C’è solo più inflazione
dietro a uno scambio
improvvisato tra
incentivi alle imprese e aumenti
salariali non meglio precisati. Ci sono gli anni 70 e l’incubo della
spirale prezzi-salari-prezzi in
un momento in cui l’inflazione
alza di nuovo la testa. E non è
“buona”.C’è solo più inflazione
dietro a uno scambio
improvvisato tra
incentivi alle imprese e aumenti
salariali non meglio precisati. Ci
sono gli anni 70 e l’incubo della
spirale prezzi-salari-prezzi in
un momento in cui l’inflazione
alza di nuovo la testa. E non è
l’inflazione “buona” che
accompagna il
surriscaldamento della
domanda, naturale
conseguenza di una ripartenza
dell’economia. È il carovita
indotto dalla strozzatura
dell’offerta, già creato dalle
speculazioni sui prezzi delle
materie prime, gas in testa, e dal
blocco della logistica,
conseguenza della pandemia
non ancora smaltita, aggravata
dalla situazione di conflitto con
impatti globali. È l’inflazione
importata, quella che già negli
anni 70 faceva strage delle
dinamiche reali delle
retribuzioni e dei profitti.
I contratti hanno creato gli
anticorpi negoziali per evitare
di far pesare la componente
dell’energia in modo anomalo e
ingestibile. E hanno
congegnato un sistema di
ancoraggio anticipato ai tassi di
inflazione espressa con
l’indicatore europeo Ipca
(Indice dei prezzi al consumo
armonizzato) che ha consentito
di perfezionare le teorie di Ezio
Tarantelli e di superare il
sistema di adeguamento
automatico _ la cosiddetta scala
mobile che tanti guasti aveva
creato alimentando la
famigerata spirale.
E la più parte dei nuovi
contratti è stata rinnovata, nel
settore dell’industria, con
risultati soddisfacenti per
imprese e sindacati. Restano i
servizi. Ma soprattutto resta
quella quota grigia di contratti
pirata che ha scommesso su un
dumping salariale che, di
norma, crea problemi di
competitività proprio alle
imprese fedeli alle regole del
gioco. È un sottobosco
contrattuale cresciuto negli
anni soprattutto nei servizi su
cui adesso l’incremento dei
prezzi legato alla congiuntura
pesa in modo maggiore.
Il vero scambio possibile, in
una riedizione della politica dei
redditi in tempo di post
pandemia e di guerra alle porte
dell’Europa, è quello che riesca
a trasformare una parte della
tassazione in salario netto in
busta paga. Il cosiddetto cuneo
fiscale, di cui la riforma Irpef a
quattro aliquote ancora non si è
occupata.
Sarebbe un’operazione senza
impatto inflattivo così come lo
sarebbe l’altro scambio virtuoso
tra aumenti salariali e
produttività. Su questo le parti
sociali hanno creato cornici
regolamentari di relazioni
industriali fin dal ’93, ma non
sono mai riuscite a far
attecchire in modo massiccio
sperimentazioni salariali su
nuovi indicatori di performance
aziendale soprattutto negli
accordi di secondo livello da
gestire in azienda.
È questo il vero campo da
gioco di un nuovo patto sociale.
Altre formule, tanto primitive
quanto dannose, hanno un solo
esito: creare una sorta di scala
mobile sgangherata con
aumenti nominali che
l’inflazione puntualmente
annulla. Il modo più perverso di
dare spazio a quella che,
storicamente, è da sempre
un’ulteriore tassa sui più deboli.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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