La bollinatura finale è arrivata in apertura della conferenza di fine anno direttamente dal premier Mario Draghi che ha apposto il sigillo del governo davanti ai primi 51 dei circa 500 tra traguardi e obiettivi che scandiscono i sei anni necessari all’attuazione del Recovery Plan. Ora la palla passa nelle mani della Commissione Europea che dovrà validare questa prima parte del lungo cammino che attende l’Italia per poi concedere il via libera definitivo all’assegno da 24,1 miliardi. «In questo momento – ha chiarito ieri il presidente del Consiglio – è in discussione alla Commissione la firma dell’accordo operativo che apre il periodo di uno-due mesi di interlocuzione prima di accordare la tranche dei prestiti previsti». I ministeri stanno limando in queste ore gli ultimi tasselli, ma la partita è sostanzialmente chiusa e già si guarda al prossimo step. Archiviate le scadenze da centrare entro fine anno, ci sono infatti nuovi target da conseguire: 45 misure, di cui 30 investimenti e 15 riforme, andranno messe in campo entro il 30 giugno per consentire al nostro Paese di staccare anche la seconda tranche di aiuti Ue, identica nell’ammontare alla prima (24,1 miliardi). Rispetto al primo tempo del Recovery Plan, ci saranno però molte meno riforme da realizzare anche perché l’agenda 2021 del Pnrr è servita a costruire, soprattutto attraverso le misure generali affidate al Mef e al ministero per la Pa, la cornice normativa e gestionale del Piano (dagli interventi sulla governance alle semplificazioni delle procedure amministrative come pure di quelle del sistema degli appalti pubblici), in modo da spianare la strada alla messa a terra dei 222,1 miliardi che arriveranno in sei anni tra Recovery e Fondo complementare. Il grosso del lavoro riguarderà il ministero della Transizione ecologica che avrà 11 traguardi da portare a casa nei prossimi sei mesi tra cui figurano snodi particolarmente importanti come la Strategia nazionale per l’economia circolare e il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti che costituisce uno strumento di indirizzo per le Regioni e le province autonome per la pianificazione su tale binario e su cui il ministero ha appena avviato la fase di scoping per la valutazione ambientale strategica. Il Mite dovrà poi semplificare le procedure per gli interventi di efficientamento energetico e snellire altresì il quadro giuridico per una migliore gestione dei rischi idrogeologici. Un impegno altrettanto notevole sarà poi richiesto anche al ministero della Salute che dovrà centrare sei diversi target, cinque dei quali tramite l’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali): dalla definizione di un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza sanitaria territoriale all’approvazione di un contratto istituzionale di sviluppo per le case di comunità fino al rafforzamento dell’assistenza intermedia e delle sue strutture (i cosiddetti ospedali di comunità). Mentre il ministero della Cultura dovrà mettere a punto una serie di decreti per sbloccare gli investimenti previsti dal Recovery per rafforzare l’attrattività dei borghi, per valorizzare parchi e giardini storici, e ancora per migliorare l’efficienza energetica in cinema, teatri e musei. Corposo, infine, anche l’elenco dei compiti a casa per i dicasteri dell’Istruzione, alle prese, tra l’altro, con l’entrata in vigore della riforma della carriera degli insegnanti e l’adozione del Piano Scuola 4.0, (DAD......?) e dell’Università che dovrà garantire, solo per citare alcuni obiettivi, l’aggiudicazione degli appalti per i progetti riguardanti gli ecosistemi dell’innovazione e il sistema integrato di infrastrutture di ricerca e di innovazione. Fin qui, dunque, i prossimi passi dopo il rush finale dei ministeri che hanno ultimato gli ultimi obiettivi del pacchetto con scadenza a fine anno, anche sfruttando il “treno” del decreto legge Pnrr. Che è atteso oggi al voto di fiducia al Senato e che non a caso è stato messo dal governo proprio per accelerare l’attuazione del Piano e onorare i primi impegni presi con Bruxelles.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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