STUPIDA RAZZA

lunedì 27 dicembre 2021

«Basta con la finanza alternativa, il private equity ormai è la norma



«Un tempo era
nota come
finanza
alternativa, ma
nella sostanza è
diventata mainstream. Oggi è la
norma, e afferisce a una categoria
estremamente importante di
investitori». Per Vis Raghavan, CEO
di JP Morgan per l’area Emea
(Europa, Medio Oriente e Africa)
nonché co-responsabile globale
dell’Investment banking, l’Italia non
deve stupirsi della campagna di
acquisizioni senza fine di fondi di
private equity. È parte del naturale
corso dei mercati con abbondante
liquidità, «dove il grande numero di
medie aziende del Paese, spesso a
controllo familiare e con grandi
potenziale, è un elemento di forte
attrattività
per i grandi fondi
internazionali che portano capitale e
professionalità
alle società che
intendono perseguire una strategia
di crescita». Non a caso la banca
americana ha rafforzato il presidio
milanese proprio alla voce
corporate: due anni fa ha lanciato
una divisione ad hoc di una decina di
persone, dedicata esclusivamente ad
aziende di medie dimensioni, il vero
motore della crescita, per rispondere
alle loro esigenze quotidiane di
tesoreria e credito, ma anche di
advisory per aspetti di finanza
straordinaria e finanza strutturata,
«perché con la nostra rete globale di
servizi bancari possiamo aprire loro
qualunque strada», (SPERIAMO CHE PRENDINO LA STRADA GIUSTA.... !) (🤔🤔🤔) racconta
Raghavan in questa intervista a Il
Sole 24 Ore: il top manager parla
nella nuova sede dell’ex Palazzo
Poste di Cordusio, accanto al Senior
Country Officer, Francesco
Cardinali, da 25 anni in JP Morgan.
Complice la diaspora da Brexit,
a Milano la pattuglia della banca
americana negli ultimi due anni si
è rafforzata di 25 persone.
Attenzione particolare, si diceva, è
dedicata alle medie imprese, ma
anche ai loro azionisti (o ex) e ai
family office, attraverso il business
di private banking, «questi clienti,
proprio come le aziende, chiedono
servizi e soluzioni sempre più
sofisticati,
che consentano loro di
investire ovunque, andando a
cercare i rendimenti
là dove
ancora si trovano».
A proposito di rendimenti:
bond e azioni hanno corso molto,
è ora di coprirsi?
Non pensiamo che andremo
incontro a un crollo dei mercati; (MAI DIRE MAI !) ci
aspettiamo piuttosto una serie di
rally seguiti da correzioni, che
porteranno volatilità e nuove
opportunità di acquisto
a prezzi
inferiori. (PER CHI......?) (🤔🤔🤔)
Perché è così ottimista?
Il fattore più importante è che il
mercato resta comunque colmo di
liquidità e questo va a beneficio (DELLE BANCHE !) di
ogni classe di attivo.

Cosa potrebbe frenare lo
sviluppo?

Un nuovo peggioramento della
situazione sanitaria legata alla 
pandemia: non possiamo
permetterci nuovi stop e ripartenze
a singhiozzo che intaccherebbero la
fiducia. (NEI CONFRONTI DELLE BANCHE....?) (🤔🤔🤔) Per questa ragione la
diffusione dei vaccini è importante
e deve essere uniforme. Dobbiamo
ora considerare anche l’impatto
della variante Omicron. C’è poi la
questione dell’inflazione, che già si
sta manifestando ovunque: si deve
ancora capire se questo si tratta solo
di un fenomeno transitorio (👍👍👍) o
permanente. (👎👎👎) Infine, non
sottovaluterei le questioni
geopolitiche e le conseguenze di
possibili guerre commerciali su una
catena di approvvigionamento
già
messa a dura prova in questi tempi.
L’inflazione è al centro di tutte
le discussioni: cosa pensa al
riguardo?

Quando si immette così tanto
denaro nel sistema (NEL CIRCUITO FINANZIARIO,NON NELL'ECONOMIA REALE !)  è inevitabile che
questa liquidità venga poi impiegata
e i prezzi salgano. (SPECULAZIONE !) Le imprese
soffrono per i colli di bottiglia sulle
forniture di materie prime che
dovrebbero però normalizzarsi nel
tempo. Tuttavia ci sono anche
problemi di carattere strutturale
dove la forza lavoro non è ancora
completamente tornata ai consueti
schemi lavorativi, anche perché, in
molti ambiti, sono cambiate le
abitudini e lo stile di vita. In ogni
caso il punto non è se, ma quando e
con quanta rapidità salirà
l’inflazione. Tutti sono però convinti
che i Governi e le Banche centrali
faranno tutto il necessario per
sostenere l’economia (PIU' CHE ALTRO IL MERCATO !) e questo crea
una sorta di moral hazard
(rischio
morale, ndr) per gli stessi mercati.
Cosa intende?
Quello che al tempo della crisi
finanziaria era sintetizzabile con il
concetto too big to fail (TROPPO GRANDE PER FALLIRE !) adesso è
diventato
whatever it takes (A OGNI COSTO !): si dà
per scontato l’intervento dei
governi e delle banche centrali nel
caso in cui le cose vadano male;

questo fornisce un elemento di
sicurezza (PER IL SISTEMA FINANZIARIO !) per i prezzi degli asset.
E questo la preoccupa?
Non credo che sia un problema se
una solida crescita economica

riesce a sostenere questi stimoli
fiscali e monetari. (🤔🤔🤔) I miei dubbi
riguardano semmai che cosa
potrebbe accadere nel caso di
rendimenti eccessivamente
elevati e di conseguente aumento
del costo del debito.

Tutto ciò riguarda il futuro a
breve scadenza. E allargando
l’orizzonte temporale?

In questo caso il tema dominante è
uno soltanto: quello della
tecnologia. Tutto ormai ruota
attorno a rapidità, dati,
infrastrutture e piattaforme: i
giorni dell’informazione imperfetta
sono lontani. Nel campo
finanziario, per esempio, i
pagamenti rappresentano la
frontiera attuale: per questo motivo
abbiamo investito in questo ambito
una parte considerevole dei 12
miliardi di dollari che ogni anno
investiamo in tecnologia.
Che ruolo può avere l’Italia nel
contesto attuale?
Tutti i macrotemi a cui abbiamo
accennato interessano anche il
vostro Paese. Osserviamo una
maggior fiducia da parte della
comunità degli investitori verso le
imprese italiane. C’è molto
rispetto per la leadership del
Paese; (TI CREDO, ABBIAMO UN BANCHIERE !) si ha la sensazione che
l’Italia sia davvero ben gestita e
che, finalmente, si siano messi a
fuoco i problemi.
Quale sviluppo per Jp Morgan
nel nostro Paese?
In Italia, come nel resto dell’area
Emea, l’obiettivo è di essere
presenti là dove esiste un mercato
dei capitali in fermento, dove
avvengono fusioni e acquisizioni Continuiamo a sostenere imprese,
istituzioni e privati nostri clienti da
tempo e a guadagnarci la fiducia di
nuovi clienti italiani.
L’investimento locale in persone e
servizi e l’impegno a favorire la
crescita di questo Paese dove
siamo attivi da più di 100 anni e
dove impieghiamo circa 200
persone proseguiranno nel tempo.
Se i mercati privati sono ormai
mainstream, come diceva prima,
che futuro possono avere le Borse?
Non dimentichiamo che il 2021 si è
rivelato un grande anno per  volumi delle Ipo (
Offerta pubblica iniziale di titoli azionari con cui una società colloca parte di tali titoli per la prima volta sul mercato borsistico, offrendoli al pubblico degli investitori.) a livello globale. (TRADOTTO,BANCHE !)
In fondo chi investe su asset
privati alla fine deve pur
monetizzare e il luogo per farlo
restano i mercati pubblici. I due
fenomeni possono
tranquillamente convivere.

Questo vale di sicuro per i
grandi listini, ma per un mercato
di dimensioni ridotte come
Piazza affari?
C’è spazio anche per Milano, che
nel contesto europeo presenta
dimensioni di capitalizzazione
ragguardevoli. In Italia il mercato
dei capitali nel complesso è stato
molto attivo. In termini generali il
valore della prossimità e del
legame umano è ancora molto
elevato e non va sottovalutato.
Infine le banche: a quando
un'operazione transfrontaliera
che veda anche l'Italia
protagonista?

Vi sono ancora enormi vantaggi da
sfruttare nelle economie di scala, (
funziona quando si produce al massimo della capacità, se però la domanda di prodotti non è costante si andranno a produrre una quantità di prodotti maggiore di quella richiesta sprecando così materiali e dovendo disporre dei prodotti extra.) (SOVRAPPRODUZIONE !)
quindi penso sia soltanto una
questione di tempo. E' probabile
tuttavia che prima assisteremo ad
un consolidamento interno al
Paese. Sarà auspicabile che in
seguito alcuni campioni locali
possano dare vita ad operazioni di
portata internazionale. Sono anzi
sorpreso di come ciò non sia già
avvenuto; spero che accada nei
prossimi anni.

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