STUPIDA RAZZA

venerdì 24 dicembre 2021

Il premier vuole far pagare il conto del caro bollette a chi distribuisce l’energia

 

 I prezzi dell’energia in Europa sono di nuovo fuori controllo. La settimana che sta per chiudersi ha fatto registrare i massimi storici di gas ed elettricità. Ieri le quotazioni del gas al Ttf per le consegne a gennaio 2022 hanno chiuso a 174 euro/Mwh dopo aver toccato martedì il massimo storico 187. L’energia elettrica è arrivata a costare 452 euro/Mwh in Francia e 437 euro/Mwh in Italia per la giornata di mercoledì 22 dicembre. Il prezzo spot medio in Italia per il mese di dicembre si attesta per ora sui 298 euro/Mwh: nel dicembre 2020 fu di 54 euro/Mwh, circa sei volte meno. Il prezzo del contratto annuale per l’e n e rg i a elettrica 2022 ha chiuso martedì 21 a 306 euro/Mwh. Come previsto da La Verità , a una situazione già tesa n e ll ’Europa centro occidentale sono venuti ad aggiungersi ulteriori fattori. In Francia si è registrata la fermata di due centrali nucleari per problemi di sicurezza. Sono così venuti a mancare 2.400 Mw di potenza, aggiunti ai 2.200 Mw già mancanti per manutenzione. La Francia in questi giorni sta importando energia elettrica da tutti i Paesi con cui è connessa. In Germania non c’è vento, per cui la produzione eolica è stata quasi pari a zero e compensata con impianti a gas e carbone. La maggiore domanda tedesca di gas ha provocato un aumento dei prezzi a breve termine, amplificato dal fatto che il flusso dalla Russia presso il nodo di Mallnow si è invertito e ieri la Germania esportava gas verso la Polonia. Gazprom non ha prenotato capacità di transito sui gasdotti alle aste mensili per gennaio 2022, mentre gli stoccaggi di gas in Germania e Francia vanno svuotandosi rapidamente. Infine, il nuovo gasdotto Nord stream 2 resta bloccato e la tensione diplomatica tra Russia e Ue su l l ’Ucraina si è acuita. Il quadro dunque è fosco. Soluzioni? Il Consiglio europeo svoltosi la settimana scorsa non ha portato novità. Ieri, nella conferenza stampa di fine anno, Mario Draghi ha parlato di un contributo da chiedere alle società energetiche: «Ci sono i grandi produttori o venditori di energia che stanno facendo dei profitti fantastici. La parte di energia che viene prodotta dall’idroelettrico o in misura minore dalle rinnovabili ha un costo che non ha niente a che vedere con quello del gas, eppure viene venduta tutta al prezzo del gas. Occorrerà riflettere su come chiamare i grandi produttori a partecipare al sostegno al resto dell’economia», ha detto D ra g h i . Dopo l’idea circolata tre settimane fa per abbassare il costo della bolletta, ovvero imporre una tassa ai contribuenti con redditi sopra i 75.000 euro, ora la proposta di versare un obolo straordinario passerebbe in capo agli operatori. Il tema non è nuovo. Lo scorso settembre il governo spagnolo ha imposto alle società produttrici di energia elettrica da fonte rinnovabile di pagare una tassa straordinaria, commisurata ai profitti dati dalla differenza tra il prezzo marginale corrente (tipicamente fissato da impianti che utilizzano gas come combustibile) e il prezzo dell’anno precedente per lo stesso periodo. In questo modo si obbligano i produttori a fonte rinnovabile a restituire parte dei profitti incamerati grazie al fatto che i prezzi sono tenuti alti dagli impianti a gas. Di fronte alla indisponibilità della Germania a una riforma del mercato interno, la retrocessione di profitti dai produttori al sistema rappresenta un modo per aggirare l’ostacolo. Tuttavia, si tratta di un meccanismo ex post fortemente distorsivo della concorrenza, che incide anche sul valore delle compagnie. In Spagna, dopo l’a nnuncio del decreto, società quotate in borsa come Endesa e Iberdrola hanno subìto un tracollo delle quotazioni pari al 15% in pochi giorni. In Italia esiste un precedente, la Robin tax, applicata come addizionale Ires alle compagnie energetiche nel 2008. La norma fu dichiarata incostituzionale nel 2015 perché secondo la Corte costituzionale essa «ha previsto una maggiorazione d’a l iquo - ta di una imposizione, qual è l’Ires, che colpisce l’i nte ro reddito dell’impresa», e non i soli sovra profitti, poiché mancante di «un meccanismo che consenta di tassare separatamente e più severamente solo l’eventuale parte di reddito suppletivo connessa alla posizione privilegiata d el l’attività esercitata dal contribuente al permanere di una data congiuntura» Oggi il gas in Europa costa 14 volte (sic) più che negli Usa. L’energia elettrica presenta costi proibitivi, i prezzi alla produzione in Italia sono saliti del 22,1%. Con questi numeri, la crescita economica italiana dell’intero 2022 è seriamente a rischio. I 3,8 miliardi di sgravi, inseriti in manovra dal governo Draghi, oltre a essere una cifra irrisoria rispetto agli aumenti reali, non risolvono nessuno dei problemi di fondo di un mercato che è andato fuori controllo in Europa. L’Italia infatti non presenta alcuno dei problemi di cui soffre il resto del continente: i nostri stoccaggi sono in linea, gli impianti di produzione di energia sono in grado di soddisfare i picchi di domanda, il gas dall’estero (Russia, Algeria, Libia, Azerbaigian) arriva regolarmente. La crisi italiana è frutto di un contagio che arriva dall’Europa, poiché il nostro sistema è collegato a quello europeo dai prezzi del gas: la piazza olandese del Ttf è diventata il riferimento dei prezzi anche per la materia prima trattata in Italia, sia per il mercato libero che per quello tutelato. I prezzi dell’energia elettrica resteranno alti a lungo, poiché le situazioni contingenti non si risolveranno a breve. Considerati la complessità e i costi connessi alla gestione di un sistema energetico continentale basato su fonti rinnovabili, idrogeno e accumuli, è bene sapere che le politiche green dell’Unione europea in prospettiva trasformano l’energia in un bene-servizio a valore aggiunto. E i servizi ad alto valore aggiunto si pagano. La transizione energetica imposta dalla Commissione europea passa oggi per la distruzione della domanda di gas, ottenuta a suon di prezzi record. Un lieve effetto collaterale che forse a Bruxelles si sono dimenticati di segnalare. 

Nessun commento:

Posta un commento