STUPIDA RAZZA

venerdì 29 aprile 2022

L’Europa non può rinunciare al gas e si impantana sui pagamenti in rubli

 

Non è dato ancora conoscere quali saranno le sanzioni in arrivo tra Ue e Russia. È pero certo che siamo arrivati al momento della resa dei conti per conoscere l’efficacia di quelle già adottate e la Ue è impantanata in mezzo al guado con riferimento alla vicenda del pagamento del gas russo in rubli che, nelle ultime 48 ore, ha subito una repentina accelerazione. Dapprima l’interruzione delle forniture verso Polonia e Bulgaria.Poi la dichiarata disponibilità di alcune importanti società importatrici a seguire le istruzioni di pagamento diramate dal governo Putin lo scorso 31 marzo. Infine, ieri, la secca presa di posizione del portavoce della Commissione Eric Mamer che ha escluso ogni possibilità di aderire allo schema di pagamento del gas a favore di Gazp ro m . Quando Bloomberg ha riportato che quattro importatori avevano già pagato in rubli e che dieci avevano già aperto il conto in rubli, con la nostra Eni, la tedesca Uniper e l’austriaca Ovm che si starebbero preparando a farlo, a Bruxelles deve essere scattato il campanello d’a l l a r m e. Dopo che solo venerdì scorso la Commissione aveva pubblicato delle linee guida che, con importanti distinguo, ammettevano che i pagamenti eseguiti secondo la procedura del Cremlino non violavano i divieti imposti dalle sanzioni, ieri si sono resi conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano e c’era bisogno di chiarire ciò che evidentemente non era c h i a ro. Non deve ingannare il blocco delle forniture verso Polonia e Bulgaria, avvenuto a causa del mancato utilizzo della nuova procedura. Infatti, entrambi i Paesi avevano in scadenza al prossimo 31 dicembre i contratti con Gazprom e si erano attrezzati per tempo con delle alternative e la decisione russa ha avuto più il carattere di un’a z io n e dimostrativa. La vera partita si giocherà nelle prossime settimane con gli importatori con sede in Germania, Turchia, Italia, Francia e Austria, nell’ordine i maggiori clienti di Gazprom. Nella seconda metà di maggio sono previsti importanti pagamenti che devono essere eseguiti secondo le nuove regole, altrimenti la Russia chiuderà i r ubi n ett i . Lo schema proposto da Mosca è ingegnoso e mira, da un lato, a eludere le sanzioni e, dall’altro, a rompere l’unità tra gli Stati membri. Tutta la vicenda ruota intorno alla risposta a una sola domanda: il pagamento dell’i m p o rtato - re Ue è da considerarsi eseguito in valuta estera o rubli? Sembra questione di lana caprina, ma la risposta potrebbe portare al blocco delle spedizioni di gas verso la Ue, che il Financial Times definisce «catastrofica». All’i mportatore viene richiesto di aprire due conti speciali «K» presso Gazprombank in Svizzera, uno denominato in euro o dollari (la valuta contrattualmente prevista per il pagamento), l’altro in rubli. È vero che l’importatore paga in euro o dollari quando esegue il bonifico verso il conto aperto presso Gazprombank, ma quei fondi sono poi convertiti in rubli in contropartita della Banca centrale russa, con cui è vietato avere scambi, e finiscono in un secondo conto che è giuridicamente imputabile sempre al compratore. Solo in questo secondo momento parte il bonifico verso Gazprom. La Commissione ieri è entrata a gamba tesa proprio su questo meccanismo. Fino a venerdì sembrava che si accontentasse della dichiarazione da parte dell’i m p o rta - tore che si considerava liberato all’atto del pagamento di euro o dollari, disinteressandosi di quanto avveniva dopo. Oggi si sono accorti che aprire un secondo conto in rubli, seguendo la procedura imposta da Puti n , si risolve in un palese aggiramento delle sanzioni. Anzi, il solo fatto di «aprire un conto in rubli presso Gazprombank e conformarsi al decreto di V l ad i - mir Putin costituisce una violazione delle sanzioni», ha categoricamente dichiarato M a m e r. Che ha sottolineato la responsabilità degli Stati membri che potrebbero essere soggetti a una procedura d’infrazione, qualora non si adoperassero per imporre il rispetto delle sanzioni. I mercati non sono proprio convinti che la Ue andrà fino in fondo nell’impedire alle società importatrici di eseguire i pagamenti secondo la nuova procedura e quindi non hanno manifestato particolare nervosismo. Ma ormai è scaduto il tempo per le acrobazie verbali e conta la sostanza. Delle due, l’una: o dalla Ue pagano il gas con quello schema, vanificando di fatto le sanzioni, oppure Gazprom interrompe le forniture. I tecnici di Ur su l a von der Leyen ci hanno messo qualche giorno a capire che non basta dichiarare di pagare in valuta straniera, se poi a Mosca comunque arrivano rubli. E si si vuole scongiurare questo risultato, si deve rinunciare al gas russo e assumersene le responsabilità con tutte le inevitabili conseguenze sui prezzi di gas e petrolio. Sono bastati pochi mesi di tensione per ribaltare il segno della nostra bilancia commerciale con l’e s te ro, passata da un disavanzo a febbraio 2022 per 0,4 miliardi, contro un avanzo a febbraio 2021 di 5,3 miliardi (41 miliardi contro 68, osservando 12 mesi). Ancora una volta, tutto ruota intorno alla quantificazione dei costi e alla distribuzione sulla platea di famiglie e imprese. Meglio ponderare con attenzione, perché la guerra fatta con le sanzioni è lunga e non sostituisce quella con le armi, come ci avevano voluto far credere.

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