STUPIDA RAZZA

venerdì 29 aprile 2022

Il governo ci imbavaglia fino a metà giugno

 

Alla fine hanno deciso. Di non cambiare quasi nulla. Il massaggio propagandato è che da domenica termina l’obbligo delle mascherine al chiuso, ma ci vuole poco per capire che tolgono quello che già non c’era e lasciano ancora restrizioni. L’emendamento al decreto Riaperture, approvato in commissione alla Camera e inserito ieri sera in un’ord in an za ponte del ministro alla Salute, Roberto Speranza, mantiene fino al 15 giugno la Ffp2 su tutti i mezzi pubblici (tram, arei, treni), in cinema, teatri, sale da concerto, locali di intrattenimento e musica dal vivo, eventi e competizioni sportive. Da dove sparisce, dunque? Da bar e ristoranti al chiuso, dove non era più obbligatoria visto che per le consumazioni al tavolo o al banco non serviva il bavaglio. Resta, invece, nei luoghi di lavoro senza distinzione tra pubblico e privato, seppure travestita da raccomandazione, perché se imprese e sindacati non modificano i protocolli in scadenza, e non si ritrovano per nuovi accordi, la mascherina chirurgica o la Ffp2 continuano a essere considerate un utile presidio di sicurezza in ufficio e in f abb r ic a . Il dispositivo di protezione continuerà a penalizzare i bambini, costretti a indossarlo fino al termine dell’a nn o scolastico. Diciamolo pure, anche questa non è una novità. Il decreto Riaperture l’ave - va stabilito il 24 marzo, che in aula e nelle zone comuni sarebbe rimasto sino al termine delle lezioni «l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo chirurgico, o di maggiore efficacia protettiva, fatta eccezione per i bambini sino a sei anni di età, per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso dei predetti dispositivi e per lo svolgimento delle attività sportive». Quello che si sperava, era almeno un ripensamento sull’obbligatorietà nella scuola d’infanzia per chi ha già compiuto i sei anni, ed è costretto a stare mascherato in mezzo agli amichetti che respirano liberamente. Invece, nulla di f atto. Bisognerà tenere la mascherina anche per entrare nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, dagli ospedali alle residenze sanitarie, dagli hospice alle strutture riabilitative, almeno fino al prossimo 15 giugno. Poi gli esperti del ministro della Salute valuteranno eventuali proroghe, incuranti dell’estate che avanza e del rischio sempre più ridotto della diffusione dei conta g i . Da domenica il green pass non servirà più per aprire le porte di ristoranti e locali al chiuso, con grande dispiacere di Walter Ricciardi, consulente di S p e ra n za , convinto che abbia ancora «una duplice valenza», ovvero incentivare la vaccinazione e «aiutare a proteggere i fragili nella loro vita sociale». In quale modo lo sa solo l’ex presidente dell’Iss, visto che i cittadini con tre o quattro dosi di anti Covid si infettano ugualmente e contagiano, a dispetto dell’o d io s o lasciapassare oggi accantonat o. Certificato verde non più necessario in bar, ristoranti, palestre, congressi, mentre sarà ancora richiesto fino al 31 dicembre per le visite in ospedale e Rsa e per coloro che vi lavorano. Nella forma base servirà per viaggiare, attestando vaccinazione, guarigione o tampone negativo. «Sono personalmente soddisfatto del risultato raggiunto», ha commentato il sottosegretario alla Salute, Andrea Cos ta , sostenendo di aver sempre detto che «ci fossero le condizioni per proseguire nel graduale ritorno alla normalità. L’inizio di questa fase nuova è coerente con la responsabilità dimostrata dagli italiani che hanno imparato a convivere con il virus con grande consapevolezza. È un atteso messaggio di fiducia per i cittad i n i » . Risulta piuttosto comico sentir palare di fiducia accordata una tantum, quando la maggior parte dei Paesi europei ha già abbandonato restrizioni e uso di mascherine. Sottolineare, come ha fatto C o s ta , che «oggi ci sono le condizioni per dire che sarà certamente u n’estate senza restrizioni. Poi, con il passare dei mesi e delle settimane, valuteremo lo scenario», in realtà è ancora una volta cercare di frenare, di impedire il rientro alla normalità. Già Ricciardi ci ha detto che «una dose di richiamo a ottobre dovremo farla tutti», non solo i più fragili, se poi appena si apre già pensiamo a richiudere allora è fare continuamente il gioco del ministro S p e ra n za , che non dichiarerebbe mai il fine epidemia. Così come fa l’i m mu n o l oga Antonella Viola, sempre pronta a ricordarci che «il virus non è scomparso, continua a circolare e non abbiamo idea di quello che accadrà, come si presenterà a settembre ottobre». Ieri c’è stato un nuovo calo delle positività, dei ricoveri ospedalieri e nelle terapie intensive, tutti segnali che bisogna allentare la tensione sanitaria, eppure al ministero della Salute non ci sentono proprio. Non ci sente nemmeno Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che fino all’ultimo ha tuonato: «Sarebbe una follia abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso, in particolare se affollati e/o scarsamente areati, e sui mezzi pubblici». Il gastroenterologo è stato accontentato, il divieto di muoversi senza è rimasto sul bus e al cinema, ma non solo. Ricordiamo, inoltre, che fino al 31 dicembre 2022 resterà in vigore l’obbligo vaccinale per i sanitari, mentre scade il 15 giugno quello per le forze dell’ordine, le forze armate, il personale della scuola e dell’università e per gli over 50 che se non vaccinati, continueranno nel frattempo a ricevere avvisi di pagamento della multa di 100 euro. Tutto questo non è ancora normalità. 

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