Europa divisa e incerta sul cosiddetto sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. I paesi dell’Un io n e cercano affannosamente un accordo su sanzioni economiche che danneggino l’economia russa senza azzoppare troppo le già esanimi economie europee. Ieri il commissario europeo all’Ec o no mi a Paolo Gentiloni ha affermato che «non c’è ancora nessuna decisione» sull’embargo al petrolio russo. Su questo si cerca una difficile unanimità, che potrebbe arrivare infine su un meccanismo di prezzo massimo (basso) imposto al petrolio russo o su una uscita dagli acquisti in modo graduale. Difficile pensare che l’Europa possa chiudere al petrolio e al gasolio russi in tempi brevi. Eppure, questo è quanto richiedono i Paesi più oltranzisti, come la Polonia e i tre Paesi Baltici. È soprattutto Varsavia ad alzare la voce e a pretendere immediate e dure sanzioni contro la Russia. Ma la Germania, che ne sarebbe assai danneggiata, frena visibilmente. Sinora, la scommessa russa di contare sulle divisioni interne all’Eu - ropa è stata vincente. Nel pomeriggio di ieri, un portavoce del governo del cancelliere Olaf Scholz ha dichiarato che la Germania è ora pronta a fermare le importazioni di petrolio dalla Russia, mettendo da parte le incertezze. Purché, però, si dia abbastanza tempo agli Stati membri di reperire alternative sul mercato, hanno chiarito poi da Berlino. Lo sblocco tedesco potrebbe essere arrivato dopo aver ricevuto l’ass icu razione da Varsavia di poter utilizzare il porto polacco di Danzica come punto di arrivo del petrolio da fornitori alternativi. In ogni caso, l’e m ba rgo al petrolio sembra essere l’ultima concessione che la Germania intende fare rispetto alle forti pressioni che arrivano dagli Usa, dagli altri membri dell’Unione e dalla stessa opinione pubblica tedesca. Per ora, infatti, si parla unicamente di embargo su petrolio e derivati, lasciando il gas ad una successiva fase. Del resto, ormai non si contano più gli allarmi e gli avvertimenti sui danni profondi che un embargo immediato sul gas russo potrebbe causare all’economia e alla società dei paesi europei. Due giorni fa Torben Brabo, Ceo dell’operatore del sistema di trasmissione del gas in Danimarca e presidente di Gas Infrastructure Europe (Gie) in una intervista ha detto che i gestori dei gasdotti si stanno preparando per uno scenario senza gas russo il prossimo inverno. Ma ha anche detto che gli scenari della Commissione Europea per la sostituzione della materia prima sono eccessivamente ottimistici. «I calcoli forniti dal piano REPowerEU della Commissione europea probabilmente non sono del tutto corretti. I numeri della fornitura di Gnl, sono tutti abbastanza ottimisti. Ciò significa che probabilmente non possiamo acquistare tanto Gnl quanto attualmente previsto in REPowerEU. Negli Stati Uniti, ad esempio, non hanno la capacità di liquefazione per fornire effettivamente i 15 miliardi di metri cubi di Gnl in più di cui stanno parlando. E quando si tratta di produttori del Qatar e del Medio Orientes, la loro capacità produttiva è già venduta ad altri consumatori, quindi dovremmo riacquistarla da loro, il che è più difficile». Parole pesanti. Ieri invece è stato il turno di Entsog, la Rete Europea dei Gestori dei Sistemi di Trasporto del Gas, che in una nota ha chiarito i risultati di uno studio interno. Dall’analisi emerge che in uno scenario di interruzione dell’app rov vigionamento di gas russo a partire dal 1° aprile, la maggior parte dei Paesi europei non raggiungerebbe l’obiett i - vo del livello di stoccaggio dell’80% o del 90% il 1° ottob re. La Commissione europea intanto ha approvato l’i s t i tu - zione di un sistema di cap al prezzo del gas in Spagna e Po rtoga l l o. Il price cap di cui si parla non ha nulla a che vedere con quello di cui si favoleggia da settimane a Bruxelles (cioè un tetto massimo a quanto pagato dall’Europa a Gazp ro m) . In questo caso si parla di un prezzo massimo del gas per la generazione elettrica. Il price cap viene imposto in via regolatoria a 40 €\MWh per tutti i produttori di elettricità con impianti a gas e potrà salire fino ad avere una media di 50 €\MWh in 12 mesi. I produttori potranno offrire la propria energia elettrica con un costo variabile massimo pari al cap. In questo modo si ottiene un prezzo marginale di sistema calmierato. I produttori che hanno costi variabili superiori al cap, riceveranno una compensazione pari alla differenza tra questo e l’e f fet - tivo costo sostenuto. La compensazione sarà ottenuta applicando una componente aggiuntiva in bolletta. Nel complesso, comunque, con questo meccanismo si punta ad abbassare il prezzo medio dell’energia elettrica di almeno 50 €\MWh. La debolezza politica dell’Unione si fa sempre più evidente anche con queste divisioni e diversità di trattamento, mentre il gruppo di acquisto europeo per il gas, gli stoccaggi comuni e il price cap da imporre a Gazprom sembrano completamente scomparsi dal dibattito. Come abbiamo scritto settimane fa, il banco di prova sarà l’e m ba r - go sul gasolio, che arriva in un momento di generale scarsità del distillato e che potrebbe mettere a dura prova il sistema dei trasporti continenta l e.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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