Il gas russo per ora continua a scorrere verso l’Europa. Ma il commercio di altre materie prime si sta già fermando. Ad essere colpiti sono soprattutto i cereali, di cui anche l’Ucraina è un produttore chiave e per cui il Mar Nero – oggi teatro di guerra – è uno snodo logistico cruciale. Sta diventando più difficile anche procurarsi metalli, dai prodotti siderurgici (che spesso transitano nella stessa area geografica) a nickel e alluminio, di cui Mosca è un importante fornitore. Persino il settore dell’energia, in teoria risparmiato dalle sanzioni, comincia ad essere toccato: ora la Russia fatica a vendere Gnl. E il suo petrolio viene snobbato, tant’è che il greggio Ural tratta con uno sconto record di oltre 11 dollari al barile sul Brent (anche se questo scambia oltre 100 dollari). Le difficoltà più gravi e concrete al momento riguardano comunque i cereali: il grano prima di tutto, che in Europa scambia a livelli senza precedenti, oltre 320 euro per tonnellata sulla piazza di Parigi. Russia e Ucraina sono responsabili di un quarto delle esportazioni globali e di quasi un quinto di quelle di mais: forniture dirette in gran parte in Europa, Medio Oriente e Nord Africa. Nel Mar Nero le attività dei porti e delle ferrovie adiacenti è bloccata dalle operazioni militari (salvo il terminal marittimo russo di Novorossiysk, che ieri risultava ancora operativo). E le poche navi cargo rimaste nell’area rischiano di essere bombardate: da giovedì scorso ne sono già state colpite tre, per fortuna senza vittime. Al di là del rischio fisico che incombe sui traffici di materie prime e di qualsiasi altra merce – che tra l’altro sta facendo ulteriormente impennare il costo dei trasporti anche su altre rotte – a frenare gli scambi è l’effetto delle sanzioni: in particolare le ultime misure, adottate nel weekend, che promettono di escludere dal sistema di pagamenti Swift alcune banche russe, oltre a colpire la stessa banca centrale. I nomi degli istituti nel mirino non sono ancora stati ufficializzati, ma è molto probabile che nella blacklist finiranno Sberbank e Vtb. Quest’ultima è un colosso nel settore dei cereali, non solo per le attività di credito al commercio, ma anche attraverso partecipazioni con cui controlla importanti infrastrutture per l’export. Il tabù dello Swift – arma nucleare nell’arsenale delle sanzioni – è comunque caduto. E in attesa di maggiore chiarezza sul perimetro delle sanzioni oggi c’è una forte esitazione da parte di chiunque (persino banche cinesi) a concludere scambi commerciali con la Russia. Gli analisti temono che si possa restare in questa situazione di limbo per settimane. E che nel frattempo i prezzi delle materie prime continueranno a correre.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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