STUPIDA RAZZA

giovedì 23 dicembre 2021

Caro energia, rischio chiusure perché i conti non tornano

 

Un vertice d’emergenza, convocato pochi giorni dopo Natale, perché non c’è tempo da perdere. Una riunione in fabbrica, per serrare le fila e provare ad alzare livello di attenzione nei confronti del caro energia. Gli imprenditori energivori insieme con rappresentanti istituzionali e delle associazioni di categoria si danno appuntamento lunedì, in provincia di Brescia, per fare il punto sull’allarme bolletta che non solo sta pregiudicando la ripresa ma, in molti casi, sta mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese. All’incontro, secondo le prime informazioni, interverranno gli assessori allo Sviluppo economico delle Regioni Lombardia ed Emilia-Romagna, nell’ordine Guido Guidesi e Vincenzo Colla, oltre a rappresentanti di Assocarta, Assofond, Assovetro, Confindustria Ceramica e imprenditori dei settori interessati, provenienti da tutta Italia. A ospitare il vertice sarà Fonderie di Torbole, ideale paradigma della situazione vissuta dalle aziende energivore italiane nelle ultime settimane. «Siamo fermi dal 5 dicembre e lo stop produttivo proseguirà fino al 5 gennaio», spiega Enrico Frigerio, presidente del gruppo di Torbole Casaglia che produce dischi e tamburi freno per il comparto automotive. «Grazie al magazzino l’attività in queste settimane non è stata interrotta e sto rispettando ogni consegna ma ho dovuto mettere in cassa integrazione molti addetti e se la situazione legata ai costi dell’energia non cambia, a gennaio lo scenario non può che peggiorare». Settori in difficoltà La Fonderia di Torbole non è un caso isolato: fonderie, acciaierie, produttori di ceramica e altre realtà energivore del Nord Italia soffrono nelle ultime settimane costi energetici fuori controllo. Rallenta la produzione di fertilizzanti azotati, la cui materia prima è il metano, ed è accaparramento fra le aziende agricole, molte delle quali rischiano di restare senza prodotto per le campagne di  concimazione. L’Assopetroli rileva scarsità di carburanti e teme il ricorso a razionamenti. «Di fronte a un consumo di circa 100 milioni di chilowattora l’anno mi trovo un costo dell’energia triplicato, da 10 a 30 milioni — spiega Frigerio — su un fatturato da 145 milioni di euro. Ma il problema non è solo il mio. Ognuno di noi sta cercando di affrontare il problema, contrattando, per evitare un altro trimestre come quello appena trascorso. Ma l’approccio deve essere di sistema. Molte realtà non possono reggere da sole quest’urto, aziende della subfornitura, piccole lavorazioni meccaniche». Chiudere invece di produrre In molti casi produrre genererà margini così negativi che per le aziende meno strutturate non ci sarà alternativa allo stop produttivo. Ha spiegato nei giorni scorsi il presidente di Confindustria Brescia Franco Gussalli Beretta — sarà presente lunedì all’incontro di vertice — che per i più piccoli è a rischio la continuità aziendale, e per queste ragioni si teme per gennaio l’avvio di una stagione di cassa integrazione da bolletta elettrica. Una recente indagine del centro studi di Confindustria Brescia ha evidenziato per le imprese rincari del 231% nei costi del gas e del 166% per l’energia elettrica rispetto allo stesso periodo del 2019 (ultima fattura disponibile). La Spezia rispegne il carbone Nel frattempo è finita la scorta di carbone e finalmente l’Enel ha potuto spegnere di nuovo il gruppo a carbone della centrale della Spezia, centrale che alcuni giorni fa era stata chiamata da Terna a riaccendersi per contrastare l’emergenza energia. Il 1° gennaio, raffreddata la caldaia, comincerà lo smontaggio per sostituire la vecchia centrale a carbone con un moderno gruppo a metano. Sarà una delle 48 centrali a gas in programma per affiancare come “gas peaker” le centrali rinnovabili quando calano vento o sole. Via libera Ue alla ceramica Il settore delle ceramiche è stato inserito tra quelli che potranno avere sconti degli oneri fiscali legati al costo dell’energia elettrica. Lo prevedono le Linee guida sugli aiuti di Stato a sostegno dei progetti verdi, approvate dalla Commissione europea. In un primo momento la Ue voleva escludere dai benefici energetici il settore ceramico, con effetti che sarebbero stati devastanti sul comparto e sul polo produttivo emiliano.

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