C he Amazon la spunti o meno con l’Agcm il segnale è chiaro: liberismo non vuol dire FarWest. E nell’economia di mercato il ruolo dell’Antitrust è quello di garantire il libero mercato. Una sanzione che solleva il problema del ruolo delle grandi piattaforme. Che da una parte hanno portato un indubbio contributo all’innovazione e alla società, ma che dall’altra hanno consolidato la loro posizione acquisendo una forza che non rende scontato il fatto che in futuro tale contributo, se non regolato, possa essere ancora un contributo positivo. Il punto di partenza è sempre lo stesso: la piattaforma di turno – Google o Facebook, Amazon o Apple – offre un servizio migliore o risolve un problema. O finanzia lo sviluppo di un settore. E si rende, così, indispensabile. Apparentemente. A volte le piattaforme si rappresentano come alfieri che in nome del la Csr corrono in soccorso di Pubblica amministrazione e imprese. Ma è reale supporto convincere una generazione di giovani del fatto che imparare l’informatica voglia dire usare uno specifico sistema operativo? Paradossalmente: sarebbe un reale supporto se quelli che Shoshana Zuboff definisce attori del capitalismo di sorveglianza si proponessero per promuovere modelli basati sul cooperativismo di piattaforma? Qual è il costo sociale ed economico di appoggiarsi troppo alle piattaforme? Ragionare attorno alla sostenibilità digitale, in ultima analisi, vuol dire anche questo: puntare a un difficile equilibrio tra politiche di mercato e necessità di guardare agli impatti di tali politiche sulla sostenibilità sociale. Capire che non tutto ciò che sembra semplificarci la vita sta davvero rendendoci la vita più semplice. E che talvolta ciò ha un prezzo che non pagheremo solo noi, ma l’intero sistema sociale. Perché è vero che le tecnologie non sono né buone né cattive, ma non sono certo neutre negli effetti sociali che producono se applicate senza una visione di senso. Visione che ancora manca nella società. Visione che solo inquadrando lo sviluppo tecnologico nell’ambito della sostenibilità si può ottenere, facendo della digitalizzazione uno strumento per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, ma contemporaneamente facendo dello sviluppo sostenibile un criterio di indirizzo per la trasformazione digitale. Per farlo è necessario sfuggire all’abbraccio del diavolo delle piattaforme, un abbraccio del quale rischiamo tutti di pagare un conto troppo salato.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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