Da mesi ripetiamo che sarebbe necessario porre un limite alla gestione emergenziale, fissare alcuni paletti che permettano alla popolazione di capire chiaramente quali siano le condizioni minime per il ritorno alla normalità (quella vera). Ora, finalmente, sappiamo quando finirà questo delirio politico-sanitario: mai. Che sarebbe andata a finire così, a dire il vero, ce lo aspettavamo fin dall’inizio, o quasi. Adesso però ne abbiamo la conferma. Sulle prime, i santoni della Cattedrale Sanitaria ci hanno fatto sapere che, con circa il 70% di vaccinati avremmo raggiunto l’immunità di gregge, saremmo stati al riparo e avremmo potuto tornare a condurre un’e s istenza dignitosa (senza apartheid o altre restrizioni, per intendersi). Poi, nemmeno troppo lentamente, la soglia si è alzata ed è arrivata all’80% di inoculati. Quindi, a stretto giro, ci siamo sentiti dire che – forse –con il 90% di popolazione vaccinata avremmo potuto tirare un sospiro di sollievo. Però l’illusione è durata poco. Siamo a un passo da quella percentuale, ma nel frattempo abbiamo scoperto che l’i mmunità di gregge resta una pia illusione, e nemmeno con il 90% di iniezioni sul totale della popolazione (e non soltanto sulla platea degli attualmente vaccinabili) si potrà stare tranqu i l l i . Infine, il colpo di grazia: le varianti. La simpatica Omicron, arrivata giusto in tempo per le feste, ha dimostrato di non curarsi troppo del rimedio miracoloso, tanto che il primo contagiato è un signore campano che si è puntualmente sottoposto alle due dosi. Dopo i proverbiali due giorni di odio e terrore, ora gli esperti fanno sapere che la nuova mutazione non dovrebbe essere particolarmente pericolosa, e infatti i contagiati stanno bene, persino –s e m b ra – i più giovani non vaccinati. Che però la variante sia tutto sommato simile alla versione precedente, purtroppo, sotto il profilo politico non cambia granché, anzi peggiora la situazione. Il punto, infatti, sono i contagi: finché proseguono, non c’è modo di liberarsi della paranoia virale. E non è tutto. Dalle dichiarazioni rilasciate ai media, par di capire che medici e ricercatori, in realtà, sappiano ben poco delle evoluzioni del Corona. Mancano informazioni e, dunque, certezze. Quindi, nel dubbio, che si fa? Si vaccina con più convinzione, ovvio! Ecco allora arrivare l’i mmunologo Alberto Mantovani a spiegare che, probabilmente, servirà una quarta dose di siero. Opinione che pare condivisa anche da Matteo Bassetti , secondo cui sarà necessario un nuovo giro di punture nel 2022, a 12 mesi di distanza dalla terza inoculazione. Un poco alla volta, come avvenuto nei mesi precedenti, le ipotesi iniziano timidamente ad affacciarsi sui giornali e in televisione, poi si diffondono e cominciano a rafforzarsi, infine divengono realtà e guai a opporsi. In questo modo siamo passati da «basta già una dose per stare sereni, fra poco sarà tutto finito» a «fatevi subito la terza dose e preparatevi per la quarta, che ci sono le varianti». A ben vedere, quello dei predicatori in camice bianco è un modo di ragionare piuttosto sorprendente. Ci si aspetterebbe, infatti, che i medici si esprimessero sulla base di prove, di evidenze e di studi seri. Quando si parla di cure per il Covid, ad esempio, sono proprio i signori esperti a invitare alla cautela e a richiedere dimostrazioni su dimostrazioni su dimostrazioni. Eppure in questo caso si procede al contrario: nemmeno per tentativi, ma tramite predizioni. Siamo, in sostanza, alla medicina del vaticinio. Invece di adattarsi alla realtà e di cambiare paradigma di fronte all’emergere di nuovi fatti, si preferisce immaginare disgrazie future e si suggerisce di combatterle con rimedi che non sappiamo nemmeno se funzioneranno. Emblematiche, a tal proposito, le dichiarazioni rilasciate alla Sta m p a da Andrea Campana, responsabile del Centro covid pediatrico del Bambino Gesù a Palidoro. A suo dire, i bambini attualmente non si ammalano in modo grave, ma bisogna comunque sottoporli a iniezione: «Non è per la gravità della malattia che dobbiamo vaccinarli ma proprio per ciò che stiamo vedendo in questi giorni: le nuove varianti che arrivano. È un terno al lotto capire se queste nuove varianti saranno più aggressive nel bambino e non possiamo permetterci di aspettare e vedere«. Capito? L’unica certezza, per ora, è che i piccoli non si ammalano in modo grave. Però tocca forarli perché non sappiamo che cosa succederà in futuro. A rigor di logica, se non sappiamo cosa succederà domani, non sappiamo nemmeno se i vaccini saranno utili a combattere ulteriori varianti, no? Però alla logica, ormai, la cittadinanza italiana è stata revocata, e i più preferiscono fare ampio uso del pensiero magico (nel senso deteriore dell’e s p re s s io n e ) . Riepilogando, il quadro è il seguente. Non basterà nemmeno la terza dose, arriveranno nuove varianti e persino chi oggi non rischia affatto la vita domani potrebbe essere in pericolo. Dunque urge continuare con i vaccini e, in ogni caso, è necessario mantenere alta la tensione perché il peggio potrebbe essere dietro l’a n go l o sotto forma di nuove varianti. Senza particolari scossoni e con qualche elegante eufemismo, il limite del delirio immunitario è stato spostato oltre l’orizzonte. A confermarlo arriva Antonella Viola, sempre tramite La Stampa. Saremo al sicuro - dice ripetendo un ritornello caro alle istituzioni sovranazionali - quando anche i poveri saranno vaccinati, cioè quando anche negli Stati africani e asiatici il livello delle vaccinazioni sarà alto. Finché queste nazioni (che pure, al netto della scarsità di tracciamenti, sembrano in alcuni casi passarsela meglio di noi) rimarranno scarsamente coperte, continueranno a spuntare nuove varianti, o almeno così fa intendere la studiosa. Abbiamo capito l’antifona: le nuove varianti arriveranno qui, e la macchinetta del terrore sanitario si rimetterà in f u n z io n e. Come è facile capire, l’id ea di «vaccinare il mondo» è, oltre che vagamente delirante, pure piuttosto velleitaria. In buona sostanza, il messaggio è: finché non si raggiungerà la sicurezza totale, l’e m e rge n za non finirà. Solo che la sicurezza totale è impossibile da ottenere, ergo l’emergenza è destinata a essere infinita. E il fatto di averlo intuito non è di grande consolazione.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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