STUPIDA RAZZA

giovedì 7 aprile 2022

Lo zar è cattivo: fa danni al mercato

 

Lo scambio di accuse tra atlantisti e russofili è privo di fondamento. Ecco perché i più sprovveduti arrivano a sostenere allo stesso tempo milizie neonaziste e diritti Lgbt. Utilizzare le categorie novecentesche di «atlantismo» o di «sostegno alla Nato» così come quelle di «imperialismo sovietico» può essere utile per capire alcuni aspetti della situazione geopolitica in atto ma sicuramente non è utile per comprendere ciò che sta accadendo nel suo insieme. L’atlantismo non esiste più, per sua stessa ammissione, da quando è stato assorbito dal globalismo, cioè da quando si è deciso di utilizzare il criterio commerciale per sancire gli equilibri mondiali, prima col G7, poi col G8, poi col G20. Quindi a buon diritto si può parlare di «globalisti-mercatisti», cioè coloro che ritengono che un mercato globale in costante espansione e accelerazione debba decidere ogni altro aspetto della vita umana, e coloro che invece sostengono che siano altri aspetti dell’esistenza a essere preminenti nei confronti del mercato globale; è la nuova versione dello scontro tra materia e spirito. Oggi la divisione non è più verticale, da una parte chi sta con l’Occidente liberale e democratico e dall’altra chi sta col blocco sovietico, ma è orizzontale e trasversale allo stesso tempo: da una parte chi ritiene che il Covid abbia rappresentato una cesura tra due epoche e dall’altra chi ritiene che le strategie di contrasto alla pandemia siano state appropriate, efficaci, scientifiche e commisurate. La pandemia ha segnato definitivamente la divisione del mondo tra coloro che credono fideisticamente allo Stato e alle narrazioni che propone, vi si affidano e delegano ad esso le proprie libertà, e coloro che semplicemente non credono più allo Stato e alle sue narrazioni, perché se ha mentito o sbagliato sulla salute e sulle libertà personali può mentire o sbagliare su tutto. Il Tar del Lazio ha appena dichiarato in una sentenza che se l’Oms dichiara che la cancerogenicità di un vaccino può non essere indagata, allora va benissimo non indagarla. Questa cosa, come decine di altre che nel corso di due anni di pandemia abbiamo avuto modo di constatare, cambia completamente il rapporto tra istituzione e individuo: viene richiesta la fede negli esperti prima della conferma scientifica per prova-ed-errore (non c’è tempo!), almeno sino a quando nuove evidenze scientifiche (cioè un p o’ di morti) non faranno cambiare le linee guida. Ma se l’autorità non può più essere creduta, allora anche la narrazione che offre su ogni cosa non può essere attendibile, quindi rifarsi a categorie del Novecento, quando cioè le istituzioni erano «degne di fede», per giudicare un conflitto, non funziona più. La stessa demonizzazione di V l ad i m i r Puti n ha il grave difetto di non dire la verità, di usare categorie vecchie, superate, inadatte, di parlare dell’auto c rate che vuole territorio, «spazio vitale»; quanto Novecento… La verità è che Puti n è cattivo perché è quello che blocca il mondo e quindi rovina gli affari «proprio adesso che stavamo ripartendo», ecco perché il peggio che gli si può fare è sanzionarlo, espellerlo cioè dal mondo, giacché il mondo coincide col mercato. Ma chi invece ritiene il mercato un elemento tra gli altri e non la cornice di senso dell’esisten - za, agisce in base ad altri criteri, i quali certamente possono essere sbagliati, ma che esulano dal sistema di valori del materialismo globalista e quindi non vengono compresi. I criteri usati sinora in Occidente per definire le posizioni non rispondono più alle esigenze di comprensione di questo nuovo mondo, ecco perché l’appello alla libertà democratica contro il tiranno aggressore andava bene quando nelle manifestazioni si usavano i megafoni, non quando i telegiornali usano i videogiochi come reportage dal fronte. 

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