a maggio, ma - dice il ministero della Salute - «non esiste alcun automatismo». E la Pasqua ce la rovinerà lo stesso. A nulla è servito il tentativo della Lega di spedire in soffitta il documento dal 15 aprile, per liberare il fine settimana di Risurrezione. Sarebbe stata una coincidenza troppo suggestiva. Il cdm di ieri ha licenziato il decreto con la tabella di marcia per il superamento delle restrizioni anti Covid. Che non scadranno tutte con lo stato d’emergenza, il 31 marzo. Aprile rappresenterà un periodo di transizione: archiviato il decotto meccanismo dei colori, resterà obbligatorio esibire il lasciapassare, benché nella versione base, quella che si ottiene anche con il tampone, per accedere ai luoghi di lavoro pubblici e privati, alle mense, ai concorsi, ai corsi di formazione e agli eventi sportivi all’aperto. A proposito: gli stadi torneranno al 100% di capienza dal primo del mese. Incredibilmente, verrà ripristinato l’illogico doppio standard sui mezzi pubblici: niente pass sui trasporti locali, ma pass obbligatorio su aerei, navi, treni e autobus che collegano più di due Regioni. Il tutto, peraltro, mentre vengono giustamente parificate le regole sulle quarantene per i contatti a rischio: vaccinati e non vaccinati dovranno limitarsi a girare con le Ffp2 per dieci giorni. L’obbligo di certificato Covid salterà alla fine di questo mese in locali all’aperto, alberghi, banche, poste, sportelli pubblici, negozi e tabaccai. Un colpo al cerchio e uno alla botte: per tutto aprile, infatti, il foglio verde rafforzato sarà richiesto in bar e ristoranti al chiuso, sia al bancone che al tavolo. È la zampata della linea R ic c i a rd i -S p e ra n za , uno strascico persecutorio senza giustificazioni scientifiche. Ed è un altro dei nodi sui quali l’op - posizione del Carroccio, che aveva portato a un’interruzio - ne del cdm, è stata vana. Chi non ha porto il braccio alla patria e desiderasse festeggiare al ristorante, dovrà sperare che Pasqua e Pasquetta siano tiepide e soleggiate. Il super green pass, poi, sarà indispensabile pure in palestre, piscine, centri benessere, convegni, congressi, centri culturali, feste, ricevimenti, spettacoli ed eventi sportivi al chiuso, d i s c ote c h e. Rimarrà addirittura fino a fine anno l’insensata discriminazione tra vaccinati e non vaccinati in Rsa e reparti ospedalieri: le visite a nonnini e parenti malati saranno consentite dal 10 marzo, ma fino al 31 dicembre, i familiari dovranno essere dotati di certificazione rafforzata. Ridicolo: se si trattasse di preservare i fragili da potenziali focolai, semmai bisognerebbe pretendere l’esecuzione di un tampone, indip e n d e nte m e nte dallo status vaccinale dei visitatori. L’obbligo d’i n iezione per gli over 50 scadrà, come previsto, il 15 giugno. Dal primo aprile, però, gli ultracinquantenni dovranno esibire solo il green pass base in fabbriche e uffici: in sostanza, potrebbero decidere di pagare la multa, continuando a lavorare con cicli di test ogni 48 ore. Quanta grazia! Puntura coatta fino al 15 giugno anche per forze dell’or - dine e personale scolastico, mentre l’imposizione durerà fino al 31 dicembre per i sanitari. Almeno, il governo ha messo una toppa sull’a s su rd a esclusione dal lavoro di medici e infermieri guariti: i sospesi saranno reintegrati «sino alla scadenza del termine in cui la vaccinazione» post infezione «è differita», in base alle indicazioni giunte da Roma. Tutto ciò significa che, entro maggio, il foglio verde sarà completamente abrogato, anche sul lavoro? Non proprio: in serata, il ministero della Salute ha chiarito che «non è detto che dal primo maggior verranno meno» mascherine al chiuso e certificato. E allora? Ieri abbiamo scherzato? Era tutta una farsa? D’altronde, lo strumento in sé è stato già prolungato: per chi ha ricevuto tre dosi, o due e dopo è guarito dal Covid, la certificazione ha una «validità tecnica» di 540 giorni, che sarà automaticamente prolungata di altri 540 giorni. Se qualcuno non stesse meditando di rispolverare, prima o poi, l’odioso codice a barre, non sarebbe servita una proroga di quasi tre anni... Nota positiva: dal primo aprile, addio alla Dad. Seguiranno i corsi online solo gli studenti contagiati. Tutti gli altri, inoculati o no, resteranno in aula. L’auto s o r veg l i a n za , con obbligo di indossare la mascherina, scatterà soltanto se saranno registrati più di quattro casi in classe. In caso di sintomi - e a cinque giorni dalla loro comparsa, se essi permangono - gli alunni eseguiranno in autonomia un tampone, il cui esito negativo sarà attestato con autocertificazione. Oltre all’apartheid tra i banchi, viene così sorpassato il farraginoso sistema di monitoraggio in capo alle Asl. Fino al 30 aprile, le mascherine saranno necessarie nei luoghi al chiuso. E sui mezzi di trasporto, verranno esplicitamente richieste le Ffp2. Questo, appunto, non non vuol dire che a maggio si possa organizzare un bel falò con gli insopportabili bavagli. Lungotevere Ripa ha sottolineato che entro il 30 aprile «si deciderà se lasciar decadere il tutto o prolungare ulteriormente». Un discorso a parte lo merita la soppressione delle strutture tecniche ad hoc. Emerge, in effetti, che il bluff riguarda pure la fine dello stato d’emer - genza. A gennaio 2023, presso lo stato maggiore della Difesa, dovrebbe essere costituito «il nucleo iniziale di formazione di un’Unità di gestione» delle future calamità. Intanto, il prossimo 31 marzo, cesserà il mandato del generale France - sco Paolo Figliuoloe sarà sciolto il Cts. Fino al 31 dicembre, però, sarà operativa un’a l tra specifica Unità, inquadrata nel ministero della Difesa e incaricata di adottare «misure di contrasto alla pandemia» e del «completamento della campagna vaccinale». Come ha confermato Mario Draghi, tale organismo sarà autorizzato a prendere provvedimenti, in caso di recrudescenza del virus. In definitiva, si cambiano le parole d’ordine - da «emergenza» a «ordinarietà» - ma la sostanza è sempre la solita. Per di più, sebbene non sia stata introdotta la clausola con cui bloccare le riaperture oltre una certa soglia di contagi, il dicastero di Roberto Speranza , dal prossimo anno, raccoglierà comunque le funzioni dell’Unità affidata alla Difesa. E il ministro manterrà il potere di ordinanza, per «aggiornare linee guida e protocolli» che regolamentano le «attività economiche, produttive e sociali»; potrà altresì «introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, nonché imporre misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti». Anziché la tagliola delle chiusure, la spada di Damocle. Che penderà sulle nostre povere teste.


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