STUPIDA RAZZA

sabato 30 aprile 2022

Il nodo Transnistria cruciale per l’export di grano ucraino

 

Un’altra mossa sullo scacchiere della Transnistria: il rimpallo di responsabilità degli attentati. Russi e ucraini, quasi all’unisono, si rinfacciano la colpevolezza delle esplosioni nella Repubblica autonoma della Transnistria, regione filorussa, lingua di terra che separa la Moldavia dall’Ucraina. Non solo. Mosca e Kiev si minacciano: Aleksey Arestovich, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dice che «l’esercito ucraino potrebbe prendere la Transnistria, se necessario». Il portavoce del Cremlino, Dimitrij Peskov, replica così: «Parole piuttosto provocatorie. Questo è tutto ciò che posso dire». Il portavoce ucraino dell’Amministrazione militare regionale, Sergi Bratchuk, uomo di Zelensky, dice che «le forze di difesa continuano a combattere per la protezione e la difesa di Odessa e della regione». Al di là delle accuse, gli analisti militari danno una spiegazione tattica: colpire ciò che resta dell’economia ucraina, debilitarla nelle vie di comunicazione per l’export. I missili che hanno danneggiato il ponte sull’estuario del fiume Dnestr fanno pensare che la Russia di Putin voglia isolare Odessa da qualsiasi collegamento con la Moldavia e interrompere il traffico con la Romania. Le esportazioni di grano dell’Ucraina destinate al porto romeno di Costanza diverrebbero impraticabili e un altro ganglio dell’economia ucraina verrebbe soffocato. Una attenta analisi di Limes rivela che la presenza in Transnistria di pochi ma strategici ponti a Rîbnița, Dubăsari, Gura Bâcului e Bender permetterebbe a una costituenda Nuova Russia di sviluppare un’efficace politica doganale sul proprio fronte più occidentale. Va ricordato che, anche nella guerra tra Russia e Ucraina, le operazioni di “false flag”, tattica militare che utilizza reparti di intelligence e spionaggio per attribuire ad altri la responsabilità di attentati, sono all’ordine del giorno. Per questo è davvero difficile capire chi sia il responsabile di sabotaggi e distruzione di infrastrutture. Il rimpallo di responsabilità tra Russia e Ucraina genera grandi preoccupazioni anche al governo moldavo. In primis perché Chisinau, capitale della Moldavia, non ha mai riconosciuto l’autonomia della Transnistria e continua a considerarla parte del proprio territorio. In secundis perché, con soli 3,5milioni di abitanti, vive di un’economia vincolata a quella russa ed è totalmente dipendente dal gas russo. I contratti di fornitura vengono decisi a Mosca, nei prezzi e nelle quantità. Insomma una dipendenza energetica e una sostanziale sudditanza politica. Maia Sandu, presidente della Moldavia, non ha nascosto le sue preoccupazioni, dichiarando che «ci sono tensioni tra varie forze della regione, interessate alla destabilizzazione. Ciò mette la Transnistria in una posizione vulnerabile e crea rischi per la Moldavia». Uno sguardo alla carta geografica e soprattutto all’orografia dà un’idea chiara della posta in palio. La Transnistria è una regione chiave e il fiume Dnestr è il confine naturale del mondo russo, Russkij mir. Da Mosca è considerata la soglia di sbarramento contro la Nato in espansione.

Nessun commento:

Posta un commento