STUPIDA RAZZA

venerdì 29 aprile 2022

Vincere o trattare? Ora gli Usa hanno dubbi

«Finché continueranno gli assalti e le atrocità, continueremo ad aiutare Kiev». L’ha giurato ieri Joe Biden, che chiede al Congresso il via libera per altri 33 miliardi di dollari di sovvenzioni al Paese invaso da Vladimir Putin. Ma alla retorica oltranzista, l’i n qu i - lino della Casa Bianca, che era stato capace di evocare il cambio di regime a Mosca, comincia ad associare cenni di prudenza: «Non stiamo attaccando la Russia,ma aiutiamo l’Ucraina a difendersi», è stato il distinguo del presidente. Sleepy Joe è alle prese con enormi grattacapi politici. Nei sondaggi precipita: la media delle rilevazioni registra un 52% di cittadini scontenti del suo operato. «I due terzi degli americani non vogliono un intervento militare contro la Russia», ricorda alla Ve rità il giornalista statunitense A ndrew Spannaus. «E anche se una leggera maggioranza è favorevole a supportare la resistenza, i più pensano che il presidente farebbe meglio a occuparsi dei problemi interni. Ogni volta che si alzano i toni, anzi, aumenta la preoccupazione che si arrivi a uno scontro aperto». Ieri, intanto, per B id e n è arrivata una pessima notizia sul fronte economico: la crescita Usa, nel primo trimestre del 2022, si è inaspettatamente contratta. È la prima volta che accade da metà 2020. Come se non bastasse, la sinistra liberal fa le bizze: la deputata Alexandria OcasioCor tez, star dei dem radicali, ha votato contro una legge per sequestrare i beni degli oligarchi. In vista delle elezioni di medio termine, il quadro non è roseo. E non si dimentichi che, a B id e n , la sponda del Cremlino serve per rilanciare il dialogo sul nucleare con Teheran. Per far breccia in Iran, persino il diavolo torna utile. Questi fattori potrebbero contribuire ad aprire una breccia nelle posizioni massimaliste d’Oltreoceano. Vi accennava ieri Il Messaggero, citando l’esperto della Luiss Germano Dottori: mentre continuano la guerra per procura contro Puti n , gli americani starebbero segretamente lavorando con i russi per definire le nuove frontiere dell’Ucraina. In parole povere, per spartirsi il Paese. L’idea, ovviamente, è di lasciare al Cremlino Donbass e Crimea. Ma al di là del possibile punto di caduta, l’indiscrezione è rilevantissima di per sé: proverebbe che, al netto dei proclami marziali, a Washington si stanno convincendo che si dovrà trovare un accordo con lo zar. I più accorti avevano già notato un certo stridore tra le dichiarazioni di Antony Blinken e quelle di Lloyd Austin, capo del Pentagono, a margine del vertice di Ramstein. Mentre costui esplicitava che l’obietti - vo degli Stati Uniti è indebolire la Russia e annichilirne il potenziale bellico, il segretario di Stato apriva all’ipotesi di un’Ucraina neutrale. Quali conclusioni trarre? Che, ridimensionate le ambizioni di vittoria totale, gli americani sono tornati al proposito di limitare l’avan - zata russa, per poi trattare da una posizione di maggior forza? È plausibile, sebbene un «alto funzionario dell’am ministrazione Biden», ieri, abbia rimarcato che gli Usa sono pronti «a fornire all’Uc rai n a ciò di cui ha bisogno per vincere». Fatto sta che, nel Donbass, i russi avanzano: lo evidenzia l’ultimo resoconto della Rivi - sta italiana difesa. E la rapida evoluzione della situazione sul campo può determinare altrettanto repentini riadattamenti della strategia. Si è rotto l’idillio tra settori militari e amministrazione Usa? Secondo lo storico G iu l io Sap el li , invero, «quello tra B li nken e Aus ti n è un gioco delle parti. Il discorso di Ja n et Yel l e n , da fine politica, sui pericoli di un embargo sul gas russo, era legato ai timori di un aumento dei prezzi del gallone e, dunque, di una débâcle di Bi - den al midterm. Mi pare che le cuspidi della finanza abbiano visto chiaramente che bisogna raggiungere un compromesso». Anche perché «più si aspetta, più si muore da entrambe le parti e più territorio occupano i russi», sottolinea S pa n n au s . «A livello politico, il dissenso sulla linea di sostegno all’Ucraina è quasi nullo. Alcuni accademici e commentatori, invece, iniziano a mettere in guardia sul rischio che Puti n arrivi a impiegare testate nucleari tattiche. E su Ne - wsw e ek sono usciti alcuni articoli, di cui ho parlato su Tran - satl a n tic o.i n fo, nei quali un analista dell’intelligence della Difesa spiega che Mosca non sta conducendo una guerra totale, bensì una guerra di posizione. E che, pertanto, è giusto avviare una trattativa». Dalla Russia, qualche mano si tende. Puti n ha comunicato che proprio Crimea e Donbass sono la base minima per una pace. E ieri l’altro, il dicastero degli Esteri ha pubblicato una foto di Paolo VI con An drey G ro myko, ministro sovietico, risalente a un incontro in Vaticano del 1966: «Due mondi così diversi», recitava la didascalia, «che riuscirono ad avviare un dialogo costruttivo: una lezione da imparare». Eloquente. Le vere variabili, in Occidente, sono Londra e Kiev. Per i britannici, protrarre il conflitto significa inguaiare l’Ue, dalla quale hanno divorziato, accreditarsi come riferimento per i Paesi antirussi dell’Est e mandare un segnale a Pechino, a proposito degli assetti securitari asiatici. Ne ha discusso Liz Truss, ministro degli Esteri inglese, alludendo a una «Nato globale», che presieda anche all’area indopacifica. Se Washington e la Russia stessero sul serio disegnando mappe segrete, pertanto, nell’a n gl osfera si delineerebbe una sostanziale divergenza. Non sarebbe una novità, ci rammenta Sa p el l i : «I rapporti in realtà sono sempre stati litigiosi: cooperare per competere». Quanto agli ucraini, è difficile immaginarli accettare supinamente lo smembramento della loro nazione. Perciò nel Donbass si continua e si continuerà a combattere. La soluzione non è imminente: la guerra «può durare mesi o anche di più», sospirano dalla Casa Bianca. Ogni contendente è ancora primariamente interessato a incamerare quante più conquiste possibili - in ballo, ad esempio, ci sono il destino di Odessa e gli sbocchi sul mare di Kiev. Lo scenario, per americani e russi, sarebbe il seguente: davanti a tutti ci si combatte; al riparo da occhi indiscreti ci si parla. Prima o poi arriverà l’agognata stretta di m a n o?


Nessun commento:

Posta un commento