STUPIDA RAZZA

venerdì 3 dicembre 2021

«Dubbi e notizie vietati: perciò fondo un gruppo di controinformazione»

 

Ciò che da qualche mese a questa parte capita al professor Massimo Cacciari è una delle dimostrazioni più evidenti del livello a cui è giunta la discussione mediatica sulla pandemia. Intellettuale da sempre stimato, soprattutto a sinistra, Cacciari ora è spesso accusato di essere un «cattivo maestro» e non ha vita facile negli studi televisivi, come testimonia quanto accaduto mercoledì sera nel salotto di Lilli Gruber a Otto e mezzo. Il professore si è spazientito, e a un certo punto ha dovuto persino minacciare di andarsene, stanco di essere paragonato a pazzoidi vari. Non è certo la prima volta che Cacciari viene duramente contestato, o attaccato per via delle sue posizioni critiche. Ecco perché sembra aver deciso, assieme ad altri illustri colleghi, di organizzare una risposta: un gruppo di controinformazione che si occupi di indagare anche i lati oscuri della gestione del Covid, e di rendere noti i dati che la narrazione istituzionale tende a non riportare. «È la solita storia», ci dice Cacciari la mattina dopo il dibattito catodico su La7. «Regna un pensiero unico che non ammette neanche l’esercizio del dubbio. Ha dell’incredibile, me ne rendo conto, ma ormai è un atteggiamento molto diffuso, che è stato assunto dalla gran parte dei media, delle tv e dei giornali». Le viene spesso rimproverato di citare informazioni provenienti dalla Rete. «È surreale, non sono ammesse notizie che vengono dal Web anche se quelli che io cito sono semplicemente dati. Io ho citato dati che riguardano il vaccino, il cui effetto positivo va decrescendo nel tempo. Mi pare che almeno di questo si dovrebbe poter parlare». Invece, benché ormai si tratti di una verità riconosciuta, discuterne sembra d i f f ic i l e. «Guardi, io dico una cosa molto semplice. Se continuiamo a ripetere che il vaccino è l’unico rimedio, o quello o niente, vorrà dire che continueremo a vaccinarci tutti più volte, magari ogni cinque o sei mesi» . E dove sta il problema secondo lei?  «Questo meccanismo rende permanente la condizione in cui stiamo vivendo. Se andremo avanti così, vivremo per tutta la vita in uno stato di eccezione, almeno finché ci sarà anche solo un ricoverato in terapia intensiva per Covid». Sembra appunto che questo stato di eccezione preveda anche un robusto controllo dell’i n fo r m a z io n e. «Ormai non ammettono più nemmeno che si riportino delle notizie. Se le notizie ci dicono che ci sono degli effetti avversi, occorrerà pure indagare questi casi, oppure no? Ci sono Paesi che hanno - faccio per dire - il 50% di vaccinati e altri in cui i vaccinati sono il 90% eppure le percentuali di ricoverati sono analoghe. Possiamo parlare di questo oppure no? Se anche citare queste notizie significa diffondere inquietudini perniciose allora mi arrendo». Le hanno rimproverato proprio questo. «Se una persona che ragiona nei termini che ho appena detto viene equiparato all’idiota che va in giro vestito da deportato di Auschwitz significa che siamo in preda a una deriva psicologico-culturale pericolosissima, che purtroppo è avallata dalla stragrande maggioranza dei media. Questa cosa mi stupisce, ma in fondo capisco perché sia successo». Perché è successo, dunq ue? «Credo che sia dovuto a tendenze di lungo periodo. Un popolo non può stare in emergenza perenne senza conseguenze. Non si può essere sempre stressati per motivi economici, per le preoccupazioni sul reddito, sui giovani eccetera… Non si può vivere sotto questa pressione e restare saldi nel proprio cervello». Di solito si dice che i matti siano i no vax. «I matti ci sono in generale. A me sembra una cosa da pazzi dire no al vaccino tout court, per partito preso. Ma appiattire tutte le posizioni critiche, compresa la mia, su quelle no vax vuol dire essere in malafede. È una provocazione, significa essere ignoranti più dei no vax. In ogni caso, qui c’è molto lavoro da fare». Quale lavoro? «Partiremo con un gruppo di controinformazione serio. Raccoglieremo tutte le testimonianze critiche provenienti da tutti il mondo e vedremo di tentare di aggiungere informazioni ai dati limitati che ci sono stati forniti fino ad oggi. Allo stato attuale, il popolo viene informato soltanto del numero dei contagiati, dei ricoverati in terapia intensiva e dei morti. Dati più specifici non ci sono, o sono molto difficili da reperire. Ad esempio sul numero di vaccinati ricoverati, sulle patologie pregresse delle vittime da Covid e dei poveretti che finiscono in terapia intensiva » . Leggo che l’8 dicembre a Torino (e in diretta su Facebook e Youtube) sarà presentata la Commissione dubbio e precauzione. Ci sarà lei, poi Giorgio Agamben, Ugo Mattei, Carlo Freccer o… «Costituiremo prossimamente un gruppo di controinformazione, ma in prima fila non ci saranno i filosofi. Ci saranno scienziati, medici, giuristi». Nel frattempo, sui media va diffondendosi una nuova tendenza: la conversione del no vax. Persone non vaccinate che, presa la malattia, vanno in televisione a dire di aver cambiato posiz io n e. «Siamo a questi livelli: alle conversioni. Siamo agli untori e agli untori convertiti. Mi pare una faccenda culturalmente molto triste, e con palesi elementi di repressione».

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