STUPIDA RAZZA

giovedì 30 dicembre 2021

Tutti i numeri della pandemia dei vaccinati

 

 Quante volte ci siamo sentiti ripetere che ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia di non vaccinati? Uno slogan adottato, tanto per citarne uno, anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Negli ultimi tempi, tuttavia, i report ufficiali dell’Istituto superiore di sanità hanno sancito l’i mpressionante incremento dei casi di positività, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi anche tra coloro che hanno completato il ciclo di immunizzazione. Tanto per dare un’idea degli ordini di grandezza in gioco, tra ottobre e dicembre l’inci - denza dei casi di positività nei vaccinati con doppia dose è cresciuta di 7,4 volte, passando da 77 casi ogni 100.000 individui a 567 casi ogni 100.000. Un incremento, in proporzione, maggiore rispetto ai non vaccinati, per i quali l’incidenza è aumentata di 5,2 volte, ovviamente con valori assoluti decisamente più alti (da 368 casi/100.000 a 1.929 casi/100.000). Un discorso analogo si può fare per l’incidenza delle ospedalizzazioni nei reparti ordinari, aumentati di 6,1 volte per i vaccinati e 2,4 volte per i non vaccinati. Per ciò che concerne i ricoveri in terapia intensiva e i morti, invece, l’incidenza ha fatto registrare una crescita pressoché identica per i due differenti gruppi: triplicata per i reparti critici e duplicata per i decessi. Complice l’ele - vato numero dei vaccinati, l’ultimo report attesta che ben sei casi di positività su dieci interessano vaccinati con ciclo completo, così come metà dei ricoveri in reparto ordinario e un terzo delle terapie intensive. Fin qui parliamo però ancora di una tendenza, che per quanto chiara ai limiti dell’inequivocabile rappresenta a conti fatti un semplice andamento. Non paghi del trend già riscontrato e descritto nelle scorse settimane su queste stesse pagine, siamo andati alla ricerca di cifre puntuali, nel tentativo di quantificare una volta per tutte l’apporto dei vaccinati alla diffusione del virus. Nel documento sull’a nd am ento nazionale pubblicato con cadenza settimanale dall’Is tituto superiore di sanità, infatti, non viene riportato il numero puntuale di casi di positività, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi da inizio pandemia, ma solo quello relativo agli ultimi 30 giorni, peraltro con date sfasate. Per fare un esempio, l’ultimo rapporto disponibile aggiornato al 21 dicembre riporta le diagnosi di Sars-CoV-2 dal 19 novembre al 19 dicembre, le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva dal 5 novembre al 5 dicembre e i decessi dal 28 ottobre al 28 novembre. Una sorta di «tetris», insomma, che nemmeno l’Iss è riuscito a sbrogliare. A seguito di richiesta da parte del nostro quotidiano, l’ufficio stampa di via Regina Elena ha candidamente ammesso che «purtroppo non sono disponibili dati aggregati di questo tipo». Nemmeno la piattaforma «CovidStat», gestita dall’Is t ituto nazionale di fisica nucleare e solitamente miniera di informazioni preziose, stavolta ci risulta d’a i uto. Nonostante qualche difficoltà, «spremendo» i documenti della sorveglianza integrata siamo riusciti nell’i ntento. Va premesso che l’Isti - tuto superiore di sanità ha iniziato a diffondere i dati relativi a contagi, ricoveri e decessi divisi per stato vaccinale e fascia d’età solo a partire dal rapporto del 7 luglio 2021. Ovvero circa un mese dopo l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età . Per riuscire a «incastrare» correttamente le date, i nostri calcoli partono in realtà dal rapporto successivo, pubblicato il 14 luglio 2021 (conteggio casi a partire dall’11 giugno 2021). Fino ad allora, nel nostro Paese si erano registrati poco meno di 4 milioni di casi. Per ottenere una stima valida delle diagnosi di positività, abbiamo messo in fila sei differenti report sull’an - damento della pandemia, ciascuno dei quali può sovrapporre, o viceversa lasciare scoperta, solo una manciata di giorni. Non si tratta - e non per volere nostro - di un conteggio esatto all’unità, ma basti sapere che dal confronto con quanto ottenuto e la realtà l’errore totale si aggira intorno all’1%. Ebbene, dall’11 giugno al 5 dicembre 2021 si sono verificati circa 754.000 casi, di cui poco meno di 386.000 a carico di non vaccinati (51%) e poco meno di 369.000 (49%) a carico di vaccinati con almeno una dose. Negli ultimi sei mesi, dunque, quasi un caso su due ha riguardato un italiano che aveva almeno iniziato il ciclo di immunizzazione, e in due casi su cinque chi lo aveva già completato. Dati che confermano quanto già avvenuto prima in altri Paesi, e cioè che il siero protegge dall’i nfezione solo fino a un certo punto e in maniera più blanda tanto più ci si allontana dalla data dell’ultima somm i n i s tra z io n e. Colpiscono anche i dati delle ospedalizzazioni. Sugli oltre 38.000 ricoveri, quasi il 40% (poco meno di 15.000) hanno interessato i vaccinati con almeno una dose, e il 33% i vaccinati con ciclo completo. L’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia grave si nota soprattutto nei dati relativi alle terapie intensive, dove però da giugno a oggi sono finiti comunque un migliaio di italiani immunizzati, in un quarto dei casi totali con la seconda dose. Completa il quadro il dato dei decessi, con quasi un morto su due (2.600 su 5.500) già destinatario di una dose del siero. Sono numeri destinati a crescere, perché si fermano ai primi di dicembre, alla vigilia cioè della fortissima impennata di casi alla quale stiamo assistendo in queste ultime settimane. Alla faccia, numeri alla mano possiamo proprio dirlo, della pandemia dei non vaccinati. 

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