STUPIDA RAZZA

lunedì 13 dicembre 2021

I bilanci del governo passano dalle riunioni di Fed e Bce

 

Il Governo, nella prossima settimana, avrà un importante passaggio da valutare attentamente per le sue eventuali conseguenze sulla politica economica. L'attenzione, infatti, è da molti puntata su giovedì prossimo, 16 dicembre, quando si riunirà il Consiglio direttivo della Banca centrale europea che è chiamato a decidere se intervenire o no sulle misure non convenzionali di politica monetaria e a confermare (o no) la fine del Pepp, il Piano pandemico per il marzo prossimo (acquisti di asset mensili fino a 80 miliardi). Prima, il 14 e 15 di questo mese, si terrà una seduta del Comitato monetario della Federal Reserve americana che dovrà definire la linea da tenerein relazione all'andamento dell'inflazione la quale a novembre ha segnato un ulteriore aumento al 6,8 per cento, mentre nell'area dell'euro supera il 4 per cento. Originariamente, sia la Bce, sia la Fed avevano escluso interventi perché, entrambe, ritenevano transitorio l'incremento dell'inflazione. Poi, però, la Fed ha cominciato ad avere dubbi sul carattere transitorio. Ne è nata una comunicazione non chiara, che ha finito con il disorientare, a proposito dell'avvio del rientro del «quantitative easing» e, più in generale, del passaggio a una politica monetaria meno accomodante, se non restrittiva. Il presidente, Jerome Powell, si sente, comunque, ancora più in grado di assumere decisioni che magari potrebbero risultare anche poco gradite all'amministrazione Biden, dopo che quest'ultimo lo ha confermato nella carica per un altro triennio. Nella prossima riunione è probabile che, data la conferma della risalita dell'inflazione, sarà doveroso adottare sostanziali misure di rientro da politiche straordinarie. Qualcuno arriva a prevedere che nel 2022 vi saranno tre aumenti dei tassi di riferimento. La seduta della Bce, poiché si tiene nel giorno dopo la prevedibile adozione di misure da parte della Banca centrale Usa, ha un importante punto di riferimento, anche se la situazione del Vecchio Continente è diversa e le valutazioni dei banchieri di Francoforte, pur rilevando che i tempi del ripiegamento dell'inflazione potrebbero essersi allungati, finora non hanno smesso di ritenere l'aumento come transitorio, dovuto ai prezzi dell'energia e alle strozzature nelle catene di approvvigionamento e di distribuzione dei prodotti.(CONCORDO IN PIENO !)Il quadro si è poi arricchito in questi ultimi mesi, sia pure con una prospettiva più ampia, con la valutazione dell'impatto ambientale, nonché delle criptovalute (da ultimo, con un intervento di Fabio Panetta, autorevole membro dell'Esecutivo della Bce) sulla politica monetaria. Se la valutazione di fondo a proposito dell'aumento non strutturale dei prezzi non è mutato, sarebbe sbagliato adottare, il prossimo giorno 16, pesanti misure di rientro da una politica espansiva. Ciò, per di più, avverrebbe nel momento peggiore, cioè quando ancora non si è analizzato appieno l'impatto della variante Omicron e, comunque, mentre la pandemia ha una netta recrudescenza. Lo stesso segnale che in passato era stato previsto per misure sui tassi d'interesse oggi appare chiaramente inopportuno. È vero che l'eventuale conferma della fine del Pepp non escluderà affatto l'acquisto di asset che saranno possibili sulla base degli altri programmi vigenti. Tuttavia soprassedere a decisioni pesanti potrebbe essere ora la scelta migliore, in attesa che si chiariscano meglio gli sviluppi della pandemia e i loro impatti sull'economia e la finanza. Si tratterebbe di configurare la riunione del 16 come interlocutoria, a differenza di come originariamente la si era prevista. È vero che non si può escludere che i rappresentanti delle banche centrali dei Paesi rigoristi spingano in un'altra direzione; tuttavia, occorrerà una forte capacità di iniziativa e di mediazione da parte di quelli che sono considerati, sia pure impropriamente, come «colombe». Il riflesso del passaggio a misure meno accomodanti, anche nell'acquisto di asset, già solo come effetto-annuncio, potrebbe colpire soprattutto i Paesi con alto debito.

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