La guerra al Covid a ogni costo messa in atto dalla Cina non accenna ad attenuarsi. E anzi, dopo Shanghai, si prospetta un’altra serrata draconiana. A Pechino (21 milioni di abitanti) infatti, qualche decina di nuovi casi (51 domenica, 29 ieri) agita le autorità, che hanno definito la situazione epidemiologica «cupa». Il presunto epicentro dei casi sarebbe Chaoyang, quartiere della capitale dove si trovano uffici, ambasciate e centri commerciali di lusso. Per proteggere le altre zone della capitale, quindi, il governo ha avviato una strategia di tracciamento monumentale: i 3,5 milioni di residenti nel distretto tre tamponi in sei giorni per poter entrare in ufficio o uscire di casa. In alcuni quartieri, inoltre, sono già state abbassate le serrande di ristoranti, locali e cinema. Lo screening a tappeto, inevitabilmente, farà alzare il numero di nuovi contagi rilevati, così i cittadini della capitale hanno assaltato i negozi di generi alimentari in vista di un nuovo probabile lockdown. Le immagini e i racconti agghiaccianti che circolano da un mese sulle condizioni di vita a Shanghai (metropoli da oltre 26 milioni di abitanti) terrorizzano infatti i cittadini cinesi, specialmente quelli della capitale: a milioni di cittadini è stato infatti impedito uscire di casa, senza adeguati rifornimenti di vivere, altri, se positivi, sono stati portati a forza, anche venendo separati dai figli, in centri di isolamento, stipati in stanzoni sempre illuminati e in condizioni igieniche critiche, mentre i loro animali domestici sono stati soppressi. Nonostante l’assedio, i casi a Shanghai non sono crollati, dimostrando ancora una volta l’inutilità della strategia «Zero C ov id » . Un fallimento che il governo continua a nascondere, assicurando anzi di voler continuare a intraprendere ogni misura necessaria contro il Covid: «Di fronte alla variante Omicron, la Cina non cederà, ma avanzerà nella guerra» ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Wa n g We n bi n , in risposta a una domanda sui timori di lockdown a Pechino, pur riconoscendo l’impatto sull’economia. Il giro di vite ha infatti preoccupato gli investitori e destabilizzato le Borse. Ieri Hong Kong cedeva il 3,3%, Shanghai il 5,1% e Shenzhen il 6,5%. In forte calo anche Tokyo (-1,8%) e Seul (- 1,5%). Male anche le europee. Il rischio di una riduzione della domanda di Pechino ha causato una forte discesa anche delle quotazione delle materie prime, contesto già reso incerto dalla guerra in Ucraina. A Shanghai i future sull’allumi - nio hanno perso il 47%, quelli su l l ’acciaio rebar il 15%, quelli sulle bobine laminate a caldo il 16,9%, a Dailan il ferro ha perso il 45%. In calo anche i metalli preziosi come l’oro (-1,1%), l’ar - gento (-2,3%) e il palladio (- 3,5%).
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento