STUPIDA RAZZA

mercoledì 20 aprile 2022

La trimestrale di Tesla, un rilancio su Twitter? Per Musk è l’ora della verità

 

C’è stato il suo “cinguettio” sui social media rivolto alle decine di milioni di seguaci, che fa eco alla canzone di Elvis Presley Love Me Tender, e flirta con il lancio di una scalata ostile vera e propria a Twitter, attraverso appunto una tender offer. E c’è stata la sua comparsa ad un più rarefatto Ted Talk, il prestigioso circuito di conferenze intellettuali, dove ha parlato di massimi sistemi e invocato la necessità che Twitter sia arena senza lacci della libera espressione. Elon Musk si tiene occupato – questi sono solo due esempi degli ultimi interventi pubblici – dopo il suo annuncio shock. Quello con cui ha svelato di aver accumulato una quota del 9% di Twitter (diventandone il secondo socio dietro il fondo Vanguard) e di volerla comprare per 43 miliardi di dollari. Twitter ha per ora respinto seccamente le sue avance – anche se formalmente valuta la proposta - adottando una poison pill, un piano (depositato ieri alla Sec) che in caso di scalate le renda proibitive inondando il mercato di nuove azioni scontate offerte agli altri soci qualora un investitore indesiderato superi una quota nella società – in questo caso il 15%. Ma l’uomo più ricco del mondo, con una fortuna personale che supera i 260 miliardi e all’attivo aziende da Tesla nelle vetture elettriche e Space X nell’aerospazio alla Boring Company in infrastrutture e tunnel, non desiste. E rimane soprattutto fedele alla sua identità, considerata rara per chi può vantare una simile posizione e influenza: quella di imprenditore tanto rivoluzionario quanto enigmatico e prono alle controversie. I mercati aspettano È questo atteggiamento imperscrutabile che promette di tenere – e forse a lungo - sul chi vive i mercati. La sua offerta per Twitter ha aperto molteplici scenari, dove si intrecciano irrisolti interrogativi finanziari, strategici e politici. Sintomo ne sono state le incerte oscillazioni del titolo in Borsa negli ultimi giorni. Men che chiaro è se Musk abbia davvero intenzione di conquistare Twitter, o anche solo di reperire le risorse per l’avventura: dovrebbe quantomeno rastrellare ingenti prestiti usando a garanzia i titoli nel suo impero Tesla, “cassaforte” del patrimonio. Oppure dar vita a cordate di investitori finora latitanti. Con ogni probabilità, secondo numerosi analisti, dovrebbe oltretutto alzare significativamente il prezzo, pur avendo detto che la sua offerta era “prendere o lasciare”. Non basta: il mercato potrebbe in quel caso dubitare, davanti a una complicata “distrazione” targata Twitter, della serietà della sua guida negli asset davvero core – anzitutto Tesla, che darà domani la nuova trimestrale reduce da un 2021 record. Né è emersa, a oggi, una chiara proposta di come Musk riconfigurerebbe il modello di business e la cultura di Twitter, al di là di appelli libertari e d’una collezione di idee tra il serio e il faceto: accanto a bocciature di controlli interni “censori” sono spuntate trasparenza dell’algoritmo ed eliminazioni della pubblicità, fino alla cancellazione della W da Twitter e alla trasformazione del quartier generale in ostello per senza casa. La sfida centrale e più seria, la moderazione del contenuto, è questione delicata e irrisolta per tutte le piattaforme social, in presenza di rischi di disinformazione e manipolazione venuti alla luce durante la pandemia e i recenti appuntamenti elettorali non solo negli Stati Uniti. L’ombra di una controfferta Musk, per virtù della sua stessa offerta, potrebbe in realtà aver messo in gioco il futuro di Twitter al di là del suo ruolo personale. Il gruppo, nonostante sia da tempo il preferito megafono social di politici e celebrità, è pressato da rivali più grandi o agili e da difficoltà di monetizzazione degli oltre 200 milioni di utenti globali. Il titolo è scivolato del 31% in un anno e critiche perseguitano il suo board, in queste stesse ore definito “disastrato” dal cofondatore in uscita Jack Dorsey. All’ombra della mossa di Musk il marchio di buyout Thoma Bravo, oltre cento miliardi di asset in gestione, avrebbe contattato Twitter asserendo d’esser pronta a lavorare per un’offerta d’acquisizione alternativa al patron di Tesla, anche se i dettagli sono rimasti vaghi. Ma in passato più protagonisti, dal private equity a colossi hi-tech quali Microsoft, Google e Salesforce, avevano già pensato a acquisizioni. E altrettanto vero è che vi avevano rinunciato davanti a sfide e rischi di business e gestione. Politicamente fluido L’unica certezza rimane così al momento la familiarità del 50enne magnate e imprenditore di origine sudafricana con iniziative-shock e controversie. Tra chi lo accusa di cercare sempre e comunque attenzione e pubblicità, con scarso riguardo per le regole e tendenze in verità autocratiche. E chi lo celebra al contrario come un’inarrestabile forza d’innovazione. Nel 2018 un suo tweet su disegni di rilevare e togliere la “sua” Tesla dalla Borsa si rivelò infondato e fece scattare indagini della Sec su sospetti di manipolazione, seguiti da accordi con le authority per la supervisione dei suoi cinguettii online e con una causa di azionisti per danni ancora aperta che dovrebbe finire in tribunale a maggio. La sua vocazione politica offre a sua volta più che altro abbondanti incognite: gli ultra-conservatori, che non perdonano a Twitter la messa al bando Donald Trump, hanno celebrato l’assalto di Musk. Le sue donazioni a partiti e candidati sono tuttavia scarse e suddivise. Se ha denunciato le restrizioni anti-pandemia care ai democratici come “fasciste”, è contrario a strette sull’immigrazione volute dai repubblicani; se attacca incentivi pubblici alle imprese in passato li ha accettati. Ha trasferito il quartier generale di Tesla nel Texas per avvantaggiarsi di meno tasse e norme, ma mantiene vaste attività nella progressista California. Chissà se sarà il casoTwitter a svelare di più su Musk, imprenditore e personaggio.

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