STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 aprile 2022

Cina, in lockdown 45 città e 400 milioni di persone

Oltre a Shanghai sono 45 le aree metropolitate e le città della Cina interessate da lockdown per contenere l’infezione di Covid. Coinvolte circa 400 milioni di persone.Grandi numeri e piccole certezze. Chi proclama che la pandemia sia nella fase discendente della parabola potrebbe esser facilmente smentito dai dati in arrivo dalla Cina: 400 milioni di persone, distribuiti in 45 città vivono in lockdown, totale o parziale. Sono infatti state attivate misure draconiane di controlli sanitari, due anni dopo l’inizio dell’emergenza, per una porzione importante del Paese, quella che produce il 40% del Pil (pari a 7.200 miliardi di dollari), della seconda economia del mondo. È quanto dichiara un report di Nomura che parla apertamente «di rischio recessione». Una delle città simbolo dell’emergenza è Shanghai, un polo manifatturiero ed esportatore. Più di 25milioni di abitanti e un’economia duramente provata dalla pandemia. Attraverso il porto di Shanghai transita più del 20% delle merci e il Covid ha un impatto drammatico su tutta la filiera di distribuzione portuale delle merci. Il segmento della refrigerazione è uno dei più colpiti. Ma non solo: pochi giorni fa il ministero dell'Industria e dell'Information technology ha annunciato di inviare una task force per avviare un piano di recupero dell'attività a Shanghai. L’automotive è un altro settore duramente colpito dalle attività del porto che lavora a regime ridotto. In panne anche Sony e Apple, i cui impianti produttivi sono fermi. Così come Quanta, colosso nel settore Notebook. Le previsioni non sembrano incoraggianti, sentendo gli operatori. «L'impatto della crisi cinese sull’economia globale – secondo Michael Hirson, direttore di Eurasia Group per la Cina e il Nordest dell'Asia – sarà di maggiore volatilità e distruzione economica e sociale per i prossimi 6 mesi». Gli analisti della Chinese University of Hong Kong prevedono una perdita di 46miliardi di dollari al mese, nei prossimi mesi. Le stime di crescita per il 2022 parlavano di un Pil al 5,5% annuo, ma ora c’è chi dubita che il traguardo possa essere raggiunto. Se la fase recessiva dovesse confermarsi, potrebbe essere più realistico un Pil al 4%. Ieri è stato diffuso il dato del primo trimestre: +4,8% meglio delle stime attese del 4,4%. Il funzionamento dell’economia «è stato generalmente stabile», ma i «frequenti focola» di Covid-19 e uno «scenario internazionale sempre più grave e complesso», nel mezzo della guerra Ucraina-Russia, hanno creato ulteriori tensioni sull’evoluzione dell’intero anno, ha ammesso nel briefing Fu Linghui, portavoce dell’Ufficio nazionale di statistica. La crescita dell’economia è aumentata più rapidamente di quanto previsto dagli analisti, ma gli ultimi dati hanno rivelato la contrazione delle vendite al dettaglio (-3,5% a marzo su -1,6% atteso, primo calo da luglio 2020) cali che pagano i blocchi antiCovid. Male anche la disoccupazione: 5,8% dal 5,5% di febbraio, ai livelli più alti da due anni. La congiuntura aumenterà la pressione sul governo centrale che ha riaffermato il suo impegno per la politica zero Covid malgrado i costi crescenti e i lockdown nelle città più grandi del Paese. L’ondata Omicron è scoppiata in una fase delicata dell’economia, già provata dalla crisi del debito nell’ immobiliare. Tutti fattori che contribuiscono ad aggiungere dubbi e incognite sul futuro politico del leader Xi Jinping e sul prossimo, eventuale mandato.


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