Il consiglio dei ministri, giovedì scorso, ha sbloccato l’av -
vio di sei impianti eolici, con
una potenza che arriva nel
complesso a 418 mw. Si tratta
di quattro progetti in provincia di Foggia, con taglie da 40 a
120 mw di potenza, uno in provincia di Sassari (121,5 mw) e
uno in provincia di Matera (33
mw). Già il 2 dicembre scorso
il consiglio dei ministri era intervenuto per sbloccare altri
impianti eolici per totali 347
mw, la gran parte sempre in
provincia di Foggia, area assai
pregiata per questo tipo di impianti a causa della ventosità
relativamente costante rispetto al resto del territorio nazionale. Lo sblocco governativo
consiste nel dare il via libera
agli iter autorizzativi e si rende necessario qualora questi si
fermino a causa di disaccordo
tra le diverse autorità competenti, in sede di conferenza dei
servizi. Tipicamente, il disaccordo si verifica tra Regioni e
governo oppure tra il ministero della Transizione ecologica
e quello della Cultura, cui fanno capo le soprintendenze.
In Italia gli impianti eolici
hanno un fattore di carico intorno al 20-25%, cioè producono energia per circa 2.000-
2.200 ore all’anno. In altre zone d’Europa, ad esempio nel
mare del Nord, questo fattore
è superiore al 35% e arriva a
volte al 50%. Un minor fattore
di carico, dunque una minore
attività a parità di potenza installata, significa tempi di ritorno dell’investimento più
lunghi, e dunque necessità di
maggiori incentivi.
Nel caso dei 418 mw, a regime potremo attenderci poco
più di 800 gwh di energia. Non
è poco, ma come sappiamo il
problema degli impianti eolici
è legato all’intermittenza della
fonte ventosa, oltre che alla
necessità di bilanciare questa
intermittenza utilizzando impianti di riserva a fonte convenzionale. Questa azione di
bilanciamento, eseguita da
Terna, ha un costo, per l’i nte ro
sistema, che rimane nascosto
fino a che lo si ritrova nella
bolletta mensile, affogato assieme ad altri in quella voce un
p o’ misteriosa che si chiama
«oneri di sistema». Nel caso
poi di grande densità di impianti su un’area ristretta, come si sta verificando in Puglia,
vanno risolti i problemi della
rete di trasporto che deve convogliare l’energia prodotta
verso i centri di consumo. Per
come è la situazione italiana, il
maggiore consumo è situato
nel Nord del Paese, a causa della alta concentrazione di industrie, soprattutto in pianura
padana, e della densità abitativa. Dunque, per ogni nuovo
impianto avviato nel Sud, la
rete nazionale deve tenere
conto dei flussi prospettici di
energia e predisporre programmi aggiornati e piani di
sviluppo e manutenzione che
tengano conto delle nuove situazioni. Ciò richiede ingenti
investimenti, che diventano
obbligati nel momento in cui è
il Meridione, per le sue caratteristiche climatiche, ad essere la sede elettiva della maggior parte degli impianti di
produzione di energia elettrica a fonte rinnovabile.
La gran parte degli impianti
eolici ha goduto o gode di due
possibili incentivi: la tariffa
omnicomprensiva, che nel
2021 è risultata pari in media a
139 euro/mwh, oppure incentivi tra 19 e 45 euro/mwh, cui
va aggiunto il prezzo dell’energia elettrica di borsa (il
prezzo unico nazionale, pun).
I nuovi impianti dovrebbero
godere dei nuovi incentivi, più
ragionevoli, attuati con uno
schema di prezzo per differenza rispetto al pun. Nella situazione attuale di grave
emergenza energetica, lo
sblocco degli iter autorizzativi
può sembrare una buona notizia. Tuttavia, non si può non
notare come la deroga alle
norme e procedure ordinarie,
in virtù di situazioni eccezionali, stia diventando sempre
più la regola generale. Mentre
ancora permane uno stato di
emergenza pandemico e un altro stato di emergenza per la
guerra in Ucraina è stato appena dichiarato, commissariare,
decretare d’urgenza e agire in
deroga è ormai la cifra stilistica di questo governo. Ciò anche perché il Pnrr richiede
una serie di adempimenti con
scadenze temporali precise, e
la preoccupazione principale
di questo governo è proprio di
rispettare questi obblighi a
qualunque costo. Un modus
operandi che richiede un
grande controllo da parte del
parlamento, a garanzia di tutti.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
domenica 13 marzo 2022
La coperta corta dell’energia eolica
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