STUPIDA RAZZA

venerdì 29 aprile 2022

Industria, prima frenata dell’Emilia Romagna



Un luogo e una ricorrenza simbolici hanno fatto ieri da cornice al passaggio di testimone tra Pietro Ferrari, da luglio 2017 al vertice di Confindustria Emilia-Romagna, e la nuova presidente, l'imprenditrice parmense del settore alimentare Annalisa Sassi, eletta all'unanimità per il quadriennio 2022-2026. Il luogo simbolo è l'Opificio Golinelli, la cittadella della scienza donata alla comunità bolognese da Marino Golinelli. La ricorrenza è quella dei 50 anni di Confindustria Emilia-Romagna, fondata nel 1972 contestualmente all'istituzione delle regioni. E come tutti i giubilei, ricorda l'arcivescovo Matteo Maria Zuppi, anche quello di Confindustria «non è occasione di festa ma di ripensamento, perché non ci si può far dominare dal tempo. Il tempo va capito e contato per orientare il cammino e scegliere di migliorare continuando a costruire con sacrificio«. Il cammino che la via Emilia ha fatto in questi 50 anni è ben visualizzato nel titolo della giornata “Radici e valori per il futuro” e condensato nel rapporto che Confindustria ha presentato ieri, grazie alla collaborazione scientifica di Prometeia. Si scopre così che dal 1972 a oggi l'Emilia-Romagna ha più che raddoppiato produttività, Pil e ricchezza delle famiglie restando fedele alla tradizione manifatturiera dei distretti e delle filiere (l'industria contribuisce ancora oggi al 28% del valore aggiunto e la meccanica assorbe metà della forza lavoro). Ma dai primi anni Duemila il meccanismo di crescita si è inceppato, la capacità di generare e distribuire benessere è diminuita, mentre sono salite di 2 gradi le temperature. «Siamo in un periodo difficilissimo e imprevedibile – ammette Ferrari -. Due anni e mezzo di pandemia, la crisi energetica e ora la guerra mettono a dura prova la nostra resilienza». I dati diffusi ieri da Unioncamere e Prometeia confermano che l'Emilia-Romagna, dopo aver guidato la crescita del Paese nel 2021 (con un +7,3% del Pil), quest'anno si fermerà al +2,4%, 0,7 punti al di sotto delle previsioni fatte tre mesi fa. Ma il vero cappio alla crescita della via Emilia è la demografia. In una regione di 4,4 milioni di abitanti, ci sono due anziani ogni 5 persone in età lavorativa, il doppio rispetto a 50 anni fa, la natalità si è dimezzata, l'immigrazione è cresciuta (dallo 0,4 al 12,7% della popolazione) ma non abbastanza da colmare la domanda di competenze delle imprese. Il numero dei diplomati è salito dal 7 al 44% e quello dei laureati dal 2 al 16% dal 1972 a oggi, ma solo un quinto dei 15mila universitari sceglie percorsi Stem. Tremila ragazzi, solo mille in più rispetto ai laureati in materie tecnico-scientifiche di inizio anni Settanta. Ed è questa la sfida che la neopresidente Sassi si impegna a portare avanti nel suo mandato: «Giovani e formazione saranno la chiave di volta del nostro futuro». 

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