Ma la caccia al tampone è il requiem del pass
PER I VACCINATI !
🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣🤣
Al netto dell’ottusità, l’ostinazione con cui
gli adepti della
Cattedrale sanitaria continuano a difendere il green pass è
quasi commovente. Quasi,
però. Perché suscita invece
un filino di irritazione la recente tendenza a confessare
surrettiziamente ciò che fino
a ieri era accuratamente nascosto in piena luce, e cioè
che la carta verde fosse solo
ed esclusivamente uno strumento politico, (DI CONTROLLO !) per nulla
sensato dal punto di vista sanitario e privo di ogni base
scientifica. Come noto, la
carta fu presentata come indispensabile al fine di mettere in sicurezza la popolazione, una sorta di chiave utile a
spalancare i cancelli del paradiso immunitario. Ora, tuttavia, anche Mario Draghi è stato costretto a correggere il tiro, ovviamente evitando di ammettere l’errore. Quella sul
green pass, ha detto ieri «è
stata una comunicazione appropriata, è diventato un po’,
forse enfaticamente, strumento di libertà». Beh, se lo è
diventato è perché qualcuno
lo ha presentato come tale,
anche se era evidente fin dal
principio che l’intero impianto retorico riguardante
la carta verde fosse stato costruito su una clamorosa fallacia. Draghi sostiene adesso
che «la comunicazione sul
green pass e sul super green
pass si basava sulle conoscenze a quel momento, e
quella affermazione era giusta su quelle basi. Nessuno ha
mai voluto dire che il green
pass garantiva l’im mu n ità
anche dopo la sua scadenza o
dopo scadenza dell’e f f ic ac i a
della seconda dose». Di nuovo, si tratta di una bugia. Che
il tesserino garantisse la
protezione è stato fatto credere eccome, ancora adesso
ci sono fior di dottori i quali -
quando non cantano alla radio - sono comunque impegnati a canticchiare le lodi
del documento verde. C’è
persino, in queste ore, chi
tenta di aggrapparsi ai vetri
e arriva a sostenere che il
lasciapassare sia stato introdotto per «proteggere i non
vaccinati» dal contagio da
parte degli inoculati (lo ha
dichiarato, e senza ridere, il
professor Luca Richeldi del
Gemelli).
Come stiano realmente le
cose lo ha svelato - con involontaria onestà - il governatore dell’Emilia Romagna, Ste -
fano Bonaccini. Parlando al
Corriere della Sera, ha certificato la natura squisitamente
politica (e ideologica) della
tessera. «Il Paese si è dato una
strategia politica netta», ha
detto, «estendere la campagna vaccinale a tappeto, con
terze dosi, ai bambini tra 5 e
11 anni, le categorie professionali, per non dire dei tanti
che stanno facendo le prime
dosi dopo mesi di dubbi.
Chiedere adesso ai vaccinati
di fare il tampone per entrare
in cinema, teatri, ristoranti o
stadi indebolisce proprio la
campagna vaccinale nel momento in cui dobbiamo invece spingere ancora di più sulle somministrazioni».
Tutto chiarissimo, ma conviene tradurlo al fine di rendere il discorso ancora più
esplicito. Il Paese non «si è
dato una strategia politica
netta». È stato il governo a
scegliere di puntare tutto solo ed esclusivamente sul vaccino, introducendo il green
pass come forma mascherata
(e nemmeno troppo) di obbligo. Si tratta dello stesso governo che - nella persona del
ministro Roberto Speranza -
ora vorrebbe introdurre il
tampone anche per i vaccinati. Misura, quest’ultima, in sé
anche sensata: poiché tutti
possono contagiare e contagiarsi (come si sa da mesi),
fidarsi del lasciapassare è pericoloso, perché induce false
sicurezze. Ed è qui che Bon ac c i n i e tanti altri hanno da
ridire: si sono resi conto, giustamente, che l’i m p o s i z io n e
del tampone sbriciola ogni
discorso a favore della carta
verde, e fiutano l’aria sentendo odore della rabbia. Cioè
del risentimento degli italiani a cui avevano voluto far
credere di aver risolto la situazione grazie alla tessera
m i rac o l o s a .
Delle due l’una, infatti: o il
certificato verde è uno «strumento di libertà», come Partito democratico, Movimento 5 stelle, Forza Italia e tanti
altri hanno dichiarato per
settimane (evitiamo per pietà di riportare nomi e citazioni) oppure è soltanto una mistificazione utile a coprire
numerose carenze governative a prezzo di una discriminazione feroce.
Bo nac ci ni, da emiliano
vecchio stile, vorrebbe risolvere la questione in termini
marxisti, sostituendo però il
vaccinismo (malattia senile
della sanità) alla fede nel partito. Il marxismo, scriveva
Raymond Aron, «è una sintesi eclettica, che combina i
motivi fondamentali del pensiero progressista, e si ispira
a una scienza garante della
vittoria finale». Ecco, il vaccinismo è la stessa identica cosa. Esso sostiene, proprio come il marxismo, che «la storia del partito (vacc i ni sta ) è storia sacra, e si risolverà nella redenzione dell’umanità». In questa prospettiva, la Cattedrale sanitaria
«non può né deve sbagliare,
poiché è il portavoce e il realizzatore della verità della
Storia» (ancora A ro n). Ergo è
necessario negare l’ev id e nza, e difendere l’i n d i fe n d i bi -
le, aggrappandosi al lasciapassare come fosse un piano
qu i n que n n a l e.
C’è però, in questa situazione orrenda e purtroppo
già vista, un elemento di novità. C’è il fatto che il popolo
italiano - finora bistrattato,
considerato infantile, destinatario di menzogne e di violenze - ha iniziato a spogliare
l’imperatore dei suoi vestiti
nuovi. Mentre i caporioni di
partito si accapigliano e i
dottorini fanno oooh, i nostri concittadini hanno svelato da soli la bugia del green
pass. In vista delle feste,
stanno affollando le farmacie onde sottoporsi a test rapido. Altri, purtroppo, hanno provveduto a cancellare
brindisi in ufficio, cene festive e scambi di baci sotto il
vischio. Vaccinati con due e
perfino con tre dosi, non si
fidano più del codice immunitario, e non sono più così
sicuri che la colpa del contagio ricada solo ed esclusivamente sui miserabili no vax.
Ebbene, in una nazione seria, si prenderebbe atto di
questa realtà e si agirebbe di
conseguenza. Si provvederebbe, cioè, all’ab oli zio ne
della carta verde, evitando
contestualmente di trasformare il tampone in un nuovo
feticcio sanitario. Accadrà?
Probabilmente no: la Cattedrale sanitaria non può ammettere di aver sbagliato, e
infatti sta provvedendo maldestramente a cancellare le
tracce. La fede vaccinista,
dopo tutto, non ammette
dubbi: solo dogmi. Dunque il
certificato verde (oppio dei
medici più che dei popoli)
deve restare una divinità incontestabile, l’Alfa e l’O m ega, con buona pace di Omic ro n .
Nessun commento:
Posta un commento