NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
martedì 14 dicembre 2021
PFIZER, MILIARDI E POTERE DIETRO IL MURO DEI SEGRETI
Il bello è che non l’hanno
nemmeno creato loro, il vaccino. A svilupparlo sono stati i laboratori dell’a z ie n d a
tedesca Biontech, guidata dal
turco Ugu r
Sa h i n , il quale ha
deciso d’investire tutte le sue
risorse nello sviluppo del farmaco anti Covid. Pfizer è arrivata dopo, e ha in effetti permesso l’i n du s tr i a l i z za z io n e
del vaccino a partire da marzo
2020, realizzando quello che
qualcuno ha definito «il più
grande colpo di marketing nella storia dei prodotti farmaceutici Usa». Un affare che, nel
2021, dovrebbe portare nelle
casse del colosso americano
qualcosa come 36 miliardi di
dollari. Del resto Pfizer è quasi
monopolista: controlla circa
l’80% del mercato dei vaccini
nell’Ue e il 74% di quello americano. Com’è stato possibile?
A giovare, e non poco, è stata
proprio l’alleanza con Biontech, la quale non si è limitata a
portare in dote gli esiti della
ricerca: anche la provenienza
tedesca dell’azienda ha pesato
non poco. Biontech ha ricevuto dal governo germanico 375
milioni di euro di fondi per la
ricerca, e li ha portati a frutto.
Grazie alla spinta politica di
Berlino, il vaccino Pfizer-Biontech è riuscito a surclassare i concorrenti. Giova ricordare, a questo proposito, cosa
accadde intorno a metà marzo, quando anche l’Italia decise di sospendere l’utilizzo delle dosi di Astrazeneca. Il ministro Roberto Speranza comu -
nicò che la decisione di bloccare le inoculazioni era «emersa
a seguito di una valutazione
dell’istituto tedesco per i vaccini, il Paul Ehrlich Institut».
Non serve una vocazione complottista per comprendere
quanto il caos su Az abbia giovato al connubio tedesco amer ic a n o.
Il punto, però, è esattamente questo: ogni volta che si tenta di approfondire le questioni
legate alla produzione e commercializzazione del vaccino
cala implacabile la medesima
accusa di dietrologia. Si viene
dipinti come i «soliti no vax»
che se la prendono pregiudizialmente con Big Pharma e ripetono i consueti stereotipi
sulle case farmaceutiche. Almeno così funziona in Italia.
All’estero, invece, qualcosa si è
mosso: negli ultimi giorni si
sono concentrati su Pfizer due
pesi massimi del giornalismo
internazionale, ovvero l’emit -
tente britannica Channel 4 e il
Financial Times. Quest’ultimo
ha realizzato una corposa inchiesta (tradotta e ripubblicata qui da I n te r n az io n ale ) che
prova a fare luce sul comportamento della gigantesca azienda farmaceutica statunitense.
Un’azienda che, scrive il giornale economico, «ha il potere
di fissare i prezzi e di scegliere
quale Paese viene prima in una
lista d’attesa poco trasparente, anche a causa dei programmi di richiamo vaccinale che
ora i Paesi ricchi vorrebbero
ac c e l e ra re » .
Collocandosi in posizione
dominante sul mercato dei
sieri, di fatto Pfizer esercita un
enorme potere, anche politico. «E cosa intenda fare dopo»,
scrive il Financial Times, «è un
mistero, perché l’azie nda
mantiene segreta buona parte
dei contratti che ha stipulato e
vincola anche gli scienziati indipendenti con accordi di non
divulgazione». Tale segretezza, com’è facile capire, è particolarmente rilevante nel momento in cui la casa farmaceutica ha la possibilità di fissare i
prezzi delle dosi. Anche per
questo, nota il Ft , a differenza
di Biontech ha rifiutato i fondi
del governo tedesco: «Per
mantenere il controllo completo delle vendite, inclusa la
questione cruciale dei prezzi».
Il Financial Times ha intervistato sull’argomento Moncef
S l aou i , «incaricato dall’ammi -
nistrazione statunitense di garantire la fornitura di vaccini». Tutto fuorché ostile a Big
Pharma, S l aou i «è rimasto
sconvolto dal fatto che la Pfizer chiedesse un prezzo così
alto» e «sostiene di aver criticato apertamente Alber t
B ou rl a (59 anni, ad dell’azien -
da in ottimi rapporti con tutti i
«grandi del mondo», ndr) per -
ché cercava di trarre vantaggio
dalla pandemia». Un’ac cu s a
ribadita, ai microfoni della
britannica Channel 4, anche
da Tom Frieden, già direttore
del Cdc americano sotto Oba -
m a: «Se ti stai concentrando
solo sulla massimizzazione
dei tuoi profitti e sei un produttore di vaccini... sei un profittatore di guerra». Come ha
riportato il G ua rd ia n , altro autorevole quotidiano inglese,
«l’indagine di Channel 4 rivela
l’analisi di un esperto di ingegneria biologica che afferma
che il vaccino Pfizer costa solo
76 centesimi per la produzione per ogni colpo. Secondo
quanto riferito, è stato venduto per 22 sterline a dose al governo inglese».
Intendiamoci: una casa farmaceutica ha tutto il diritto di
fissare i prezzi che ritiene opportuni, e va detto che, nel caso del vaccino anti Covid la richiesta avrebbe potuto essere
anche molto più esosa. Alla fine, Pfizer ha fissato un prezzo
di 19,50 dollari a dose «nel contratto iniziale con gli Usa e con
altri Paesi occidentali. Ma questo era comunque quattro volte il prezzo di una singola dose
della J&J e cinque volte quello
di una dose di Az». In ogni caso, non sembra che i governi
occidentali, a partire dal nostro, abbiano opposto molta
resistenza: per avere il siero
erano pronti ad accettare praticamente ogni condizione, e
pure a escludere gli Stati africani, alcuni dei quali sono ancora in attesa delle forniture
minime promesse.
Secondo il Ft , «il successo
del vaccino Pfizer è stato costruito non sui brillanti risultati della sua ricerca, ma sulla
capacità di produzione che nel
2021 è aumentata vertiginosamente». I concorrenti, ad
esempio Astrazeneca, hanno
invece avuto molte difficoltà
ad aumentare la produzione.
Anche per questo Pfizer è riuscita a siglare un accordo per
1,8 miliardi di dosi con l’Ue ,
frutto di un fitto scambio di
messaggi e chiamate tra Bour -
la e Ursula von der Leyen. «Un
impegno così grande di solito
si traduce in una riduzione dei
prezzi», chiosa il Ft . «Invece la
Pfizer li ha aumentati di oltre
un quarto rispetto al livello
concordato all’inizio: da 15,50
euro a 19,50. Von der Leyen ha
accettato». Un altro ottimo affare. Infatti Pfizer «prevede
che nel 2022, sulla base dei
contratti già firmati a metà ottobre, incasserà 29 miliardi di
dollari grazie al vaccino».
Anche a fronte di cifre tanto
imponenti, ci si sarebbe aspettata maggiore trasparenza,
dalle istituzioni (nazionali e
internazionali) e pure dall’azienda. Zain Rizvi, direttore
della ricerca presso l’organiz -
zazione dei consumatori americana Public Citizen, ha dichiarato a Channel 4 che «c’è
un muro di segretezza che circonda questi contratti ed è
inaccettabile, in particolare in
una crisi di salute pubblica».
Che Big Pharma non fosse
un circolo della beneficenza
era piuttosto chiaro. Appena
meno chiaro è il motivo per cui
gli occidentali abbiano accettato il pacchetto senza scomporsi. Comunque sia, ormai i
giochi sono fatti. Anzi, all’oriz -
zonte già si presenta il nuovo
business: le cure per il Covid. E
chissà se, anche stavolta, a guidarci nelle trattative sarà la
pau ra .
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