STUPIDA RAZZA

giovedì 28 aprile 2022

Il virus in Cina spaventa le Borse Tamponi per 20 milioni di persone

 

Test di massa e code ai supermercati per poche decine di casi Covid. Lo spettro di Shanghai, in lockdown dallo scorso 28 marzo, spaventa Pechino dove ieri sono cominciati i tamponi di massa per circa 20 milioni di cittadini, su una popolazione totale di 23 milioni. Il Paese del Dragone, per fermare la trasmissione dell’infezione da Covid, non abbandona la strategia di «tolleranza zero dinamica», sempre utilizzata nei confronti del virus per eradicarlo completamente, anche se contro la variante Omicron BA non sembra avere un rapido successo. Malgrado ciò, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri Wa n g We n bi n , «la Cina non cederà, ma avanzerà nella guerra per bloccare la variante». Da venerdì scorso i contagi nella capitale della Cina sono stati una settantina e più della metà, 46, si sono registrati nella zona di Chaoyang dove vivono 3,45 milioni di persone, tra cui molti stranieri. Una ventina di casi in una scuola media, immediatamente chiusa. «Per arginare risolutamente il rischio di diffusione dell’epidemia e proteggere efficacemente la salute dei cittadini, si è deciso di ampliare ulteriormente l’am - bito dello screening sulla base dei test effettuati nel distretto orientale di Chaoyang», ha detto lunedì sera un portavoce del governo municipale di Pechino, annunciando la sospensione di tutte le attività che prevedono assembramenti, come spettacoli teatrali, eventi sportivi e mostre. Vietati anche conferenze e banchetti nuziali nelle aree centrali, e altre attività a scopo promozionale. Sospesi anche i corsi di formazione in presenza, decisione presa poche ore dopo la visita del presidente Xi J i n pi n g nell’Università del Popolo, in uno dei più noti atenei cinesi. I risultati dei test effettuati fino a ieri, su un campione di 526.457 persone, hanno dato esito negativo ma fino al 30 aprile, hanno annunciato le autorità sanitarie, verranno condotti tre cicli di test in 11 distretti, da quelli centrali a quelli più periferici dell’i mmensa Pechino. Oltre alle file per i tamponi, sono subito cominciate le lunghe code fuori dai supermercati e dai negozi per fare scorte, nonostante le assicurazioni del governo che ci sia cibo a sufficienza per affrontare un eventuale nuovo blocco. Non sono mancate neanche scene di isteria e di panico tra i cittadini terrorizzati dall’esempio di Shanghai dove ieri sarebbero terminati i test di massa sui 25 milioni di abitanti e dove si aspetta la decisione della municipalità locale ovvero se il lockdown totale, cominciato lo scorso 28 marzo, sarà confermato oppure no. Anche perché, nel fine settimana, malgrado le feroci restrizioni, i casi sono aumentati con 19.000 nuovi positivi e 51 morti, numero forse inferiore a quello effettivo. E i residenti sono esasperati e sui social manifestano la loro frustrazione. Proprio nel weekend sono stati installati allarmi elettronici sulle porte di molti condomini per impedire alle persone infette di uscire mentre c’è stata l’evacua - zione forzata di residenti dalle loro case, per eseguire procedure di disinfezione. Inoltre, sono state erette, durante la notte, in alcune parti della città, barricate verdi, una sorta di gabbie metalliche, che impediscono ai residenti di lasciare le proprie abitazioni. Il timore di un lockdown a Pechino si è riverberato anche sui mercati, con i ribassi più pesanti registrati dalle Borse cinesi su cui già pesano le incertezze della guerra in Ucraina ma soprattutto il blocco a Shanghai. E se nel porto della megalopoli cinese, il principale snodo planetario per volume di affari, sono ferme attualmente 500 navi portacontainer, l’hub finanziario pechinese, da solo, vale il 5% del Pil nazionale. 


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