STUPIDA RAZZA

giovedì 28 aprile 2022

Russia: rischio nucleare Gli Usa: Putin va battuto

 

La guerra non è più, e non soltanto, un confronto militare tra Russia e Ucraina. Ha già assunto i contorni di un imponente conflitto per procura in cui gli Stati Uniti sembrano aver scelto anche il loro obiettivo a medio lungo termine: fermare l’avanzata russa sul campo, ma in modo tale da ridimensionare la macchina da guerra del Cremlino negli anni a venire. Le parole del Segretario della Difesa americano Lloyd Austin a Ramstein, in Germania, aprendo un vertice straordinario a sostegno dell’Ucraina con 40 Paesi, non lasciano spazio a molte altre interpretazioni. Gli Stati Uniti hanno promesso di «smuovere mari e monti» per aiutare l’Ucraina a sconfiggere la Russia, ha sottolineato Austin. E mari e monti sono armi, armi e ancora armi. Sempre più costose e sofisticate. Si sperava che la diplomazia riacquistasse forza. Invece, il giorno dopo il più drammatico ed esplicito messaggio – o minaccia - da parte di un alto rappresentante del Governo russo - ovvero quel «considerevole rischio di un conflitto nucleare» pronunciato dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov – i toni non si sono raffreddati. Tutt’altro. Il copione è stato disegnato. A minaccia si risponde con minaccia. In un crescendo la cui fine ancora non si vede. Chiamarla guerra tra due Stati ormai è improprio. L’invasione Russa in Ucraina si è trasformata in un conflitto per procura. Ed i conflitti per procura non durano mai pochi mesi. Soprattutto quando sono in campo due potenze mondiali. L’invasione russa dell’Afghanistan lo aveva insegnato (1979-1989). La recente guerra in Siria (2011-2019) lo ha confermato. Ciò che sta accadendo oggi, tuttavia è ancor più pericoloso. Perché in ballo c’è l’Europa, c’è la determinazione di un leader russo, Vladimir Putin, pronto ormai a tutto pur di non retrocedere di un passo, e l’allettante – forse irripetibile - occasione per gli Usa di infliggere un colpo al loro storico nemico da cui non si riprenderà per molti anni. Preoccupata per l’evolversi, in negativo, degli eventi, anche la Cina, che finora non ha mai condannato esplicitamente l’invasione russa, ha rotto gli indugi: «Nessuno vuole assistere allo scoppio di una terza guerra mondiale», ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. «Tutte le parti - ha detto - dovrebbero sostenere il dialogo e i negoziati per evitare un’escalation del conflitto, evitare che l’Europa e il mondo paghino un prezzo maggiore». Il pericolo di un incidente capace di dar fuoco alle polveri si annida dietro l’angolo. I Paesi membri della Nato sono attenti a non esporsi direttamente con soldati e mezzi in territorio ucraino. Non intendono creare quel casus belli tanto temuto capace di legittimare una riposta di Mosca. Ma al contempo forniscono armamenti altamente sofisticati al solo scopo di infliggere un danno alle forze russe. Con il passare delle settimane gli Usa stanno mostrando le determinazione ad impegnarsi in un titanico ponte militare, inducendo gli altri alleati della Nato a fare altrettanto, come non si vedeva da decenni. Curioso che una delle armi più semplici e datate, ovvero quei missili a spalla “stinger” che avevano fatto strage di elicotteri russi in Afghanistan, e che stanno arrecando molti danni ancora all’esercito di Mosca, sono andati quasi esauriti. Le forniture statunitensi si sono ridotte e la produzione di più armi antiaeree deve affrontare ostacoli significativi. Finora la Russia non ha minacciato a chiare lettere di voler compiere rappresaglie contro obiettivi militari nei Paesi europei che farebbe scattare la clausola di difesa (art. 5) da parte di tutti i Paesi dell’Alleanza contro l’aggressore . Il Cremlino ritiene invece obiettivi legittimi e quindi qualunque sul territorio ucraino. Le cose, dunque, non si stanno mettendo affatto bene Il muso contro muso tra Nato e Russia non è una buona notizia. Né per l’economia mondiale, ancora meno per quella ucraina, né per la popolazione di uno Stato in cui ormai quasi un quarto della popolazione ha abbandonato le proprie case (i rifugiati in Europa hanno superato i 5 milioni). Entrati nel terzo mese di guerra la parola pace non sembra andar più di moda. Lo dimostra la missione a Mosca del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. L’Onu ha chiesto di stabilire un «cessate il fuoco per trovare una soluzione, che finora non è stata trovata», ha puntualizzato Guterress dopo aver incontrato Lavrov . «I colloqui vanno avanti, si tengono online, speriamo che ci siano risultati positivi. Ma senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non è possibile firmare garanzie di sicurezza sull’Ucraina», ha poi detto il Putin incontrando Guterres. Davanti ad una minaccia che potrebbe configurare, nello scenario peggiore, anche un confronto nucleare, il Pentagono mostra preoccupazione. «Monitoriamo con attenzione e prendiamo seriamente le minacce nucleari da parte della Russia», ha precisato il capo dello stato maggiore congiunto Usa, Mark Milley. Il terzo mese di guerra non promette nulla di buono. Il quarto potrebbe essere perfino peggiore. Così il quinto.

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