STUPIDA RAZZA

martedì 28 dicembre 2021

«Consigliai a Salvini di appoggiare Mr Bce ma mi sono pentito»

 

«E male, molto male, feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura. Male, molto male!». Le sferzanti parole con cui Francesco Cossiga si riferiva a Mario Draghi nel lontano 2008 sono ormai un cult. Il presidente emerito si rammaricava in diretta tv di averlo raccomandato a Silvio Berlusconi come governatore di BankItalia. E quelle parole tormentano ancora oggi il professor Paolo Becchi. Ordinario di filosofia del diritto all’università di Genova, autore di numerosi saggi fra cui l’ultimo Stopvax: i fatti che vi tengono nascosti con Nicola Trevisan e Giovanni Zibordi. Un passato da «ideologo» del M5s prima di sviluppare la nozione di sovranismo, introducendola nel dibattito politico. E un addio a Lib e ro, con cui ha collaborato per anni: «Tutto sommato meglio così vista la piega che hanno preso gli eventi. Feltri mi ha voluto e con Senaldi ho avuto un buon rapporto. Anzi, ammetto di essere stato poco riconoscente con lui in una recente i nte r v i s ta » . Ti tornano a mente le parole di C o s s i ga? «E male, molto male ho fatto, nel mio piccolo. Ho consigliato a Salvini di entrare in questo governo. Sono stato un ingenuo». Pe rch é ? «Non salvo niente di questa esperienza di governo» Neppure il prestigio internazionale di Draghi? «Dalla Libia all’Afghanistan, dal G20 al Cop26 nulla di fatto. Sui possibili cambiamenti alle regole europee, a parte il riconoscere con anni di ritardo che sono sbagliate, non mi sembra abbia carte da giocare. Anzi spera di non trovarsi a quel tavolo perché seduto al Quirinale». Ci arriviamo, ma finiamo con l’analisi. Sulla politica interna? «Una gran voglia di umiliare Salvini. Si torna alla legge Fornero e con una legge di bilancio molto deludente. Avrebbe avuto a disposizione un altro anno di tregua sui vincoli di bilancio per fare una politica autenticamente keynesiana fatta di stimoli e investimenti immediati. Nulla». Critiche nette e non siamo arrivati ancora alla gestione della pandemia. «Provvedimenti divisivi e gravi come il green pass, ora persino “ra f fo rzato”, per non parlare dell’ulteriore giro di vite approvato giovedì. Alimentano lo scetticismo sui vaccini in ampi strati della popolazione. Draghi sta segnando il passaggio dalla democrazia alla biotecnocrazia. Libertà costituzionalmente garantite calpestate. Con la quasi totalità dei mezzi di informazione a fare da cassa di risonanza. Anzi letteralmente ad applaudire il premier. Come accaduto mercoledì in conferenza stampa. Desol a nte » . Ovunque nel mondo vi è una corsa ai vaccini, però. « Tutt’altro. Germania e Stati Uniti sono casi di scuola. In Germania ci sono ancora circa 23 milioni di persone non vaccinate e negli Stati Uniti i tassi di somministrazione sono fermi da un po’. Lo stesso dibattito mediatico è meno squilibrato che in Italia». Dicevamo che Draghi vuole andare al Quirinale. Si aspetta che lo portino in carrozza. «Chiaro come il sole. Draghi ha assunto la guida del governo pensando fosse un trampolino per il Quirinale. Anche l’iniziale decisione di un super green pass in vigore sino al 15 gennaio dava un messaggio chiaro: “Ho gestito meglio di tutti la pandemia e da metà gennaio si inizia a riaprire tutto, anche per i non vaccinati”. Puniti sì, ma in fondo solo durante le vacanze di Natale. Tuttavia, qualcosa non ha funz io n ato » . C o s a? «Prima il tentativo in zona Cesarini di coinvolgere i partiti nella gestione dell’emergenza. Quindi, il repentino cambio di rotta. Niente riaperture ma anzi prolungamento dello stato di emergenza. Addirittura, oltre il termine legale massimo previsto di 24 mesi. Sembrava far capire che sarebbe rimasto a Palazzo Chigi per gestire l’emergen - za. Poi ancora un colpo di scena. Con la sua ultima conferenza stampa si autocandida apertamente. Strada in salita però!». Pe rch é ? «Dovrebbero votarlo quei parlamentari che lui ha trattato come ebeti. Nella sua visione il loro unico ruolo è votare ciò che lui, con il suo “cerchio magico” di collaboratori personali, ha deciso. Non si discutono neppure le virgole. Gli “umi - liati e offesi”dovrebbero votarlo ancora. Ma potranno viceversa vendicarsi per il trattamento subito. In conferenza ha offerto qualche briciola. Tipo assicurare che la legislatura arrivi al 2023. Ci si arriverebbe comunque anzi più facilmente lasciandolo al suo posto. E poi Draghi al Quirinale sarebbe una seconda u m i l i a z io n e » . Perché umiliazione? Perché sec o n d a? «Da premier ha umiliato il Parlamento. E dal Quirinale umilierebbe Palazzo Chigi. Del resto, chi fa il tifo per lui al Colle immagina un semipresidenzialismo di fatto alla francese». La praticabilità dell’o pz io n e Draghi al Quirinale è quindi politicamente preclusa? «Politicamente non è mai precluso niente. Neppure obbligare u n’intera popolazione a una sperimentazione di massa con vaccini approvati in via condizionata. Ma vedo almeno due o s tac o l i » . S e nti a m o. «Il ruolo di “custo - de della Costituzion e” verrebbe a identificarsi con quello dell’indirizzo politico. Certo, la pandemia ormai ci ha abituato a considerare la Costituzione formale come un rotolone Regina. Ma questo sarebbe troppo». Il secondo ostacolo? «Mandare al Quirinale l’inquili - no di Palazzo Chigi è un’o p e ra z io n e formalmente legittima, ma mai avvenuta sinora. Questa carica non è compatibile con altri incarichi. Draghi dovrebbe dimettersi subito dopo l’elezione. Si aprirebbe una crisi di governo». Chi la gestisce? «Appunto, questo è il problema. Che lo faccia Mattarella mi sembra impercorribile. Lo si sperimentò con Napolitano nel 2013. Questi riuscì a formare un nuovo governo solo dopo la sua rielezione. Più probabile che si applichi la legge 400 del 1988. Si prevede la supplenza del ministro più anziano, vale a dire Renato Brunetta. Dopo il giuramento del nuovo presidente Draghi si aprirebbe formalmente la crisi. Ma a questo punto Salvini potrebbe sfilarsi e nessuno può prevedere come andrebbe a finire». Per trovare un accordo su Draghi al Quirinale bisognerebbe quindi pattuire un preventivo accordo sul nuovo governo. «Anche lasciando perdere la pandemia, il 2022 sarà infuocato.Nuove elezioni amministrative, referendum divisivi, inflazione e caro bollette, disoccupazione, chiusura di attività commerciali, crisi energetica e blackout. Insomma, una moderna carestia. Non reggerebbe neppure un governo eterodiretto dal Quirinale. Non hanno, insomma, tutti i torti i pentastellati». In che senso? «Ttd: tutti tranne Draghi. La loro parola d’o rd i n e » . Piuttosto voterebbero Berlusconi? «Premessa doverosa: nessuno ormai è più in grado di controllare i gruppi parlamentari del M5s. Non Conte, ma neppure Di Maio che esercita la sua influenza ma su una cerchia ridottissima di fedelissimi. La consistenza elettorale effettiva del movimento, secondo molti analisti, è realisticamente inferiore al 10%. Cosa voteranno i singoli parlamentari bisognerebbe chiederlo a ciascuno di loro. Non ci sarà un’in - dicazione di partito, e se anche ci fosse difficilmente verrebbe seguita. Non tutti voterebbero ovviamente Berlusconi, ma una parte di loro con il voto segreto può essere. A Silvio non ne servono molti. Penso ad esempio a molti dei 114 finiti nel Gruppo misto. Serve un’assicu - razione: nel futuro un posto a Mediaset e nel presente niente elezioni anticipate. Non a caso Draghi ha voluto alludere a una fine della legislatura nel 2023 nella sua ultima conferenza stampa». Quindi per Berlusconi al Quirinale è quasi fatta? «Di sicuro sarebbe sconvolgente: il “C a i m a n o” presidente del Consiglio superiore della magistratura ( rid e ) . Con il Parlamento attuale tutto è possibile, soprattutto l’im - possibile. Ci sarebbe certo l’a n agrafe. Berlusconi - per quanto longevo sia e gli auguriamo di essere - PAOLO BECCHI ha 85 anni. Però temo sottovaluti un pericolo». Qua l e ? «Già successo in passato e ne parlo in quanto testimone diretto. Stava per cadere il governo Letta. Berlusconi voleva farlo cadere, ma voleva assicurarsi che i 5 stelle non sarebbero andati in suo soccorso. Mi chiamò per sapere se i pentastellati sarebbero stati compatti. Allora il movimento era fatto di u n’altra pasta. Lo assicurai con u n’aggiunta: “Il movimento è granitico, le sue truppe non credo!”». Come la prese? «Male. Quasi si arrabbiò. Ma avevo ragione. Angelino Alfano lo stava tradendo e Silvio non staccò la spina». L’opzione Mattarella non esiste più ? «Gli dò atto di grande sensibilità nell’escludere una rielezione. Mal si concilia con lo spirito della nostra Carta. Ma la contromossa di Letta potrebbe ostacolare Silvio e rendere possibile un bis nella situazione di stallo». Quale contromossa? «Contrapporre ad esempio Romano Prodi a Berlusconi. Nome assai gradito a tanti M5s. Spuntò con quello di Stefano Rodotà nelle “qui - r i n a r ie”del 2013. Salvini a nome del centrodestra potrebbe estrarre dal cappello un candidato di altro profilo - che non nomino per non bruciare - e Letta potrebbe essere d’ac - cordo. Insomma, la partita è aperta » . Non vuoi proprio bruciare nessun candidato? «Ma sì, dai almeno uno lasciamelo bruciare, magari ci riesco. Un nuovo membro della Corte costituzionale, come nel caso di Mattarella: Giuliano Amato. Al Colle, Amato proprio no».

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