«Se il governo
mettesse la fiducia
sulla delega fiscale,
io voterei contro».
Cioè farebbe cadere il governo, in un
momento come questo?
«Se fossi a Montecitorio, sì:
staccherei la spina senza nessun tipo di problema. Non posso, ma solo perché sono un
parlamentare europeo».
E perché arriverebbe a tant o?
«Senta, Draghi diceva che
questo “è il momento di dare
non di prendere”. Mettiamoci
d’accordo: lo ha detto davvero o
me lo sono sognato?».
Sarebbe un’umiliazione per
il Parlamento se il governo forzasse la mano?
«Sarebbe un accanimento terapeutico che certamente contribuisce ad alimentare i miei
sospetti sull’aumento delle tasse».
Intercettiamo l’europa rlamentare leghista Antonio Maria
Rinaldi mentre scende in automobile da Strasburgo a Roma.
«D’altra parte l’aereo non c’è»,
spiega. «Ma non si preoccupi:
così ho più tempo per raccontarle un po’ di cose.
A cominciare da
quella mezza rissa
sul decreto fiscale».
Mi spieghi perché considera la
legge delega come
un assalto alle tasche del contribue nte.
«Io faccio parte
degli italiani diffidenti. E faccio bene a esserlo perché
in passato non sono mai stato smentito. Mi creda:
quando il governo
mette le mani sul fisco, chi ci
rimette sono cittadini e imprese. Così e sempre avvenuto e
sempre avverrà. Sulla delega fiscale il centrodestra non fa bene a puntare i piedi: fa benissimo».
Eppure il governo torna a
ribadire che «il provvedimento
non porta incrementi di imposizione fiscale degli immobili
regolarmente accatastati. Non
tocchiamo le case degli italiani,
e lo stesso sarà per gli affitti e
per i risparmi». Non si fida?
«Non mi fido affatto. Anche la
revisione degli estimi catastali
porterà sicuramente a un innalzamento della tassazione. Non
possiamo uniformare le tasse
sulla casa a quelle in vigore negli
altri Paesi, come chiede l’Eu ropa. E questo per un motivo molto semplice: l’Italia è geneticamente diversa. Il mattone italiano ha una valenza differente,visto che l’80% degli italiani è
proprietario. Se utilizziamo i
criteri della sinistra, domani
potranno tassare cittadini che
oggi si sono avvalsi del bonus
casa, perché ha fatto aumentare
il valore dell’abitazione. Sarebbe un’assurdità, ma con questa
mentalità non escludo che accada».
Sul pagamento delle utenze
della luce e del gas ci sono oltre
4 milioni di famiglie in difficoltà, secondo la Cgia di Mestre.
Immagino che i 5 miliardi a
bilancio nel Def per il carobollette non la soddis f i n o.
«Per bollette che
stanno triplicando?
È poco più che una
mancia al bar.
Ma lo scostamento di bilancio,
chiesto a gran voce dai partiti, farebbe impennare lo spread, dicono dal minis te ro.
«Lo spread dipende dall’a zio n e
della Bce sui mercati. Noi possiamo
tra n qui l la m e nte
procedere con uno
scostamento per aiutare famiglie e imprese, i problemi di
spread derivano dalle scelte di
Francoforte. E se la Bce non
torna a compiere stimoli monetari poderosi, il futuro sarà fosco».
Domanda cruciale: preferisce la pace o il condizionatore
ac c e s o?
«Draghi si è fatto un po’
prendere la mano, e gli è uscita questa frase “p o pu l i s ta”,
inusuale per lui. Avrei preferito una dichiarazione di più
alto profilo: stiamo lavorando
per la pace e per continuare ad
avere i condizionatori accesi.
Temo invece che avremo la
guerra con i condizionatori
s p e nt i » .
Comunque una metafora
fuorviante, quella del prem ie r?
«Il vero problema non è l’aria
condizionata, ma le aziende in ginocchio, con le merci non più
competitive. E il conto alla fine
lo pagano le industrie, già tramortite dalla pandemia. A loro
spettano giusti ristori, anzi, per
l’esattezza sarebbe meglio chiamarli “r i m b o r s i”».
Draghi ha anche detto che se
in Europa si decide la rinuncia
al gas russo, «l’Italia seguirà».
«Allora mi auguro, da italiano, che Draghi abbia sul tavolo
una credibile alternativa. Io credo che l’Italia non dovrebbe accettare sanzioni che fanno più
male a noi che alla Russia. Ci
sono Paesi commercialmente
meno esposti rispetto a noi.
L’Italia paga il prezzo più
s a l ato » .
E se l’embargo sul gas di
Mosca partisse comunque?
«Se si prende una decisione politica comune a livello internazionale, il governo ha il dovere di risarcire
chi ci rimette. Sono tutti
buoni a mettere sanzioni
con il fatturato degli altr i » .
L’Europarla me nto
ha votato una risoluzione per lo stop al
gas. E anche voi leghisti avete votato a favore.«In realtà sappiamo tutti che
la rinuncia al gas russo non sarà
materialmente possibile nel
breve periodo. Quella risoluzione è un chiaro messaggio politico. Dobbiamo intenderla come
un pressante invito ai governi
nazionali perché trovino al più
presto forme alternative di app rov v i g io n a m e nto » .
Insomma, è una sorta di ultim atu m?
«Esatto, il Parlamento europeo esorta i Paesi membri a
cercare altre fonti. Non avverrà
dalla sera alla mattina, ma occorre recuperare il tempo perso. Non possiamo restare alla
mercé di un solo Paese sul piano
energetico, che sia la Russia o
chiunque altro».
Come spiega questa dipend e n za?
«La classe politica italiana in
35 anni non è stata in
grado di scrivere
un piano energetico ragionevole. Abbiamo avuto
una ventina
di governi
che hanno
i mp e d ito
qualsiasi tipo
di programmaANTONIO MARIA RINALDI
zione. E poi altrettanti anni di
ambientalismo in monopattino
hanno aggravato il disastro. In
Italia ci sono 752 pozzi inattivi
che potrebbero essere messi a
regime in un tempo relativamente breve. Presumo ci siano
resistenze ideologiche di alcuni
partiti a impedirlo. A tal proposito, per me sarebbe anche
giunto il momento di riaprire
seriamente, con tutte le cautela
del caso, un ragionamento sul
nuc l ea re » .
Un governo duro nei patri
confini, e troppo morbido in
Europa sulle questioni strategich e?
«In questo momento Mario
Draghi, da uomo di mondo, sa
che in Europa ci sono posti
liberi. Dopo il ritiro della Merkel, e con Macron dei guai, per il
premier si aprono opportunità
di leadership. E lui, sfumato il
sogno del Quirinale, aspira a
questo. Anche per restituire all’Italia un ruolo internazionale».
Purché non ci sia una sorta di
baratto sulle questioni di interesse nazionale, come le forniture di gas. Arriva a pensarlo?
«Questo magari no. Ma pur
essendo un novello della politica, ho una certa età. E so che il
gioco politico è esclusivamente
una questione di do ut des».
Chi guida la carovana europea in questi tempi cupi?
«La Germania senza la Merkel ha perso molto della sua
leadership. Se aggiungiamo una
Francia che arranca, stesa sulle
esigenze elettorali di Emmanuel Macron, ora più che mai in
Europa si procede in ordine
sparso. Ognuno per sé e Dio per
tutt i » .
Bisogna mettere da parte le
ideologie e riscrivere di corsa il
Pn r r?
«Assolutamente sì. Dobbiamo rivisitare completamente i
piani nazionali del Pnrr. Era già
obsoleto dopo due anni di pandemia, con questa guerra e il
rincaro delle materie prime,
dobbiamo stravolgerlo. Altrimenti rischiamo di non fare
arrivare queste risorse preziose
a chi ne ha bisogno. La quota
prestiti del Piano nazionale l’ha
richiesta soltanto l’Italia, mentre gli altri Paesi hanno puntato
sul debito autonomo andando
sul mercato».
Anche il fiscal compact andrebbe rivisitato?
«A oggi il fiscal compact dovrebbe ritornare in vigore, con
tutta la sua forza, dal 1° gennaio
dell’anno prossimo. Il che è assurdo. Se lo abbiamo sospeso
durante la pandemia, a maggior
ragione oggi dovrebbe essere
cestinato, o perlomeno pesantemente rivisitato. Ci sono tante
ipotesi a parole: ma fatti niente.
Il 1° gennaio è dietro l’angolo, e
su questo punto siamo ancora al
“caro amico”. Se non c’è chiarezza adesso sulle regole, come
possono gli Stati programmare
gli investimenti in maniera prof ic u a? » .
Insomma il patto di stabilità
non è scolpito nella pietra?
«Il fiscal compact non è un
trattato, ma un accordo intergovernativo. E come è stato costruito, così può essere smontato » .
L’Europa ha dormito sul
fronte ucraino?
«Decisamente. Il problema
ucraino si trascina dal 2014. La
diplomazia europea allora era
condotta dalla Mogherini, quindi figuriamoci. Mi meraviglio
come i padroni del vapore -
Francia e Germania - non siano
riusciti a prendere in mano la
situazione. A Strasburgo abbiamo perso tempo dietro ai diritti
gender, mentre le urgenze che
avevamo sotto gli occhi non interessavano a nessuno».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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