Le quotazioni del petrolio finalmente scendono, ma l’allarme sulle forniture (oltre che sui rincari) dei carburanti non si attenua. E a preoccupare è soprattutto il diesel, che in Europa comincia a scarseggiare.Il problema numero uno, tanto per cambiare, è la Russia: il Vecchio continente – dopo anni di crisi nel settore della raffinazione – dipende dall’estero per quasi un quinto del fabbisogno di diesel, gasolio e altri distillati. E dei circa 1,4 milioni di barili al giorno che importiamo, oltre la metà arrivava da Mosca. Ora che i barili russi scottano siamo costretti a cercarli altrove, ma non è impresa facile. «C’è competizione per assicurarsi le scarse forniture alternative e i tempi di consegna sono lunghi», afferma Jonathan Leitch, analista di Turner, Mason & Co. Come minimo ci vorrà del tempo per trovare un assestamento. E nel frattempo dobbiamo incrociare le dita: «In Europa c’è un rischio reale di carenze fisiche», avverte la società di consulenza OilX, secondo cui forse già ad aprile qualche Paese potrebbe razionare le vendite. Anche per il petrolio greggio, da cui si ricava ogni tipo di carburante, la Russia era tra i nostri primi fornitori, con circa 2,5 milioni di barili al giorno. E se si guarda alle importazioni via mare (che sono già crollate, a differenza di quelle via oleodotto) l’Italia fino a poco tempo fa era addirittura il terzo acquirente al mondo, con 184mila barili al giorno in media nel 2021 secondo stime di Kpler: ci superavano solo la Cina (con 723mila) e i Paesi Bassi, sede di enormi raffinerie (con 497mila). Non basta. Molte raffinerie europee importavano da Mosca semilavorati con cui produrre il diesel, come il gasolio sottovuoto (Vacuum gas oil o VGO): se si contano anche questi il grado di dipendenza – dell’Europa e non solo – è ancora più alto: dalla Russia, che ha molte raffinerie antiquate, non in grado di completare i processi di desulfurizzazione, arrivavano metà delle forniture globali di VGO. La Commissione Ue non ha seguito gli Stati Uniti nell’embargo ai combustibili russi (anche se si avvia a presentare un piano per farne a meno dal 2027). Ma le importazioni di petrolio e derivati stanno comunque crollando. La lista di società europee che si sono impegnate a non acquistare più da Mosca sul mercato spot si allunga ogni giorno: comprende anche le italiane Eni e Saras, oltre a Shell, Bp, TotalEnergies,Repsol, Cepsa, Galp. Shell e Bp hanno già cominciato a limitare le forniture di diesel alla Germania, mentre l’austriaca Omv ha contingentato le vendite nei distributori in Ungheria, dove il Governo ha imposto un tetto ai prezzi alla pompa, scatenando un assalto ai rifornimenti anche da parte di automobilisti stranieri. In Francia sono invece i grossisti ad aver iniziato a tagliare le consegne. Il diesel peraltro scarseggia non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E scarseggiava già prima dell’invasione dell’Ucraina, sull’onda di una forte crescita della domanda, legata alla ripresa dell’economia: i consumi di diesel sono già tornati da un pezzo ai livelli pre Covid e a fine 2021 erano ai massimi storici. Le scorte sono crollate ovunque: in Europa e a Singapore sono ai minimi stagionali dal 2008, negli Usa addirittura dal 2005. E i prezzi (quelli all’ingrosso) sono saliti a livelli mai visti, superando la settimana scorsa 1.000 dollari per tonnellata per consegna nel Nord Europa.
NEL 2012 NON CI SARA' LA FINE DEL MONDO IN SENSO APOCALITTICO,MA UN CAMBIAMENTO A LIVELLO POLITICO ED ECONOMICO/FINANZIARIO. SPERIAMO CHE QUESTA CRISI SISTEMICA ,CI FACCIA FINALMENTE APRIRE GLI OCCHI SUL "PROGRESSO MATERIALE:BEN-AVERE""ECONOMIA DI MERCATO" FIN QUI RAGGIUNTO E SPERARE IN UN ALTRETTANTO "PROGRESSO SPIRITUALE:BEN-ESSERE"ECONOMIA DEL DONO,IN MODO DA EQUILIBRARE IL TUTTO PER COMPLETARE L'ESSERE UMANO:"FELICITA' NELLA SUA COMPLETEZZA".
STUPIDA RAZZA
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