STUPIDA RAZZA

venerdì 18 marzo 2022

Speranza nega la realtà e ci lascia il pass


 Non riesce proprio a mollare il guinzaglio, il ministro della Salute, Roberto Speranza. In un surreale question time alla Camera, ha magnificato la campagna vaccinale e l’uso del green pass. Il responsabile del dicastero ha poi annunciato un «cronoprogramma» per una lenta uscita dallo stato di emergenza.Sbagliare è umano, perseverare è S p e ra n za (nel senso di Roberto). Mentre le terapie intensive sono al minimo (ancora ieri sera: appena un 5% di posti occupati), mentre tutto il mondo ha già riaperto da tempo, quando invece qui da noi il protrarsi delle restrizioni ha già compromesso anche le prenotazioni turistiche di Pasqua (oltre a tutti i danni dei mesi passati), il ministro della Salute, presentandosi ieri alla Camera per il question time, anziché fare mea culpa, ha esaltato le scelte compiute, perfino negando l’evid enza: «Grazie al green pass abbiamo evitato chiusure come invece accaduto in altri Paesi», ha testualmente detto S p e ra nza , ormai pronto a riscrivere la storia. Poi il ministro ha magnificato gli altissimi numeri della vaccinazione: «Se siamo in una fase nuova è grazie alla campagna di vaccinazione […]. Il numero di vaccinati nel nostro Paese è tra i più alti di Europa e dell’intero mondo: il 91,31% delle persone sopra i 12 anni ha avuto una prima dose; l’89,64% degli over 12 ha avuto anche la seconda dose. […] Stamani siamo a 38.276.576 dosi». Tutte ragioni ulteriori – se ci fosse un minimo di razionalità – per dare uno stop definitivo alle restrizioni. E invece no: su questo terreno Speranza si è limitato a un laconico preannuncio relativo al Consiglio dei ministri di oggi, «che definirà un cronoprogramma di accompagnamento di uscita dallo stato di emergenza che non verrà rinnovato». In estrema sintesi, secondo anticipazioni convergenti, le notizie davvero buone saranno essenzialmente due, peraltro ovvie e scontatissime: il mancato rinnovo dello stato d’emergenza (in scadenza a fine mese) e la pressoché immediata eliminazione del green pass per le attività all’aperto (dove la cosa è sempre stata senza alcun senso, peraltro). Tutto il resto delle decisioni, a meno di sorprese, avrà le caratteristiche della estrema lentezza e soprattutto della parzialità. Esempi? Primo: da inizio aprile, nei luoghi di lavoro, dovrebbe bastare il green pass base. Ma ciò vuol dire che i non vaccinati dovranno sottoporsi a una raffica di tamponi, ogni 48 ore. Secondo: anche al chiuso (trasporti, hotel, spettacoli) si dovrebbe passare al green pass base, con il medesimo problema per i non vaccinati. Terzo: non si comprende cosa accadrà a metà giugno, alla scadenza formale dell’obbligo vaccinale. Quarto: si continua a non capire che queste restrizioni striscianti (attenuate ma in qualche misura destinate a durare per molte altre settimane) saranno un potente disincentivo per il turismo, specie per quello straniero (potendo scegliere, un turista non va certo dove il quadro di regole è più rigido). Quinto: non si vede ancora il momento in cui verrà meno il totem della mascherina al chiuso. Sesto: come La Verità ha spiegato ieri, Speran - za sta spingendo per una clausola che consenta di ripristinare automaticamente regole più rigide in caso di aumento dei contagi. (🤔🤔🤔) Insomma, siamo ancora nell’area della libertà vigilata e condizionata, non di più. Eppure, ieri, non sono state poche le spinte a favore di una riapertura più coraggiosa. Matteo Bassetti (Malattie infettive, San Martino di Genova) ha chiesto l’eliminazione totale del green pass: «Il virus circola e aumentano i contagi che potrebbero anche salire a 100- 200.000 al giorno, ma dovremo abituarci a questo su e giù. Se questo incremento non porta a un aumento dei ricoveri da malattia grave, non dobbiamo preoccuparci e quindi si deve aprire tutto. Il green pass deve essere mandato in soffitta, mentre terrei l’obbli - go di vaccino per gli over 50 fino al 15 giugno. Ma togliamo il green pass, non solo il super ma anche quello base. E poi togliere le mascherine e tornare alla vita di prima». Discorso analogo da parte delle Regioni, per bocca di Massi - miliano Fedriga: «Dobbiamo procedere verso la normalizzazione: proprio per questo, le Regioni hanno sottoposto al governo una proposta […] con l’obiettivo che, ove le condizioni epidemiologiche lo permettano, si possa già ipotizzare l’abbandono delle restrizioni entro Pasqua». In particolare, le Regioni spingono per l’abo - lizione del bollettino quotidiano, l’isolamento solo per i sintomatici e il monitoraggio dei posti letto settimanale. Di più: un monito importante è arrivato dagli organismi europei che si occupano di privacy (Edpb e Edps), che non hanno detto un no di principio alla proposta della Commissione Ue di estendere nel tempo le norme esistenti sul certificato Covid europeo, ma hanno aggiunto un caveat rilevan - tissimo: serve una costante valutazione «per assicurare il rispetto dei principi generali di efficacia, necessità e proporzionalità». La Privacy Ue lamenta che tale valutazione non sia stata svolta, e insiste affinché sia sottoposto al Parlamento un report sull’impat - to di queste regole «sulla facilitazione del libero movimento, sui diritti fondamentali e sulla non discriminazione». E ancora: «Ogni restrizione al libero movimento delle persone […], inclusa la richiesta di presentare certificati Covid, dovrebbe venir meno non appena la situazione epidemiologica lo consenta». Di qui la richiesta di una valutazione continua di «quali misure rimangano efficaci, necessarie e proporzionate». Come dire: se non c’è beneficio, non si dovrebbe insistere.


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