Il governo vuole stringere sulla vendita di Ita per chiudere la partita entro
metà giugno. Il percorso di privatizzazione della compagnia, tratteggiato
dal decreto arrivato in Gazzetta a inizio mese, entra dunque nel vivo. E il
prossimo step, che dovrebbe scattare
al più tardi entro un paio di settimane,
è l’apertura della data room.
Al momento, sul tavolo, ci sarebbe
una sola proposta concreta, con annesso piano industriale, che è quella
firmata dal gruppo crocieristico Msc
di Gianluigi Aponte e dalla tedesca
Lufthansa e che valorizza la compagnia di bandiera tra 1,3 e 1,5 miliardi
di euro. Ma al ministero dell’Economia sarebbero arrivate anche altre
due manifestazioni di interesse non
accompagnate però da un’offerta vera e propria. La prima sarebbe quella
del fondo di private equity americano Indigo Partners, già azionista di
alcune low cost europee tra cui Wizz
Air. L’altra, invece, ritenuta la meno
interessante, conduce a un piccolo
fondo, sempre americano e specializzato sul turismo, Certares, che
porterebbe nella partita una cordata
composta da Air France-Klm e Delta,
disponibile però solo a un impegno
di tipo commerciale.
Il ministero ha incaricato quindi gli
advisor (Equita e Gianni & Origoni),
nominati la scorsa settimana, di rivedere le manifestazioni per decidere
chi sarà ammesso allo step successivo
per poi arrivare alla cessione. La vendita, in base al decreto, potrà avvenire
anche in più fasi, con un’offerta pubblica di vendita o con trattativa diretta. Un percorso puntuale, quindi, le
cui coordinate sono state ulteriormente chiarite, qualche giorno fa, in
un question time, anche dal ministro
dell’Economia, Daniele Franco, che
ha precisato come la valorizzazione
della società avverrà non solo guardando al prezzo più alto ma anche alla
coerenza tra il progetto industriale
predisposto dagli eventuali compratori e il business plan redatto da Ita.
Quest’ultima ha riunito martedì il
cda per l’approvazione dei conti 2021
che, secondo quanto risulta al Sole 24
Ore, si sarebbero chiusi con un risultato economico in linea con le previsioni e con una cassa nettamente migliore delle attese. A valle del board, si
sono poi registrate le dimissioni di sei
consiglieri su nove (Fornabaio, Piazza, Giordani, Martuccelli, Fratini e Girelli). Sul passo indietro sono circolate
quindi alcune voci che attribuivano la
mossa dei consiglieri a presunti dissidi sulle trattative per la privatizzazione e i costi dei consulenti (anche il board, a fine gennaio, ha infatti nominato i suoi advisor, Jp Morgan, Mediobanca, Grande Stevens e Sullivan &
Cromwell). Dissidi però smentiti dalla
stessa società che ha fatto filtrare, attraverso le agenzie, una diversa ricostruzione dei fatti collegando la scelta
dei sei membri all’avanzamento dell’iter di cessione. «Il cda aveva l’obiettivo di traghettare la creazione della
società, questo è stato fatto e adesso
si avvia la privatizzazione, quindi
parte del cda, come era programmato, fa un passo indietro dimettendosi». La precisazione, però,non ha
stoppato le polemiche con sindacati
ed esponenti politici che hanno
espresso preoccupazione per il futuro
della compagnia.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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