È destinata a crescere ancora, dai 7 di tutto il 2021, fino a 8,5-8,6 miliardi di metri cubi, la quantità di gas di provenienza azera su base annua destinata al nostro paese e trasportata nella rete Tap che, nel territorio italiano, approda a San Foca, nella marina di Melendugno. Tra quest’anno e gli inizi del prossimo la quantità a regime in transito in tutto il gasdotto, che parte al confine tra Turchia e Grecia, attraversa l’Albania e il mare Adriatico prima di arrivare sulla costa pugliese, raggiungerà a regime i 10 miliardi di mc, di cui 8,5-8,6 utilizzati appunto nella nostra rete di metanodotti. E questo senza dover realizzare un’altra infrastruttura energetica, ma immettendovi più gas, assicurando così più competitività e liquidità all’hub italiano del gas, alimentato da materia prima alternativa a quella russa. Anche il tetto dei 10 miliardi è destinato ad essere superato, fino a oltre 21 miliardi, ma non prima del 2026/2027. Tutto dipenderà dalla risposta al market test, che si concluderà questa estate, che Tap ha avviato il 18 gennaio scorso con l’offerta di più gas da trasportare e che potrebbe raggiungere la capacità limite di 21,5 miliardi. Questo nel medio periodo. Nel breve se viene chiesto più gas sulla piattaforma dedicata Prisma, e le condizioni operative di esercizio (temperatura e potere calorifero) lo consentono, la capacità di trasporto giornaliera di Tap «può anche raddoppiarsi e quindi - spiega Luca Schieppati, managing director di Tap - stiamo garantendo, per la nostra parte, la massima flessibilità. Stiamo facendo il massimo sforzo come operatore affidabile di trasporto». La flessibilità non si ferma qui, ma proseguirà con gli sviluppi del market test che ha a monte la certezza dell’Azerbaijan di fornire la materia prima necessaria, purché la domanda si “formalizzi”. E cioè è necessario che l’industria, i grandi consumatori energivori, gli operatori, pianifichino i loro fabbisogni «per il prossimo anno, facciano le loro valutazioni e si attivino». Il tutto in un quadro, come ammette lo stesso Schieppati, nel quale - al netto dei picchi legati agli eventi bellici - le riserve di gas azero con la loro liquidità, ed i contratti vincolanti di acquisto a prezzi predeterminati, hanno garantito, nelle settimane scorse, approvvigionamenti costanti e forniture sostenibili anche per la produzione industriale proprio nella fase più critica della ripresa economica. E con curve dei prezzi della borsa italiana allineati a quelli dell’Olanda, riferimento per il centro nord Europa e Grecia. Resta il tema della produzione nazionale di gas, del peso di quello libico ed algerino, dell’arrivo delle rinnovabili e della gradualità delle transizioni energetiche. «Non possiamo passare da una fonte energetica all’altra in due anni - conclude Schieppati. Ci vuole un percorso che va accompagnato con scelte pianificate, intelligenti, efficaci. Non ci si può basare su domanda a livello spot, ma sul medio e lungo termine che consenta investimenti certi sia a chi produce il gas che a chi deve realizzare le infrastrutture di trasporto».
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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