STUPIDA RAZZA

martedì 14 dicembre 2021

«Sotto una tirannia Eppure nemmeno ce ne accorgiamo...»

 

Franco Cardini, storico, esperto di medioevo, nel suo ultimo libro Le dimore di Dio. Dove abita l’Ete r n o (Il Mulino) va a cercare l’Onnipotente nelle opere dell’uomo costruite per inc o ntra rl o. Prima di parlare delle alte sfere, restiamo sulle cose terrene. Il destino di Mario Draghi. «Draghi è un personaggio mandato dagli dèi a una popolazione arretrata, affamata, e minacciata dal contagio. Non ho particolari simpatie per lui, ma visti i predecessori mi sento soll evato » . Lo descrive come una specie di Mosè con le tavole della legge: il green pass e il Pnrr. «Sì, ma è anche una persona imposta dall’alto, a un Paese che sta attraversando un grave deficit politico, che poi si traduce in un deficit umano. Per questo non condivido le santificazioni, gli eccessi di contentezza. Non mi pare un buon segno il fatto che la classe politica sia così delegittimata da richiedere l’i nte r - vento di un alieno della politica. Certamente un alieno di qualità superiore rispetto a Giuseppe Conte, un parvenu che aveva promesso di fare come Cincinnato e tornare all’università, e invece sta ancora lì, perché ha scoperto che il potere gli piace». Vede Draghi proiettato al Quir i n a l e? «C’è un trauma da superare. Se lui va, chi resta? E se lui resta, chi va?». Lei che dice? «Dico che in qualche posto nel mondo, dove si decidono i destini dell’Italia, è possibile che il nostro Paese venga nuovamente considerato la terra di confine, il l i m es militare ed economico dell’occidente. Se così fosse, questi poteri potrebbero decidere che è meglio per tutti che Draghi resti operativo a Palazzo Chigi. E a quel punto al Quirinale può andarci chiunque: un uomo, una donna, persino Casini o Rosy Bindi». Del resto, serve Draghi per gestire i rapporti con l’Eu ro pa sul Pnrr. «Sì, anche se lo sanno tutti che l’Occidente non può perdere per strada l’Italia. Finché la barca va, la lasceranno andare, e la sorreggeranno. Anche per motivi culturali: siamo pur sempre il giardino d’Europa e ospitiamo il Papa » . A proposito, nel suo ultimo libro lei in sostanza si pone la domanda suprema: dov’è Dio?  «Domanda non da poco. Uno dei presupposti della modernità è la cancellazione dell’idea di Dio, e cioè la convinzione che la vita non abbia uno scopo. L’unico impegno reale dell’esistenza è quello di sancire le proprie pulsioni. Questo genera fenomeni d i s tr utt iv i » . Mi faccia un esempio. «Il crollo della natalità, che ci porterà all’estinzione nel 2050. È una battaglia cruciale che tuttavia viene vissuta dalla politica con distacco, come fosse una cosa normale. Comprendo le difficoltà economiche legate a metter su famiglia, ma dietro quel “non voglio” c’è anche dell’altro » . C io è ? «Sento dire in giro che avere un figlio rappresenta una menomazione della propria libertà e del proprio io. Sento dire: il corpo è mio e lo gestisco io. E quando il mio corpo ne genera un altro, restiamo schiacciati da un peso che non siamo più disposti a sopportare. È scomparso il senso verticale della vita, l’ascesa verso qualcosa. Ci resta una vita orizzontale: nascere, morire, e qualcosina da consumare nel mezzo. Ma non possiamo ridurci così». Ce l’ha con i giovani? «Abbiamo tagliato alla radice i due elementi che hanno fatto l’Italia unita: la scuola pubblica, che oggi è pietosa, e la leva militare, che è stata abolita troppo in fretta. Mi piacerebbe che i giovani dedicassero almeno un anno di vita alla leva civile: spegnere incendi, raccogliere rifiuti. Cresceremmo una società diversa». La nuova religione è quella del politicamente corretto, del divieto assoluto di offendere, della Commissione Europea che consiglia di evitare la parola «Natale». Chi sono i sacerdoti? «Una minoranza che governa le masse mondiali, con particolare predilezione per il nostro Paese. Che ci costringe a inginocchiarci per le battaglie che gli fanno comodo, che banalizza il fascismo e il razzismo. Io, se proprio devo inginocchiarmi, lo faccio per i morti e i feriti sul lavoro, che hanno raggiunto numeri s pave nto s i » . Da dove nasce questa élite? «Il politicamente corretto è una conseguenza dell’e strema concentrazione del potere economico, finanziario e culturale nelle mani di pochi. Hanno fatto sparire il ceto medio anche nella cultura: se vai in libreria, ormai, trovi da una parte libri incomprensibili, e tutto intorno manuali di cucina e pura gazzettis t ic a » . E quindi chi guiderebbe il c o nvog l io? «Da tempo non siamo più guidati dagli Stati, ma da forze lobbistiche che si celano al nostro sguardo. I veri padroni non li conosciamo. Alla democrazia avanzata non restano che “ava n z i” di democrazia: i gesti formali, le celebrazioni portate avanti con sempre più stanchezza e sempre meno convinzione. E le urne v uote » . Non stara esagerando? L’Oc cid ente non è mai stato così libero. «In apparenza è così, anche perché l’uomo occidentale si è liberato anche di Dio. Ma adesso di questa libertà non sa più cosa farsene. Pur avendo sconfitto la fame e buona parte delle sofferenze del passato, siamo come marinai naufragati in un mare tranquillo, in una notte senza luna e senza stelle. Non sappiamo dove andare. E questo perché questa è una “falsa libertà”. La libertà è autentica solo se accompagnata dal senso del limite » . Quello che avremmo smarrito? « L’abitudine di spostare avanti il confine è un germe coltivato fin dall’antichità. È il complesso di Ulisse, quello di andare a vedere cosa c’è dall’altra parte della terra. Non è una sindrome propria della natura umana, ma un carattere dell’Occidente, che peraltro gli ha permesso di conquistare il mondo. All’inizio infondeva energia, al fine di esportare la civiltà e il culto di Gesù Cristo. Oggi si riduce a volontà demenziale di cancellare ogni limite. Anche quelli corporei».Si riferisce alle nuove teorie ge n d e r? «Ho molto rispetto per i nuovi diritti di natura sessuale, ma è terribile usare quella parola. I nuovi intellettuali non riescono a dare nomi dignitosi alle loro battaglie nella lingua con la quale parlano e pensano, e questo è già di per sé inquietante. La stessa parola “o m o s e s su a l e” non ha alcun senso: è a metà tra un sussidiario di scuola media e una lezione di chimica. Ma quando parlo di superare i limiti mi riferisco anche al disagio di affrontare la morte, alla volontà di evitarla ad ogni costo, come dimostra la gestione della pandemia». Il green pass è un sopruso o un male necessario? «Ho sempre pensato che sotto una superficie di benessere si andava costruendo una società orwelliana. Una futura tirannia. Qualcuno temeva ci saremmo arrivati per la vecchia strada “to ta l i ta r i a” o “s ov iet ic a”. Invece ci stiamo arrivando attraverso l’eccesso di individualismo, di politicamente corretto, e soprattutto per via di quella che papa Francesco ha chiamato “cultura dell’i nd i f fe ren za”, che alberga in ciascuno di noi». Che cosa intende per «indiffere n za » ? «Non sto parlando di uno stato di polizia. Dico che siamo così abituati al controllo dall’al to, connaturato al nostro modo di vivere, che lo respiriamo come l’aria. Inconsapevoli. Così, nelle alte sfere si sviluppa una violentissima volontà di potenza, mentre ai livelli più bassi siamo immersi in una subordinazione fondata sull’indifferenza. Questo porta a una considerazione  sempre più bassa anche della propria identità e della propria cultura. Come finirà? Non lo so. Mia nonna diceva: “A furia di ruzzolare giù per le scale prima o poi arriva il pianerottolo”. Se non ci rimani secco prima…». Nega forse che ci troviamo in una gravissima emergenza sanitaria che giustifica provvedimenti straordinari? «Al contrario: da schmittiano quale sono, dico che nelle crisi servono decisioni forti. Ma a patto che il decisore abbia alle spalle la fiducia dei governati. Qui invece siamo guidati da scienziati e burocrati che si considerano quasi stregoni, o grandi iniziati». E queste decisioni forti sono a r r ivate? «Fin dall’inizio ho pensato che i sistemi per affrontare la crisi fossero sbagliati: si basano su un groviglio di cavilli, di eccezioni e di barriere sociali per i non vaccinati, strumenti che a un certo punto sono inevitabilmente entrati in collisione con la realtà. La verità è che il governo non ha avuto il coraggio di imporre un vaccino obbligatorio per paura di prendersi le sue responsabilità » . Qua l i ? «Uno stato di diritto può chiedere a me cittadino di mettere a repentaglio la mia vita andando in guerra, e questo è perfettamente legittimo. Ma io so che se in guerra vengo ferito, lo Stato mi aiuterà dandomi assistenza, o aiuterà la mia famiglia. Qui invece di fatto si sta imponendo un obbligo surrettizio allo scopo di non metterci la faccia. Non è forse una nuova versione del vecchio “armiamoci e partite”?».



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