STUPIDA RAZZA

martedì 15 marzo 2022

Caro carburanti, allarme Smet: «Investimenti green vanificati»

«Dopo due anni di crisi pandemica, la breve ripresa non ha portato l’Italia ai livelli pre Covid. A ostacolare la crescita sono intervenuti la difficoltà di reperire materie prime, il caro energia infine, la guerra. Tutto ciò pesa sull’economia e il settore dell’autotrasporto è tra i più colpiti». Ne parla Domenico De Rosa, presidente e ceo di Smet, una delle maggiori imprese di autotrasporto italiane, con 5.500 unità di carico e, nel 2021, 450 milioni di fatturato aggregato. De Rosa è anche presidente della commissione “Autostrade del Mare e della intermodalità marittima” di Alis, l’associazione di settore presieduta  da Guido Grimaldi. «L’aumento dei costi energetici pesa enormemente sull’autotrasporto italiano – sottolinea De Rosa – Parlo di Smet, per dare una misura del problema. Il costo del gasolio è aumentato del 35%, quello del metano del 500%, e del 600% il costo dell’ad-blu. In altre parole, in un solo anno, da febbraio 2021 allo stesso mese dell’anno in corso, l’incremento dei costi di carburante è stato pari a 15 milioni». Un tetto mai raggiunto nella storia dell’impresa di origini salernitane. «Siamo penalizzati anche perché abbiamo fatto investimenti in mezzi eco compatibili». De Rosa spiega: «Oggi il 25% dei nostri Tir è alimentato a metano liquido. Se l’attuale crisi energetica dovesse continuare o addirittura aggravarsi con la chiusura dei rubinetti del gas dalla Russia, dovremmo fare marcia indietro e rivedere i nostri programmi». Intanto, si va avanti -a fatica. «Non abbiamo fermato i camion, ma sosteniamo costi eccessivi – aggiunge De Rosa – Con una domanda discontinua». Nel Mezzogiorno due sono i settori trainanti dell’economia ed entrambi vivono fasi complesse. L’auto, a esempio, alle prese con una rapida transizione ecologica proprio mentre, dopo il Covid, ha dovuto fare i conti con la penuria di componenti e materie prime. Oltre che con il caro energia. Oggi i volumi di produzione e vendite sono precipitati e le ricadute investono l’intera filiera industriale, autotrasporto compreso. E l’agroalimentare, altro settore strategico per l’area meridionale, che con lo scoppia della guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni imposte alla Russia, non può importare materie prime tra cui il grano dal suo principale fornitore, con riflessi pesantissimi sull’industria della pasta.


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