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L'INIZIO DELLA DISGREGAZIONE DELL'UNIONE EUROPEA !
Berlino attiva il piano d’emergenza in caso di stop alle
forniture russe di gas. Da
noi, nonostante lo stato d’allerta, il ministro Roberto
Cingolani dorme. Intanto, il
Cremlino insiste, con Olaf
Scholz e Mario Draghi, sui
rubli per acquistare il metano. E delinea un compromesso: versamenti in euro, convertiti da Gazprombank. Ieri la Germania ha annunciato l’inizio di un
piano di emergenza nel caso in
cui la Russia decida di sospendere le forniture di gas. La mossa non stupisce, ma è giusto sapere che il
piano è stato solo attivato ieri,
pur essendo stato pensato anni fa.
Tutto ha avuto inizio nel
2010, con il regolamento 994
voluto dall’Unione europea,
abrogato successivamente
con la misura 1938 del 2017.
Secondo questo insieme di
norme, ogni Stato membro
dell’Ue deve redigere, con periodici aggiornamenti, tre documenti utili a descrivere i rischi dei sistemi nazionali del
gas naturale, ad attuare precauzioni affinché il rischio sia
mitigato e a gestire situazioni
di crisi. Questi documenti sono la «valutazione del rischio» (risk assessment), il
«piano di azione preventiva»
(preventive action plan) ed il
«piano di emergenza» (emer -
gency plan). In particolare, ieri il ministro tedesco dell’Eco -
nomia, Robert H a b e ck ,ha annunciato l’attivazione del terzo documento.
A sua volta, il piano tedesco
prevede tre livelli di allarme e
ieri Berlino ha deciso di mettere in piedi la prima fase. L’obiettivo è che venga costituita
u n’unità di crisi, controllata
dal ministero dell’Economia,
per monitorare il livello delle
forniture di gas (ad oggi, gli
impianti di stoccaggio del gas
della Germania sono pieni al
26,5% ma il governo vorrebbe
che si arrivasse almeno al 40%
entro il prossimo anno).
Nel frattempo, mentre Ha -
b e ck ha chiesto ai cittadini di
limitare i consumi (anche se
ha ribadito che non c’è ancora
carenza di gas), il governo ha
già in mente le altre due fasi
del piano che riguardano il taglio delle forniture per i settori aziendali meno energivori a
favore di ospedali e case private. Solo in ultima istanza si
chiederebbe ai cittadini di tagliare l’utilizzo del gas.
Il motivo alla base di queste
precauzioni è chiaro. A partire da domani, primo aprile, ai
Paesi ritenuti ostili per la Russia dovrebbe essere chiesto di
pagare il gas in rubli, fatto a
cui tutti i Paesi occidentali -
Italia inclusa - sono contrari.
Il condizionale, in realtà, è
d’obbligo. Ieri il portavoce del
Cremlino, Dmitry Pe s kov, ha
fatto sapere che i Paesi compratori di gas non saranno obbligati a passare ai rubli già da
domani perché «i pagamenti
e la consegna sono un processo che richiede tempo». Intanto, il cancelliere tedesco,
Olaf Scholz, e il presidente
russo, Vladimir Putin, si sono
sentiti per parlare di nuovi
negoziati legati proprio al pagamento del gas. Secondo
quanto riferisce il Cremlino, i
due leader avrebbero concordato sul fatto che un eventuale pagamento in rubli non vanificherebbe la validità dei
contratti in essere, tema che
sempre ieri sarebbe stato discusso anche durante una telefonata con Mario Draghi.
L’idea proposta dalla Russia, sarebbe quella di avere un
pagamento comunque in rubli, ma a un cambio prestabilito deciso dalla Banca centrale russa. «Solo la valuta di pagamento sta cambiando, la
valuta del contratto no», ha
detto una fonte all’age n z i a
Reuters. Per esempio, per gli
accordi conclusi in euro, il pagamento dovrebbe essere effettuato al tasso di cambio ufficiale rublo/euro fissato dalla
Banca centrale russa, ha ribadito la fonte. In definitiva, Pu -
ti n avrebbe fatto concessioni
sulla tempistica di adeguamento alla richiesta di Mosca,
ma questa sarebbe stata ribadita e, in modalità da stabilire
nei dettagli, accettata dalle
c o ntro pa rt i .
Invero, lo schema proposto
è solo una delle opzioni. Secondo una terza fonte russa
citata da Reuters, Gazprombank, la terza banca più grande della Russia, potrebbe servire come intermediario per
le transazioni tra gli acquirenti di gas e Gazprom. Il portavoce di S ch ol z ha spiegato
che, secondo lo zar, «per i partner europei non cambierebbe nulla», poiché il pagamento avverebbe sempre in euro e
poi Gazprombank convertirebbe la cifra in rubli. S ch ol z e
Puti n hanno ribadito l’inten -
zione di risentirsi per raggiungere un compromesso
definitivo che al momento
non esiste. Intanto, Puti n do -
vrà parlare anche con Gazprom e con la Banca centrale
russa per capire come attivare la procedura, se davvero alcuni Paesi europei accetteranno di pagare nella valuta
russa.
Fatto sta che Gazprom, che
rappresenta il 40% delle importazioni di gas europee, pur
non rivelando i prezzi del gas
paese per Paese, ha pianificato di far pagare ai Paesi occidentali una media di 296 dollari per 1.000 metri cubi ques t’anno, dai 280 dollari del
2 02 1 .
D’altronde, la sola notizia
de ll ’attivazione di un piano
preventivo da parte della Germania ha fatto salire il prezzo
del gas all’hub di Amsterdam
del 13%, portandolo a 122 euro
per megawattora.
La reazione del mercato è
motivata dai timori sugli effetti di uno stop alle forniture
di gas per l’economia tedesca.
Secondo diversi esperti, la
chiusura dei rubinetti potrebbe portare a una recessione della locomotiva tedesca e
a un’ulteriore crescita dell’in -
flazione, cioè dell’aum ento
dei prezzi combinato con la
diminuzione del potere d’ac -
quisto. Stando alle stime, in
caso di stop alle forniture, i
livelli del costo della vita potrebbero raggiungere circa il
9% rispetto agli attuali valori
intorno al 5,5%, diventando
quindi tra i più alti del Vecchio continente.
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