STUPIDA RAZZA

lunedì 14 marzo 2022

«Il razionamento dell’e l e tt r i c i t à ? Può durare 5 anni»

 

 «Prima di tutto la sicurezza, dicono in raffineria. Quando scende le scale tenga la destra. E non mi sembra che le sue scarpe siano adatte». Si sentono voci di sottofondo ma Davide Tabarelli è calmissimo nell’imparti - re le istruzioni a un bel po’ di persone. Almeno così mi sembra. Come se lo avessi chiamato durante una prova di evacuazione da lui diretta dentro un edificio. Mi dispiace, ho chiamato in un momento sbagliato? «Non si preoccupi, normale amministrazione. Mi sto solo sistemando in un ufficio e devo cercare una postazione adatta per il telefono». So che con lei, presidente e fondatore di Nomisma Energia, dovrei parlare di scenari geopolitici ed economici in tempi di guerra e lo faremo. Ma prima ho una domanda terra terra. Perché oggi il diesel costa più della benzina? «Perché stanno venendo meno le esportazioni della Russia. Sulla benzina, invece, siamo un po’ me - no dipendenti. Dedotto il peso delle accise, il costo industriale del gasolio alla pompa è più alto di quello della benzina». «Altra domanda terra terra. Tutti abbiamo scoperto che dipendiamo dal gas. Ma perché è diventato così importante? «Perché innanzitutto è facile da misurare. Nel riscaldamento era facile assistere a situazioni di consegne inferiori a quelle ordinate e pagate. In secondo luogo, è molto più pulito. Le caldaie durano di più. È un’utilità. Arriva via tubo. Non devi chiamare un trasportatore che ti porta la legna o il gasolio. Abbiamo orgogliosamente speso miliardi e miliardi per la metanizzazione del Paese». «Il metano ti dà una mano», diceva un vecchio slogan pubblicitario degli anni Ottanta. «Brucia bene e non produce smog». «In Sardegna si sentono ancora traditi per la mancata metanizzazione dell’isola mentre in Italia andava in onda quello spot». Metto in fila alcune cifre prese da un suo intervento. L’Italia ha bisogno a oggi di 300 miliardi di chilowattora. Metà di questa elettricità arriva dal gas. E il 40% del gas arriva dalla Russia. In pratica il 20-25% della nostra corrente è r u s s o. «Corretto. Del gas che utilizziamo, importiamo complessivamente il 96% del fabbisogno». Possiamo cancellare Mosca dall’albo dei fornitori? «Non esiste. È impossibile sostituire tutto quel gas. Ovviamente da qui all’eternità ce la possiamo fare. Per eternità intendo 5-6 anni. Ma nel frattempo si ferma e chiude tutto » . La nuova moda dei vip influencer è abbassare il termostato di casa. Con tanto di decreti legge. «Se ne sentono di tutti i colori. La soluzione più gettonata è abbassare le temperature nei condomini di un paio di gradi. Meno riscaldamento. Più maglioni e più coperte. Anche nelle più rosee delle aspettative arriviamo a risparmiare 1 miliardo di metri cubi di gas». È tanto? È poco? «Consumiamo 76 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, 29 di questi arrivano dalla Russia. Faccia lei». La strada è lunga… «Siamo arrivati a consumare anche 90 miliardi di metri cubi nel 2005. Da allora siamo scesi». Siamo diventati più efficienti? «Siamo un Paese che si sta impoverendo e deindustrializzando. Siamo l’unico fra i grandi Paesi che ha un Pil ancora inferiore a quello del 2008». Ma se in casa posso comprimere i consumi, le aziende come possono far e? «Non ce la possono fare. Gli standard produttivi sono incomprimibili nel breve termine. Molte stanno chiudendo. Lo shock energetico è già arrivato. Bisogna razionare. (La voce di Tabarelli si fa molto, molto seria, ndr) Credo sia ciò a cui stanno lavorando in Europa almeno alla luce di quanto sento affermare in questi giorni a Bruxelles. E anche dal premier. Capisco benissimo che non possono essere espliciti e dire tutto. Ma credo che bisognerà pensare a tagliare i consumi in maniera netta». Il nero tornerà di moda per avere la corrente? Mi riferisco a petrolio e carbone, che avevamo giustamente abbandonato per il meta n o. «È un’emergenza e durerà a lungo. Avremo bisogno anche di quello. Ma il carbone che consuma l’Europa viene soprattutto dalla Russia. Certo, ne abbiamo in Sardegna. E lo troviamo in Polonia. Sono i posti più vicini, poi dobbiamo andare lontano: negli Stati Uniti, in Venezuela, Colombia, Australia, Indonesia e Sudafrica. Però i prezzi sono esplosi. Sono arrivati a 400 euro a tonnellata. L’anno scorso erano 40». Potrebbe essere economico a questi prezzi estrarre il carbone in Sardegna? «Abbiamo speso per il Sulcis non so quanti soldi. Quattrocento minatori hanno manutenuto una struttura che non ha estratto nulla negli ultimi anni. Potremo chiedere che ora si inizi a lavorare. A meno che non si voglia parlare solo di soluzioni eleganti e raffinate che però sono un po’lontane dalla realtà del momento. Le rinnovabili. Tutte cose che piacciono alla finanza. Va bene. Ma le bollette che arrivano ai pensionati non sono la stessa cosa. E quella parola che ho usato prima io, cioè razionamento, non è una cosa campata per aria. Ma anche il razionamento è una cosa che non piace alla finanza. E questa deve fare un passo indietro. Comunque si ritorna un’altra volta al punto di prima». Qua l e? «La produzione elettrica da carbone l’anno scorso è stata il 5% del totale. Difficilmente potrà arrivare al 10%. Cioè raddoppiare. Si risparmierebbero altri 2 miliardi di metri cubi di gas. Ricorda i valori?». Sì: in tutto risparmiamo 3 miliardi di metri cubi di gas su importazioni dalla Russia di quasi 30 miliardi di metri cubi. E produrre noi gas? « L’abbandono delle estrazioni negli ultimi 15 anni rende molto lunghi i tempi di ripristino. Prima di un anno è impensabile aumentare di più di 1 miliardo. Si arriva a 4 in tutto». Sempre sui 30 importati dalla Russia. Secondo le stime di Algebris fare a meno del gas russo in Europa significherà un deficit di quasi 800 miliardi di chilowattora. Quasi tre volte il consumo energetico italiano in un anno. «Certo. Quando mi dicono se possiamo fare a meno del gas, rispondo: “Sì che p o ss i a mo”. Mia nonna è morta nel 1972 senza sapere cosa fosse il metano. La cui introduzione è iniziata nel 1973. Tanto per dire dei tempi necessari per mettere in piedi un’infrastruttu - ra » . Molti guardano ai rigassificatori. Ma i costi sono a lti s s i m i . «I prezzi sono fuori da ogni logica da mesi in Europa. Ma avevano ragione i mercati. Hanno previsto bene che ci sarebbe stato un evento gigantesco e inconcepibile. E noi siamo il Paese più esposto. Perché il gas è tutto i m p o rtato » . Noi abbiamo anche contratti a medio lungo termine per importare il gas. Le risulta che sia prassi di mercato la cosiddetta clausola Take or pay, vale a dire paghi anche se non ritiri? «Sicuramente queste clausole contrattuali sono un vincolo anche per la Russia che le impedisce di interrompere le forniture. Ma la logica dei contratti può saltare in tempo di guerra. Io comunque credo che la loro volontà di non far degenerare la situazione sia chiara. Continuano con le consegne facendo finta di niente. Cosa che è normale in tutte le guerre. Lo stesso vale per l’Ucraina. Inoltre, i gasdotti non si possono chiudere come un rubinetto dell’acqua in casa. E lo stesso dicasi per i giacimenti. L’immediato stop crea danni permanenti alle riserve». «In pratica l’energia ci arriva grazie a infrastrutture come giacimenti, tubi, centrali e fili. Se noi interrompiamo questa catena dobbiamo costruirne di nuove o integrarne con altri pezzi. Ci vogliono anni. «Anche se scoppiasse la pace noi dovremo trovare alternative alla Russia. Se Putin sarà deposto, chi arriverà al suo posto? Come puoi fidarti nel dargli il 40% dei tuoi approvvigionamenti, che sono il 25% della tua energia? È una tragedia per tutti. Per l’Eu ro pa . Per la Russia (di nuovo la voce si incupisce, ndr). E comunque la Russia ha tantissimo petrolio, gas, carbone. E noi non potremo fare a meno dei combustibili fossili». Con questi livelli di prezzo come cambia la nostra bilancia dei pagamenti nell’e n e rg i a? «Guardiamo la nostra fattura energetica con l’estero. Con i prezzi degli ultimi giorni andiamo a -90 miliardi nel 2022. È un record. Nel 2020 abbiamo fatto -23 miliardi, nel 2021 -35 miliardi. Il peggioramento è di 55 miliardi. Capisce chiunque di quali ordini di grandezza parliamo». Contabilmente le importazioni vanno con il segno «meno» sul Pil. Stiamo parlando di almeno un -3% del Pil, senza considerare gli effetti a catena quali le chiusure di fabb r ich e. «Appunto. Andrebbe detto chiaramente. Ma ora, signori, c’è una guerra in corso in Europa. Abbiamo deciso di essere solidali con l’Ucraina. Dobbiamo agire. C’è un prezzo da pagare. Dobbiamo razionare l’energia ora. Perché l’ipo - tesi è quella di rimanere veramente al freddo il prossimo inverno». Magari prevarrà il buon senso. Ma vista da Washington, come sembra la crisi dell’e n e rg i a? «Sembra uno spettro più lontano ma i prezzi del petrolio stanno salendo pure lì. Si è superata la soglia dei 4 dollari a gallone per la benzina. Non è un dettaglio per gli americani con i loro pick-up. Negli Usa la benzina viene ancora prima della coca cola e degli hamburge r » . Ma perché il prezzo del petrolio sale anche in America? «La Russia, prima ancora che un esportatore di gas, è soprattutto un esportatore di petrolio. Produce 11 milioni di barili al giorno su una domanda globale di 100. Le esportazioni della Russia sono invece 7 milioni di barili al giorno, su un mercato complessivo importexport di 45 milioni di barili al giorno. Sette su 45 è un numero enorme. Che sconquassa i prezzi ovunque. A partire dal diesel di cui mi parlava all’i n i z io » .

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