STUPIDA RAZZA

venerdì 29 aprile 2022

Ue accusa Mosca di «ricatto» Pronte le sanzioni al petrolio


È ormai un terribile braccio di ferro economico, non solo politico, quello tra Mosca e Bruxelles in piena guerra ucraina. La scelta russa di bloccare l’export di gas verso la Polonia e la Bulgaria ha provocato ieri fortissimi timori che la decisione possa essere replicata contro altri paesi membri. Dinanzi al nuovo aumento dei prezzi del gas sui mercati internazionali, i Ventisette hanno accusato Mosca di «ricatto» e stanno lavorando a nuove sanzioni contro il Cremlino. In una dichiarazione alla stampa qui a Bruxelles, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito «ingiustificata e inaccettabile» la decisione russa, confermando la scelta di voler azzerare la dipendenza dalla Russia. Nel contempo, Bruxelles ha assicurato che la Polonia e la Bulgaria erano rifornite già ieri pomeriggio con gas proveniente da altri paesi membri. L’Unione, ha aggiunto la signora von der Leyen, sta dimostrando «immensa solidarietà». Nel braccio di ferro tra Russia ed Europa, Mosca ha deciso di usare l’arma del gas per indebolire politicamente ed economicamente l’Unione europea. L’Europa importa dalla Federazione russa il 30% del suo fabbisogno. Ieri la presidente della Commissione europea si è voluta rassicurare: «Faremo in modo che la decisione di Gazprom abbia il minor effetto possibile sui consumatori europei», ha dichiarato. «Più l’Ucraina ha successo nella difesa del suo territorio, più la Russia si sente obbligata (…) ad allargare la sua aggressione in un conflitto che non può permettersi di perdere», commenta l’ex diplomatico francese Gérard Araud. Concretamente il nodo del contendere è la valuta con il quale i paesi europei pagano il gas. In marzo, Mosca ha chiesto bonifici in rubli. Ieri la signora von der Leyen ha precisato che pagare in rubli «significherebbe violare le sanzioni» imposte contro il Cremlino. In realtà, le stesse linee-guida comunitarie dedicate ai pagamenti a favore della Russia sono ambigue, lasciando il campo alla politica (si veda Il Sole/24 Ore del 23 aprile). Proprio ieri l’Ungheria ha annunciato un sotterfugio: paga in dollari a Gazprombank che poi versa in rubli a Gazprom Export. Secondo il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto lo stesso ha deciso di  fare la Slovacchia, sempre apparentemente con il benestare russo. Intanto, dieci aziende energetiche europee hanno aperto conti bancari in rubli, secondo l’agenzia di stampa Bloomberg. La presidenza francese dell’Unione europea ha deciso di convocare lunedì prossimo una riunione straordinaria dei ministri dell’Energia per fare chiarezza su questo fronte, e assicurare per quanto possibile unità europea. Nel frattempo, Bruxelles sta mettendo a punto un sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca. Qui a Bruxelles si prevede che venga inserito anche un embargo sul petrolio russo, ma «con caveat e progressività», spiega un diplomatico. Mentre la Germania sembra farsi all’idea di un embargo sul greggio, più problematica potrebbe essere l’Ungheria. Il pacchetto atteso la settimana prossima dovrebbe inoltre colpire nuove personalità russe ed eliminare qualche deroga ed eccezione.






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